SE CROLLA L’EURO, TRACOLLA ANCHE OBAMA. SE INVECE L’EURO DIMEZZA IL PROPRIO VALORE, IL DOLLARO RISORGE E OBAMA RIACCHIAPPA LA CASA BIANCA - EL NEGRITO, IN SOCCORSO DELL’EUROZONA, OFFRE UN ‘PATTO DI COLLABORAZIONE’ (CIOÈ MONETA CASH DEL FMI) - BARACK DEVE IMPEDIRE CHE UNO SFALDAMENTO DELL’UE TRASCINI IL MONDO INTERO NELLA RECESSIONE: CHI COMPRA POI IPAD E VESTITI, MACCHINE E CAZZETTI VARI?…

Federico Rampini per "la Repubblica"

«Primo, rilanciare la crescita. Secondo, creare posti di lavoro. Terzo, assicurare la stabilità finanziaria». In quest´ordine. Il comunicato congiunto Usa-Ue non poteva essere più chiaro. Porta l´impronta dominante di Barack Obama. E´ il presidente degli Stati Uniti ad avere voluto questa gerarchia delle priorità, sancita nel documento finale. «Se l´Europa non esce da questa crisi è un problema enorme, è un problema nostro e del mondo intero», avverte il presidente degli Stati Uniti dopo aver ricevuto alla Casa Bianca i rappresentanti dell´Unione, Herman Van Rompuy e Jose Barroso.

Ma il presidente rovescia l´agenda, rispetto alle priorità imposte dai mercati: se si parte dai tagli, o peggio ancora se si parla solo di tagli, la recessione è certa. E non importa che l´agenzia di rating Fitch voglia riportarlo a occuparsi esclusivamente dell´austerità, trasformando in negativo l´outlook del debito Usa («50% di probabilità di downgrading in due anni»).

Obama sa che in recessione il peso del debito pubblico aumenta inesorabilmente, perché scende quello del Pil che misura la capacità dell´economia reale di rimborsare le "cambiali". E così al summit di Washington il leader americano strappa un´altra decisione simbolica: la creazione di un gruppo speciale di lavoro Usa-Ue «per mettere a punto al massimo livello strategie comuni per la crescita e l´occupazione». Da lì bisogna partire, Obama lo ribadisce anche a costo di far salire il prezzo del suo aiuto all´eurozona.

«Non c´è stata nessuna discussione su un aumento del contributo americano al Fondo monetario, né su aiuti speciali del Fmi a paesi europei», precisa un alto collaboratore del presidente americano. Obama spiega che lui è sì disposto a «fare la sua parte» per il superamento dell´emergenza euro, però si aspetta «azioni più audaci, più determinate, più rapide, da parte dei leader europei».

E´ chiaro di che cosa si tratta. La Casa Bianca non giudica adeguati gli strumenti anti-crisi adottati finora a Bruxelles e Francoforte. Già due mesi fa Obama mandò in missione "a gamba tesa" all´Ecofin il suo segretario al Tesoro Tim Geithner perché dicesse agli europei: «Il vostro fondo salva-Stati è inadeguato, si rivelerà troppo piccolo se la sfiducia colpisce un paese come l´Italia. Va rafforzato con l´effetto-leva, attraendo capitali privati, che devono essere invogliati a investire in titoli pubblici e azioni bancarie, fornendogli garanzie pubbliche».

E´ il modello che fu usato in America per ripulire la finanza tossica dopo il crac di Lehman. In ritardo e a malincuore gli europei hanno finito per seguire quei consigli, ma non abbastanza. Resta il pericolo di crac bancari a catena, se la Bce non mobilita tutti i suoi mezzi (potenzialmente illimitati) per garantire che nessuna grande banca europea sarà lasciata fallire. Ecco perché Obama fa pesare agli europei il suo appoggio. Ci sarà, se necessario, anche sotto forma di un rifinanziamento del Fmi, di cui gli Stati Uniti sono il primo azionista.

Ma Obama vuole vedere prima dei cambiamenti nel profilo della Bce, troppo timida rispetto alla Federal Reserve americana. Gli dà ragione, proprio nelle stesse ore in cui riceve Van Rompuy e Barroso alla Casa Bianca, un rapporto degli economisti di Ucla pubblicato sul Wall Street Journal: rivela che la volatilità delle azioni bancarie in Borsa è tornata ai livelli del 2008. Le oscillazioni estreme, repentine e violente, sono un segnale premonitore: indicano che gli istituti di credito viaggiano di nuovo sull´orlo di un precipizio.

Ad alimentare l´allarme del presidente c´è un altro dato: non solo i grandi investitori di Wall Street, Londra, Tokyo e Hong Kong, ma adesso anche quelle "camere di compensazione" che gestiscono il mercato globale dei cambi, si stanno preparando alla disgregazione dell´eurozona. Icap Plc, Cls Bank International, sigle oscure che non dicono nulla ai profani ma sono ben note alle banche: sono loro i veri "gestori" del sistema di scambi tra valute, il tessuto d´interconnessione fra le banche di tutto il pianeta. Ebbene, proprio loro stanno simulando delle operazioni in marchi, lire, dracme, per addestrarsi all´eventualità che alcuni Stati membri lascino l´euro.

Una prospettiva inaccettabile per Obama. Ancora una volta, come nella primavera del 2010, il presidente vede a portata di mano la "sua" ripresa: in America i dati del Black Friday e Cyber-Monday, le due giornate di sconti e saldi dopo Thanksgiving, segnalano un improvviso revival dei consumi. Un buon segno, che le Borse festeggiano. Ma basterà un altro spasmo della crisi europea per dissipare l´ottimismo.

Difendere l´eurozona è un obiettivo strategico per Obama, legato a doppio filo alla sua rielezione. E non solo perché bisogna impedire che uno sfaldamento dell´Unione monetaria trascini il mondo intero nella recessione; ma anche perché in fondo il modello sociale europeo è un pezzo d´identità dello stesso Obama, il "socialista" che i repubblicani continuano a demonizzare.

 

Barak Obamabarroso fondo monetario internazionale fitch ratingsHermann Van Rompuy

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...