L’ALTRA FACCIA DEL BANANA - “BERLUSCONI? PAUROSO, DEMOCRISTIANO E INDECISO”. PAROLA DI DARIO RIVOLTA, SUO BRACCIO DESTRO PER 10 ANNI, E TRA I FONDATORI DI FORZA ITALIA

Jacopo Iacoboni per “La Stampa

CRAXI BERLUSCONI CRAXI BERLUSCONI

 

«Berlusconi non ha mai nemmeno affermato di essere socialista. E secondo me, nel segreto dell’urna, votava piuttosto Dc o Msi. Se dovessi definirlo, lo avrei detto un conservatore». Tra l’altro «la sua sensibilità politica era pressoché nulla», «non ha mai avuto una cultura politica e quindi anche il vero concetto di democrazia gli è alieno». Ciò non significa che sia «un dittatore», tutt’altro; molto più appropriato definirlo «un padrone tout court».

 

Si è spesso parlato e scritto della sostanziale, totale liquidità “politica” di Berlusconi, ma forse mai - tra chi ci ha lavorato davvero accanto - la cosa è stata raccontata con analoga schiettezza e dettagli di quanto faccia Dario Rivolta, per dieci anni - dal 1984 - capo della segreteria particolare di Berlusconi, poi tra le tante cose fondatore dell’Associazione del buongoverno, embrione di Forza Italia (con Giuliano Urbani, Antonio Martino, Mario Valducci, Gianni Pilo), quindi a lungo deputato di Forza Italia.

Dario RivoltaDario Rivolta

 

Rivolta racconta una serie di gustosissime cose in un libro intervista con Eric Jozsef, corrispondente di Libération a Roma (Cavinato editore), un libro cult per capire molte cose, sul berlusconismo ma anche sul percorso che ci porta fino a oggi in Italia. Un libro storico, innanzitutto, che ricostruisce gli anni della “discesa in campo” con tantissimi particolari inediti, o dettagli inediti su cose note.

DI PIETRO E BERLUSCONI CHIACCHIERANO A MONTECITORIO DI PIETRO E BERLUSCONI CHIACCHIERANO A MONTECITORIO

 

Su Tangentopoli, per esempio, Rivolta ricorda che «quando lo scandalo scoppiò, Berlusconi cercò di cavalcarlo, almeno fin quando la prospettiva di una vittoria dei comunisti non cominciò a spaventarlo seriamente. I suoi media sostennero i magistrati». Inizialmente Silvio pensò di mettere l’Associazione del buongoverno al servizio di Mario Segni. «Gli dissi che Segni era troppo ingenuo, e Berlusconi mi fece un sorriso d’intesa, “che cosa possiamo domandare di meglio?”».

BOSSI BERLUSCONI BOSSI BERLUSCONI

 

La cosa sfumò ma «ci furono delle avances a Berlusconi di parte comunista. Qualcuno gli fece intendere che gli si sarebbero potute offrire garanzie sicure se egli avesse accettato di trasformare una delle sue reti in una tv filo Pci». Impressionante, pensando ai successivi, vari inciuci. Silvio però non si fidava, e scelse diversamente (contro, è noto, la volontà di Confalonieri e Gianni Letta).

BERLUSCONI E BOSSIBERLUSCONI E BOSSI

 

Berlusconi chiamava «bifolco» Bossi, e nel ’94 «provò a svuotargli la Lega, come anni dopo riuscì con Fini», ma col Senatùr la cosa non funzionò. Nonostante, con parole gravi, Rivolta la racconti così: «Bossi andava ridimensionato. Fu per questi motivi che maturò in lui l’idea di “comprare” i suoi parlamentari».

 

Che fosse lui il vero padre dell’«antipolitica», nell’entourage era chiarissimo. Altro che le storie sull’antipolitica del 2014. Se Berlusconi si comportava da padrone «la sua giustificazione oggettiva era il forte sentimento di antipolitica che, di fatto, gli creava un alibi per sfuggire alle regole». Il che ha alimentato molto il mito di lui dittatore, o iper-decisionista.

Mario SegniMario Segni

 

In realtà, sostiene Rivolta, il Cavaliere «non è mai stato un decisionista», «rimanda le decisioni fino a quando diventano obbligatorie», soprattutto, notazione caratteriale poco passata, nella immensa letteratura sul soggetto, «lui stesso vorrebbe vendersi come un soggetto forte, anche fisicamente, mentre è un pauroso. Rifugge dallo scontro, anche verbale. Se qualcuno alzava la voce con lui, cercava in ogni modo di sottrarsi allo scontro».

Matteo Renzi e Ciriaco De MitaMatteo Renzi e Ciriaco De Mita

 

Nel libro troverete mille tic berlusconiani, più o meno conosciuti, l’odio per i vestiti marrone, la fissa per la piega dei pantaloni dritta, l’orrore per le mani sudate (citate, quelle di De Mita), la totale incapacità di distinguere (durante la breve lezioncina prima del - temutissimo - match tv con Occhetto) Lenin e Stalin da Marx. Elementi di una storia che ci è alle spalle, o forse no.

 

 

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