renzi pisapia orlando

APOCALISSE PD - RISCHIO DI UNA NUOVA SCISSIONE TRA I DEM, PER LOTTI E LA BOSCHI L’USCITA DI ORLANDO E’ SOLO QUESTIONE DI TEMPO – IL "DUCETTO" SMANIA PER FARSI UN NUOVO PARTITO – AVVISO AI NAVIGATI DEL NAZARENO: SECONDO I SONDAGGI UN PD CHE PERDE ALTRI PEZZI SAREBBE PUNITO SONORAMENTE DAGLI ELETTORI

RENZI PD STREAMINGRENZI PD STREAMING

Massimo Franco per il Corriere della Sera

 

La metafora della «tenda» sta diventando pericolosamente virale. Da quando Romano Prodi, fondatore dell' Ulivo, ex premier ed ex presidente della Commissione europea, ha raccontato di avere piantato una tenda simbolica vicino al Pd, intorno al partito di Matteo Renzi è spuntato un vero e proprio camping. Ma non si tratta di un accampamento costruito da dirigenti in sintonia con la leadership renziana: semmai è il contrario.

 

andrea orlando andrea orlando

Sono «tende» tirate su da chi si sente in una sorta di limbo, con un piede fuori e uno dentro: spiazzato politicamente ma non ancora sicuro di dovere andare altrove. Sono minoranze che per adesso aspettano di capire se nel «giglio magico» prevarrà l' idea di una formazione tagliata su misura sul leader, senza la possibilità di spazi per i critici; o se il Pd sopravviverà. Ma si comincia a considerare seriamente la possibilità di una nuova rottura: un po' voluta, un po' subìta.

 

matteo renzimatteo renzi

Qualcuno sta già trattando per uscire; altri sperano che alla fine prevalga un progetto più inclusivo. A settembre si dovrebbe capire se sta per consumarsi la seconda scissione in pochi mesi: alla vigilia di un voto regionale in Sicilia che si presenta come una sfida proibitiva; e a pochi mesi da elezioni politiche destinate a ridisegnare i rapporti di forza in Parlamento. «Vedo un pericolo serio.

 

ORLANDO PISAPIA PRODIORLANDO PISAPIA PRODI

È vero che per il momento lo strappo è stato rinviato. Non è scongiurato, però», spiega uno dei dirigenti storici del Pd. «E la mia sensazione è che Matteo lo stia sottovalutando. Non ha ancora capito che, se ci fosse un' altra scissione, il partito non reggerebbe». Non essere riuscito a ottenere le elezioni anticipate ha reso il vertice più assertivo verso il governo di Paolo Gentiloni. Ha acuito la sindrome del complotto contro il segretario; e acuito la voglia di un' altra resa dei conti.

 

Nella cerchia renziana più stretta, la prospettiva della scissione è vista con una punta di irritata rassegnazione; e in parte anche come una liberazione da oppositori interni vissuti come una fastidiosa zavorra. Esponenti del governo come il ministro Luca Lotti e la sottosegretaria a Palazzo Chigi, Maria Elena Boschi, tendono a vedere l' uscita dal Pd del capo della minoranza più consistente, il Guardasigilli Andrea Orlando, solo come una questione di tempo: sembrano non chiedersi più «se» andrà via ma solo «quando».

 

franceschini renzi1franceschini renzi1

E questo nonostante Orlando ripeta che cercherà fino all' ultimo di rimanere e di scongiurare la seconda scissione; e che terrà aperto da dentro il Pd un canale di dialogo con la formazione nascente dell' ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, perché comunque bisognerà tornare a parlarsi.

 

Insomma, l' incognita è se almeno in una parte del vertice si stia lavorando per provocare la rottura o per evitarla. Nell' attesa, il «camping» democratico si allarga. Si fanno strada il timore e il sospetto che il vertice punti a sostituire i segretari non renziani nei congressi provinciali dopo l' estate: un assaggio di quello che avverrebbe nelle liste per il Parlamento. La guerra interna che si sta combattendo a livello locale, dall' Emilia Romagna alla Calabria, viene considerata una controprova della resa dei conti in incubazione.

RENZI PDRENZI PD

 

Forse si tratta di paure esagerate, sebbene le reazioni alle critiche di personaggi della maggioranza come il ministro Dario Franceschini siano state dure, perfino ruvide. La domanda è se sia frutto degli spigoli caratteriali di Renzi, di una strategia che non esclude un secondo trauma, o di entrambi.

In questo caso la prospettiva, a sentire gli avversari, sarebbe di un segretario tentato a fine estate di archiviare il Pd per lanciare in modo esplicito il proprio partito.

 

Una forza agile, fedele, magari intorno al 15-20 per cento ma in grado di far valere il proprio peso nelle trattative per il governo, in un Parlamento senza maggioranze: sebbene a Bersaglio Mobile su La 7 Renzi abbia ribadito di volere il 40 per cento «per governare da soli»; e dal vertice si smentisca qualunque ipotesi di scissione e si ricordi che a ottobre si celebrerà il decennale della fondazione del Pd: un' occasione per ricucire, non per lacerare. Il problema sarebbe solo di evitare «un congresso permanente» e di rimettere in discussione una strategia e una leadership confermate appena due mesi fa.

 

RENZI FRANCESCHINIRENZI FRANCESCHINI

Dunque, la situazione rimane in bilico: nulla è scontato. Lo stesso Renzi forse intuisce che un partito destinato a perdere altri pezzi viene punito: i sondaggi forniscono più di un indizio.

 

C' è chi gli ha fatto notare che, ponendo il limite dei tre mandati parlamentari, rischia di accelerare le dinamiche centrifughe. «Quando Mino Martinazzoli annunciò questa regola per il Partito popolare negli Anni Novanta, in pochi giorni si ritrovò la scissione del Ccd di Pier Ferdinando Casini», ricorda uno dei protagonisti di allora. E evoca il terrore di centinaia di deputati e senatori quasi certi di non essere ricandidati.

 

Ma il tema è ancora più di fondo. La convinzione è che se dovesse prevalere la spinta a escludere le minoranze e dunque a facilitare un altro strappo, non esisterebbe più il Pd. L' uscita di Orlando potrebbe portare con sé quasi per inerzia quella di Franceschini e dell' altro ministro, Graziano Delrio, finora leali alleati del segretario. Prodi pianterebbe la sua «tenda» sempre più lontano dal Pd.

 

L' incontro di ieri a Bologna con Pisapia e Orlando può essere vista come una conferma.

BOSCHI LOTTIBOSCHI LOTTI

La somma di questi corpo a corpo non promette riconciliazioni, semmai strappi progressivi. Ma l' esito prevedibile è che alla fine non ci sarebbero più il partito, opposto agli scissionisti entrati nell' orbita della nebulosa di Pisapia: ci sarebbe la metamorfosi renziana di ciò che resta del Pd, e dall' altra parte un nuovo Ulivo.

 

Il «camping» diventerebbe un vero agglomerato con ambizioni e consistenza almeno pari a quelli del partito d' origine. Ma Renzi, se vuole, è ancora in tempo per impedirlo. Il problema è questo: se vuole.

renzi all assemblea pdrenzi all assemblea pdRENZI BOSCHI LOTTIRENZI BOSCHI LOTTIrenzi franceschinirenzi franceschiniRENZI FRANCESCHINIRENZI FRANCESCHINI

 

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO