BERSANI IN CRISI CON IL COMPAGNO NAPOLITANO - IL COLLE LO OBBLIGA A SCEGLIERE SULLA LINEA MONTI, INDIGESTA A MOLTI DEL PD, E IL GIUSTIZIALISMO PALERMITANO - BERSANI SI E' LIMITATO A BOCCIARE PERCHE' “FUORI TEMPO MASSIMO” LA REGOLAMENTAZIONE DELLE INTERCETTAZIONI, SMARCANDOSI COSI' DAL QUIRINALE, MA NON PUO' SPERARE DI ANDARE AL VOTO SENZA ASSUMERE POSIZIONI PRECISE - NIENTE MONTI (CHE SCEGLIE IL MEETING DI RIMINI), NO A DI PIETRO: È LA FESTA DEL PD…

1- BERSANI E IL COMPAGNO N. - IL QUIRINALE LO OBBLIGA A SCEGLIERE SULLA LINEA MONTI E LA GIUSTIZIA
Da "Il Foglio"

E' innegabile che, nell'ultima fase del suo mandato, Giorgio Napolitano abbia assunto un ruolo tutt'altro che "notarile", inducendo una evoluzione impensabile delle relazioni politiche e chiedendo una restaurazione delle corrette regole istituzionali che considera violate dalla procura palermitana.

Il suo partito di origine, il Pd, ha naturalmente apprezzato, di queste novità, ciò che penalizzava la concorrenza, sia quella esterna del Pdl, di cui si certificava l'inabilità a esercitare la funzione di governo, sia quella interna al sistema di alleanze tradizionali del centrosinistra, rappresentata dall'ala giustizialista.

Tuttavia Pier Luigi Bersani esprime un certo imbarazzo per il condizionamento oggettivo che l'attivismo del Quirinale esercita sul ventaglio delle sue opzioni politiche, che rischia di restringersi drasticamente. Mentre sul piano delle scelte economiche l'insistenza del Quirinale per un impegno alla prosecuzione dell'agenda Monti, che non piace a una parte rilevante del Pd, può essere accolta formalmente ma "interpretata" in modo talmente creativo da risultare elusivo, sulla controversia con la magistratura politicizzata lo spazio di mediazione puramente verbale si fa sempre più ristretto.

La rottura del campo giustizialista, il tramonto dell'ipotesi scalfariana di un'inclusione nel sistema di alleanze di Bersani del raggruppamento elitario di Libertà e giustizia (che si è schierato contro il Fondatore), richiede una scelta di campo che può essere lacerante.

Bersani per ora si è limitato a bocciare perché "fuori tempo massimo" le iniziative legislative per la regolamentazione delle intercettazioni, smarcandosi così dal Quirinale, ma non può sperare di uscire dall'imbarazzo andando al voto senza assumere posizioni precise.

2- NIENTE MONTI, NO A DI PIETRO: È LA FESTA DEL PD
Wanda Marra per "il Fatto Quotidiano"

Non ci sarà il presidente del Consiglio, Mario Monti, alla Festa nazionale del Pd, che si apre sabato a Reggio Emilia, e che durerà sino al 9 settembre. I Democratici l'avevano invitato e a un certo punto l'aspettavano davvero, lui, dicono dal suo staff, non ci ha mai pensato. Ha scelto, però, di andare ad aprire il meeting di Rimini. "Cl non è un partito. Se fosse venuto da noi, si sarebbe dovuto porre il problema di andare anche alle feste degli altri", spiega Lino Paganelli, responsabile nazionale delle Feste democratiche.

Che Cl non sia un partito è un dato di fatto, che quella del Professore non sia una scelta politica è tutt'altra questione. Ma il programma della festa del Pd, tra presenze, assenze, esclusioni e attenzioni, rispecchia in maniera abbastanza precisa il momento politico "caldo" e magmatico.

Location classica (Reggio è stata antica sede di molte feste del Pci) e simbolica (in piena zona terremotata) come ormai da tradizione durerà due settimane. Apre e chiude il segretario Pier Luigi Bersani. In mezzo, un partito che ridisegna alleanze e fisionomia in vista delle ormai imminenti elezioni. E dunque, ci saranno il leader Udc, Pierferdinando Casini (dibattito con Franceschini, il 31 agosto) e quello di Sel, Nichi Vendola (con la Bindi, il 3), in linea con l'alleanza che il partito ha scelto di perseguire.

Non ci sarà il leader Idv, Antonio Di Pietro, che non è stato neanche invitato, segno plastico di un divorzio ormai consumato, né Beppe Grillo, anche lui volutamente escluso. Ci saranno poi anche Bruno Tabacci dell'Api (il 3), Angelo Bonelli dei Verdi e Oliviero Diliberto, leader Pdci (il 7). Non ci sarà invece Paolo Ferrero, segretario Prc, l'antico rivale del governatore della Puglia. Per stare in tema di liste più o meno scomode, il 28 è la volta dei sindaci: arriva Luigi de Magistris, con Piero Fassino, sindaco di Torino e Massimo Zedda, primo cittadino di Cagliari.

Dell'opposizione propriamente detta ci sarà Roberto Maroni, segretario della Lega (il 4). Nei primi giorni della Festa arriveranno i tre leader confederali: il 27 Luigi Angeletti (Uil), il 29 Susanna Camusso (Cgil), il 30 Raffaele Bonanni (Cisl). Nessun rappresentante della Fiom. "C'è la Cgil", prova a motivare l'esclusione Paganelli. Per il Pdl, presente solo Raffaele Fitto, il 30.

Capitolo ricco e interessante quello dei tecnici: il 5 arriva Corrado Passera, reduce da Rimini e in pieno tour elettorale. Non ci sarà il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. A giudicare dalle motivazioni "sfumate" che arrivano dal Pd, la sua presenza non doveva essere proprio tra le più desiderate. D'altronde, i fischi per lei ormai sono quasi garantiti.

Ma il drappello ministeriale è nutrito: il 27 Alessandro Profumo, ministro dell'Università, il primo settembre Corrado Clini, ministro dell'Ambiente (che Ilva o non Ilva non si è fatto mancare neanche il meeting di Rimini), il 2 Catania (Politiche agricole) il 5, oltre a Passera, ci saranno Filippo Patroni Griffi (Funzione Pubblica) e Andrea Riccardi (Cooperazione Internazionale), il 6 Annamaria Cancellieri (Interni), il 7 Balduzzi (Salute). Presenti molti dei cosiddetti big del partito, come Massimo D'Alema e Beppe Fioroni (entrambi il 4).

Così come quasi tutti i giovani che aspirano a contare sempre di più, da Matteo Orfini a Stefano Fassina in giù. Per Matteo Renzi, in attesa della pluri-annunciata candidatura alle primarie, un incontro ad hoc il 2, con la presentazione del suo libro. Non c'è invece Pippo Civati, ormai all'opposizione interna senza se e senza ma. Domenica 26 sarà la volta di Giuliano Amato, il super consulente alla riforma dei partiti: che affronti finalmente il tema in pubblico? Festa ambiziosa anche dal punto di vista dello spettacolo: il 27 sera torna alla festa Roberto Benigni, il 28 arriva l'atleta olimpica Josefa Idem.

 

 

BERSANI GIORGIO NAPOLITANOANTONIO DI PIETRO ITALIA DEI VALORI jpegMARIO MONTI EUROPA PRIMO PIANO DI ANTONINO INGROIA NICHI VENDOLAPIERFERDINANDO CASINI ROSI BINDI TRAVAGLIO CONTRO SCALFARI ILLUSTRAZIONE DI BENNY PER LIBERO

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...