“MEGLIO AL GABBIO CHE NEL PDL”: L’ANATEMA DI BATMAN-FIORITO SI ABBATTE SUL PATONZA ASSERRAGLIATO NEL BUNKER ALLA RICERCA DELL’ENNESIMO COLPO DI SCENA - BERLUSCONI AVRA’ 80 PARLAMENTARI IN MENO, GLI EX AN TERRORIZZATI DALLA PURGA - LA RUSSA E MELONI PENSANO A UNA FIAMMA 2.0 CON STORACE E ADDIRITTURA BOCCHINO PUR DI SUPERARE LA SOGLIA DI SBARRAMENTO….

Fabrizio d'Esposito per il "Fatto quotidiano"

Un partito muore così. Tra manette, ruberie, faide, minacce di scissioni, parlamentari inerti e smarriti. Sopra tutti e tutto aleggia lo spettro di un Capo indeciso e che non ha più voglia, costretto al silenzio dai suoi fedelissimi. La dissoluzione del Pdl è una frana continua. Verso il carcere, verso destra, verso il centro, verso il montismo, persino verso il nascente renzismo. Ovunque. L'arresto di Franco Fiorito scolpisce un memorabile epicedio per il partito degli onesti mai nato: "Meglio il carcere che il Pdl". Che si può parafrasare in mille modi.

Primo caso: "Meglio un nuovo Msi che il Pdl". È la convinzione che agita da mesi Ignazio La Russa, tuttora triumviro in carica del Pdl. La Russa, Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni e Gianni Alemanno si vedranno oggi a pranzo, il terzo nel giro di dieci giorni. L'ideona dell'ex ministro della Difesa è di fare una scissione morbida con la benedizione di Berlusconi. Una creatura almirantiana, legge e ordine, intruppando di nuovo Francesco Storace (forse anche i fliniani Briguglio e Bocchino) e consegnandola a Giorgia Meloni, che La Russa immagina come una Marine Le Pen italica.

Dal Pdl al Msi, evitando accuratamente An, invenzione finiana. Alcuni sono entusiasti, tipo Massimo Corsaro e Fabio Rampelli. Altri tiepidi: è il caso di Maurizio Gasparri, per anni coleader con l'amico "Ignazio" di Destra Protagonista, l'ex correntone di centro di An. Dice però la Meloni: "Non vedo alcuna scissione all'orizzonte". Al contrario dei neomissini, l'ex rautiano duro e puro Gianni Alemanno, primo sindaco nero della Capitale, vorrebbe guardare più al centro. E soprattutto non chiude alla prospettiva di un Monti-bis, odiatissimo invece da La Russa.

Prima che esplodesse lo scandalo dei fondi alla Regione Lazio, il sindaco aveva due interlocutori forti: la governatrice Renata Polverini, sponsor del progetto civico "Città nuove", e l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Oggi è isolato e con un incubo in più: ricandidarsi a sindaco nella primavera del 2013, in contemporanea con le politiche, e non avere il paracadute di un seggio sicuro alla Camera.

Per questo sono ancora forti le voci sulle sue dimissioni anticipate dal Campidoglio, per abbinare comunali e regionali entro la fine dell'anno. Così anche in caso di sconfitta, Alemanno rientrerebbe poi in gioco per il Parlamento. In fondo il tormentone della complessa scissione degli ex An è una questione di posti. Oggi, per limitarci a Montecitorio, i deputati del Pdl sono 209. Per il 2013 la previsione non supera i 130 e a La Russa, Berlusconi, ha già detto che non concederà più di venti seggi. Una miseria.

"Meglio Monti e il centro che il Pdl". La seconda declinazione dello strepitoso sfogo di Franco-ne Batman ha varie sfumature. La prima riguarda Beppe Pisanu, ufficialmente ancora nel Pdl, che con Casini e Fini forma la Triade del Monti dopo Monti. "Parassiti", li ha definiti Giuliano Ferrara. Ma la fuga verso il centro è il pallino di tanti che sentono svanire la certezza di un seggio sicuro. L'ultimo caso è quello dell'ex ministra Stefania Prestigiacomo, che ha liquidato il Pdl come "una guerra tra piccoli gruppi di potere".

Sì, proprio lei che era al telefono con Luigi Bisignani, il faccendiere pregiudicato della P2 e della P4. Già, Bisignani e Gianni Letta. In Transatlantico, i falchi del Cavaliere nemici del gruppo Letta fanno l'elenco dei deputati doppiogiochisti rimasti in quota alla lobby già P4. Da un lato una finta fedeltà a B., dall'altro la tentazione di riciclarsi grancoalizionisti e sdoganarsi verso lidi centristi. Basta leggere, per esempio, le continue dichiarazioni di un'altra ex ministra, Mariastella Gelmini.

Mara Carfagna, invece, smentisce ogni indiscrezione che la riguarda: "Apprendo dai giornali la notizia che me ne andrei". Almeno per il momento. Il fronte più pericoloso, però, è stato aperto ieri dal ciellino Mario Mauro su Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani. Mauro, presidente dei parlamentari europei del Pdl, ha chiesto di non perdere più tempo, di andare oltre Berlusconi e di trovare un nuovo leader. Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera e altro ciellino di rango, prova a disinnescare così la mina Mauro: "L'unica cosa che decifro è la candidatura di Alfano".

In realtà, anche dentro Comunione e Liberazione, ormai stufa del berlusconismo, sta mettendo radici il progetto di una lista civica nazionale per Monti per superare il fatidico bipolarismo muscolare di questo ventennio. La terza e ultima variante del "meglio il carcere che il Pdl" è surreale, da fantapolitica: "Meglio Renzi che il Pdl". Racconta Marcello de Angelis, deputato del Pdl e direttore del Secolo d'Italia: "È la sindrome di chi sta fuori dalla partita. Non hai il tuo uomo in campo e fai il tifo per l'avversario del tuo nemico. Sento tanti miei colleghi pronunciarsi entusiasti per Renzi".

Questa sindrome sta contagiando soprattutto i pidiellini un tempo sostenitori di Montezemolo uomo nuovo del centro-destra. Come Isabella Bertolini, da mesi ai margini del suo quasi ex partito. Magari Renzi perde le primarie e fa qualcosa di nuovo, fuori dal Pd. Persino Michaela Biancofiore, irriducibile berlusconiana, è stata sentita spendersi per il sindaco di Firenze.

"Meglio il carcere che il Pdl". Da Palazzo Grazioli, B. assiste in silenzio al funerale del Pdl. Promette azzeramenti, simboli e nomi nuovi (almeno 40 sulla sua scrivania) e fa dire a chi lo vede quotidianamente: "Non ha voglia di candidarsi". Poi, però, fa trapelare che il suo nome vale da solo il 9 per cento. È scisso tra populismo e montismo. Un partito muore così.

 

FRANCO FIORITO E L'AVVOCATO TAORMINAFRANCO FIORITO SILVIO BERLUSCONI Italo Bocchino GIORGIA MELONI AD ATREJU LaRussa IgnazioMAURIZIO GASPARRI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO