andrew jackson donald trump

LA CONVENTION CHE SPACCA LE CONVENZIONI - BISOGNA RISALIRE FINO AL 1824 PER TROVARE UN ALTRO TRUMP (CAPELLI INCLUSI): ANDREW JACKSON, IL PRIMO PRESIDENTE NON ARISTOCRATICO - CONQUISTÒ LA MAGGIORANZA MA NON IL 50%, E FU ESTROMESSO DALL'ESTABLISHMENT. AL TURNO DOPO STRAVINSE E CAMBIO' LA POLITICA USA

Mauro Della Porta Raffo per il “Fatto Quotidiano

 

andrew jacksonandrew jackson

Stati Uniti d' America, 1824. Espressione ultima della grande aristocrazia agraria americana - cui si deve la nascita della nazione, il progetto e la creazione delle basi istituzionali e giuridiche sulle quali si regge da sempre il Paese - John Quincy Adams, figlio del secondo presidente John Adams, allevato per governare, già protagonista della Pace di Gand che aveva concluso la guerra del 1812 con gli inglesi, a lungo diplomatico in Europa, grande segretario di Stato (e in tale veste, vero estensore di quella che da allora è nota come 'dottrina Monroe') del presidente uscente, appunto James Monroe, si candida alla White House.

 

Una convention per quattro Suoi competitor - e vedremo in qual modo scelti (ricordo che la 'convention' sarà introdotta dal partito antimassonico nel meccanismo elettorale solo dal 1831 e dipoi da tutti adottata) - Henry Clay, William Crawford e Andrew Jackson, tutti formalmente aderenti al suo stesso partito, il democratico-repubblicano.

 

andrew jackson  donald trumpandrew jackson donald trump

La candidatura di John Quincy Adams era 'naturale' ma tale non fu affatto considerata all' epoca tanto che una parte dei congressisti democratico-repubblicani gli preferirono William Crawford della Georgia, designato da Monroe come suo gradito successore.

 

Il secondo Adams viene, quindi, in un clima di contrapposizione, investito successivamente in quel di Boston da quanti tra i congressisti non volevano il georgiano. Il Parlamento del Kentucky, in disaccordo, propone l' allora presidente della Camera Henry Clay, mentre ancora il Parlamento del Tennessee acclama e investe il generale Andrew Jackson, eroe nazionale fin da quando, nel gennaio 1815, aveva sconfitto gli inglesi nella celebrata - per quanto inutile, visto che la pace era già stata firmata - Battaglia di New Orleans.

 

È pertanto quella del 1824 una campagna elettorale anomala considerato che le precedenti - con l' eccezione della tornata 1800 che aveva visto Thomas Jefferson e Aaron Burr arrivare alla pari come numero di delegati con conseguenze notevoli (decisione demandata alla Camera, sconfitta di Burr al 36° scrutinio, sconfitta determinata da Alexander Hamilton che sarà poi nel 1804 ucciso in duello dal rivale, unico caso di un vicepresidente, tale era Burr, coinvolto in fatti di sangue di simile gravità) - si erano svolte tra gentiluomini sapendo in partenza chi avrebbe vinto, col beneplacito dei contendenti.

andrew  jacksonandrew jackson

 

Jackson conquista la maggioranza dei voti popolari e dei delegati: 99. Un buon bottino, ma non sufficiente visto che non arriva a superare il 50 per cento. Dopo di lui, tutti con un sempre minor numero di voti e conseguente attribuzione dei grandi elettori, John Quincy, 84 delegati, Crawford 41, Clay 37.

 

Il generale chiede da subito alla Camera dei rappresentanti (per Costituzione, non avendo nessuno raggiunto la maggioranza assoluta, spetta a quel consesso la scelta che deve essere fatta tra i primi tre candidati così come classificati) l' investitura.

Non è forse lui che ha ricevuto il più ampio consenso sia in termini di voto popolare che di conseguenti delegati?

Fuori gioco Crawford - preda di un colpo apoplettico - escluso perché arrivato quarto Clay, la scelta è tra Jackson e John Quincy Adams.

 

È a questo punto che il presidente della Camera decide di invitare i suoi a pronunciarsi per J.Q. il quale viene eletto presidente. Polemiche a non finire.

Contrapposizioni che si accentuano quando Adams sceglie proprio Clay come suo segretario di Stato.

 

andrew jackson donald trumpandrew jackson donald trump

Si grida allo scandalo. A seguire, divisione interna al partito e nascita di due movimenti: quello dei repubblicani nazionali, sostenitori di Adams e Clay, e quello dei nazionali democratici, sostenitori di Jackson.

 

Da questi ultimi, nascerà più oltre il Partito Democratico ancora oggi - con quello Repubblicano che vedrà la luce nel 1854 - imperante.

Segue un quadriennio presidenziale tormentato durante il quale si verifica che il capo dello Stato Usa non è affatto svincolato e libero di agire, in specie se deve confrontarsi con una maggioranza parlamentare non solo ostile, ma decisa a combatterlo.

Moltissimi anni dopo, Gerald Ford dirà: "L' unica cosa che può decidere da solo un presidente è quando andare al gabinetto!".

 

Il pretendente e l' establishment

cosa accomuna donald trump e andrew jacksoncosa accomuna donald trump e andrew jackson

Così, John Quincy Adams, che tutte le premesse indicavano come un presidente coi fiocchi, date le circostanze, fallì. Nel 1828 Jackson lo defenestrerà portando a termine la Seconda rivoluzione americana (la prima essendo, ovviamente, quella per l' indipendenza) che coincise con il passaggio del potere dalla aristocrazia (di cui J.Q. fu l' ultimo rappresentante) alla borghesia.

 

Ciò detto e narrato, quali le possibili connessioni con la campagna elettorale in corso in questo 2016?

 

Non è del tutto evidente che oggi, come nel 1824 nel caso di Jackson, corre per la presidenza un candidato (due, se si guarda anche, in casa democratica, a Bernie Sanders) fuori dagli schemi e fino alla discesa in campo mai impegnato direttamente in politica? Un pretendente al trono inviso all' establishment del suo partito che lo considera un corpo estraneo da respingere?

 

Un 'fuorisistema' che però attrae gli elettori stanchi del 'sistema' dominante e pronti a cercare altrove dalla politica militante possibili soluzioni anche se improbabili? Un maverick nel primo senso di 'vitello non marchiato' e pertanto libero, e nel secondo di persona non appartenente a una consorteria partitica ma indipendente? A queste domande, occorre rispondere di sì.

 

james monroejames monroe

E nelle vesti che all' epoca furono di J.Q. non possiamo adesso mettere Mitt Romney che moltissimo si agita, da 'vecchio' repubblicano, per sbarrare la strada a Trump?

Perché, come chiunque ha subito capito, è di Donald Trump e della sua avventura che qui si parla e si deve parlare.

 

E v' è da temere, come nel 1824 per il Partito Democratico-Repubblicano, per il futuro del Grand Old Party.

 

Specie se in una possibile e da molti Repubblicani auspicata brokered convention, non avendo Trump ottenuto nel corso delle primarie la maggioranza assoluta dei delegati, ma essendo comunque in netto vantaggio, gli si negasse la nomination.

 

john quincy adamsjohn quincy adams

Una successiva sua candidatura da indipendente (se non addirittura da fondatore-leader di un altro movimento) porterebbe certamente il Gop sul ciglio del baratro e tutto questo in una temperie già, per infinite altre ragioni e contingenze, contraria al partito che fu di Lincoln, Teddy Roosevelt e Reagan. Analogie. Ipotesi. Scenari.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...