berlusconi pantaloni cazzo

SPERAVATE DI ESSERVELO TOLTO DALLE PALLE? E INVECE BERLUSCONI E’ ANCORA VIVO! - A FIUGGI RIUNISCE LA SUA CORTE IN TACCO 12 PER APRIRE LA CAMPAGNA ELETTORALE: “È STATA UN' ESTATE MONACALE, MA RESTO BIRICHINO” - ECCO CHI C'ERA

 

1 - RITORNA LA CORTE DEL TACCO 12 "COM' È MAGRO, SILVIO VINCERÀ"

Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

 

BERLUSCONI A FIUGGIBERLUSCONI A FIUGGI

È la macchina del tempo che in un istante risucchia tutti indietro di almeno dieci anni. Sarà il "profumo di vittoria", come lo definiscono i forzisti di ritorno accorsi a Fiuggi, sarà anche per quel salone del Palazzo della Fonte gremito come un uovo, come certo non lo era mai stato nelle ultime edizioni settembrine nella contea di Antonio Tajani. «Per me conta solo il termometro della fi.., guardatevi intorno e capirete dove spira il vento», oracoleggia in terrazzza Armando Cesaro, capogruppo forzista al Consiglio regionale campano, figlio del più noto onorevole Giggino Cesaro detto "a purpetta".

 

E allarga le braccia a indicare intorno lo schieramento di tacco 12, minigonne, abiti serali sfoggiati a mezzogiorno, come agli appuntamenti politici del Cavaliere non si vedevano da anni. Sessista e maschilista, ma l' aria che tira è quella lì, nel giorno che apre di fatto la lunga campagna elettorale di Silvio Berlusconi.

 

BERLUSCONI A FIUGGI   BERLUSCONI A FIUGGI

Nella corte del sultano che non cerca né vuole più delfini («Farò io campagna elettorale, come ho sempre fatto»), ora che si fa sul serio torna la vecchia guardia. Riecco allora il regista tv delle campagne vincenti, Roberto Gasparotti, a governare la selva impazzita - anche quella d' altri tempi - di telecamere e microfoni. Oltre al fido Sestino Giacomoni, alla fidatissima Licia Ronzulli. Più defilato si scorge Roberto Zangrillo, medico di casa, discreto ma vistosamente in sala con valigetta nera (con attrezzi salva-vita) in mano.

 

BERLUSCONI A FIUGGI     BERLUSCONI A FIUGGI

Perché tra pochi giorni sono ottantuno anni, sebbene ben portati, e un intervento al cuore appena un anno fa. Doppiopetto blu, camicia azzurra, spilletta di Forza Italia sul bavero, insomma è già tenuta da campagna elettorale per il leader. Cori e standing ovation, telefonini a immortalarlo, «Silvio, Silvio», «un presidente, c'è solo un presidente», il jingle sparato a palla "E Forza Italia, che siamo tantissimi", e «guarda quant'è magro», le freddure, lo show da palco. Discorso "castrista" da quasi un' ora e mezza e i "quattro colpi di Stato" che diventano adesso cinque, la sua personale scoperta di Amazon, la giustizia da riformare, c'è tutto l' armamentario.

 

Sarà anche perché nelle stesse ore è Romano Prodi a parlare a distanza e a tenere banco nel centrosinistra, fatto sta che in un baleno sembra precipitare nel 1994-1996. Prime file di parlamentari (ma neanche tanti), chiamati a raccolta da Tajani, tanti giovani e ancor più over 50, in platea, e volti che si riaffacciano. Ecco l'avvocato Alesandro Sammarco della scuderia Previti (era Ncd). Oppure l'altro centrista degli anni andati Mario Baccini. Perché servirà di tutto per tornare a vincere.

 

BERLUSCONI E TAJANI A FIUGGIBERLUSCONI E TAJANI A FIUGGI

In questo stesso salone del Grand hotel Palazzo della Fonte di Fiuggi un anno fa l' evento clou era la sfida tra Stefano Parisi e Giovanni Toti, che sembravano destinati a succedere al Cavaliere. Tutti accorti a non citare nemmeno il vecchio leader del quale si contendevano l'eredità, c'era un terzo del pubblico in sala. Sembra un secolo fa. Ieri Toti era a Pontida, Silvio Berlusconi è venuto di persona a riprendersi la scena.

 

A modo suo. Resta chiuso in suite dalle 20 di sabato, domenica mattina non scende nemmeno per ascoltare gli interventi del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, né quello conclusivo del "suo" presidente dell' Europarlamento. Anzi, proprio mentre Tajani sta parlando alle 12,30 ecco irrompere il jingle, a far capire che è il momento di lasciare palco e parola al capo.

BERLUSCONI A FIUGGIBERLUSCONI A FIUGGI

 

Affiancato da Francesca Pascale. La compagna siede in prima fila solo per un po', poi almeno lei si risparmia gli 85 minuti e le 40 pagine di sermone e va a salutare le amiche di là. È anche lezione di marketing politico in stile '94, pure quella: «Dovete avere un complimento per ciascuno». È stata «un' estate monacale, ma resto birichino», ammicca ai suoi fan scattati in piedi per l' ovazione. Silvio is back.

 

2 - SE LE CARTE TORNA A DARLE SILVIO

Ugo Magri per “la Stampa”

 

Come sia possibile che Silvio Berlusconi, 81 anni a giorni e da un quarto di secolo in politica, già condannato con ulteriori giudizi in sospeso, sia di nuovo lì scalpitante per ritornare in scena con le sue ricette su giustizia e tasse, pronto addirittura a dare le carte del futuro governo, è un «unicum» su scala mondiale. Il fenomeno pretende spiegazioni. La prima riconduce alla fabbrica italiana dei leader che, evidentemente, è andata fallita o non ne produce più di stazza sufficiente a scalzare un personaggio così ingombrante.

BERLUSCONI A FIUGGI PARLA DI DIMAIOBERLUSCONI A FIUGGI PARLA DI DIMAIO

 

L'ultimo a riuscirci fu Romano Prodi, il quale però da tempo è stato messo a riposo. Gli sfidanti più giovani devono fare i conti con gli umori ambigui di un Paese come il nostro. Dove il salto generazionale è invocato ma perennemente rinviato. Che a parole sollecita rivoluzioni e applaude i rottamatori, però poi se ne stufa in fretta, anzi li rottama con vena sadica.

 

Non a caso, dal palco di Fiuggi, Berlusconi si è permesso di sfottere Luigi Di Maio dandogli della «meteorina politica», cioè pellegrino di passaggio. Ha sfidato i concorrenti a destra (Matteo Salvini e Giorgia Meloni) qualificandoli «ribellisti», dunque condannati dai loro eccessi alla marginalità, tranne che sia lui a riportarli nel consesso civile.

BERLUSCONI E TAJANI BERLUSCONI E TAJANI

 

E qui viene in gioco la centralità politica berlusconiana, cioè la fatica di farne a meno in qualunque scenario post-elettorale, tanto che l'uomo sia candidabile quanto che la Corte di Strasburgo gli dica di no. Chi ha sempre combattuto il berlusconismo come fattore di degrado, anzitutto dei costumi, farà bene a prendersela con la fine del bipolarismo e con un sistema elettorale figlio dell'impotenza, che avrà l'effetto di riportare in auge i metodi compromissori e i controversi patti di cui l' ex premier è stato protagonista: da quello «della crostata», con Massimo D'Alema, all'altro «del Nazareno» con Matteo Renzi.

 

FRANCESCA PASCALE E SILVIO BERLUSCONIFRANCESCA PASCALE E SILVIO BERLUSCONI

Ma dietro al ritorno del Cav c'è molto più della legge elettorale. A gonfiare le vele berlusconiane sono le insicurezze causate da crisi economica, terrorismo, migrazioni, perfino dal clima che non sembra più quello di una volta. L'Italia del ceto medio è confusa, spaventata. Dalla politica pretende rassicurazioni; gli estremisti spaventano, al dunque preferisce l'«usato sicuro», i personaggi collaudati ai dilettanti che si fanno le ossa sulla pelle altrui (il caso Raggi segna uno spartiacque). In 11 anni da premier, Berlusconi non ha lasciato tracce profonde, anzi si fatica a ricordare qualche riforma davvero incisiva; non è riuscito a condurre in porto nemmeno le famose leggi «ad personam»; anche per questo incarna una tranquilla continuità dove nulla accade, nel bene e nel male.

BERLUSCONI PRODIBERLUSCONI PRODI

 

Nella confusione dei tempi, perfino l'età gli torna a favore. Diversamente dagli avversari, i quali hanno l'anagrafe dalla loro parte, Berlusconi sa di avere un grande futuro dietro le spalle. Ma di questa sua debolezza sta tentando di fare un punto di forza, proponendosi come saldo di fine stagione, occasione irripetibile per sé e per l'Italia. Un attimo da cogliere al volo, com'è in fondo nello spirito dei «social». Dove domina l'effimero, e conta soprattutto «surfare» l'attimo magico della curiosità.

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