1. ALTRO CHE CARROCCIO! BOSSI JR. SOLCAVA I MARI SU UNO YACHT DA 2,5 MILIONI DI EURO 2. IL “CORRIERE” È SBARCATO IN TUNISIA ALLA RICERCA DEL “SUNSEEKER” DA 21 METRI COMPRATO DAL TESORIERE BELSITO CON SOLDI PUBBLICI E USATO DAL FIGLIO DEL SENATÙR 3. IL PROPRIETARIO DELLA BARCA E' UN PRESTANOME, I TESTIMONI RACCONTANO DI VEDERE RICCARDO BOSSI ARRIVARE CON BELLE GNOCCHE DA QUANDO NEL PIENO DELLO SCANDALO-LEGA LO YACHT È STATO PORTATO IN TUNISIA. “VIENE E COMANDA COME UN PADRONE”. MARONI: “BELLA BARCA. SE PAGATA COI SOLDI DELLA LEGA, SARÀ SEQUESTRATA”
Foto di Giuseppe Guastella inviato in Tunisia per il "Corriere della Sera"
1 - BELSITO: MARONI, YACHT? SE CON SOLDI LEGA LO SEQUESTRINO
(ANSA) - "Se fosse vero che è stato comprato con i soldi della Lega, richiederemo subito il sequestro perché sarebbero soldi della Lega e devono tornare alla Lega". Così Roberto Maroni, a margine del congresso della Cisl lombarda, ha risposto sullo yacht che sarebbe stato acquistato da Riccardo Bossi attraverso l'ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito. "E' una bella barca", ha sorriso il segretario della Lega dopo la pubblicazione di un'immagine scattata in Tunisia, oggi, dal Corriere della Sera.
2 - BELSITO: LEGALE MARONI, VERIFICHE SE SOLDI LEGA PER YACHT
(ANSA) - "Roberto Maroni mi ha dato incarico di verificare se nel bilancio 2007/2008 della Lega vi siano state uscite in qualche modo riconducibili all'acquisto o alle spese o ai costi inerenti a questo yacht ed eventualmente di procedere, in sede giudiziaria, civile e penale, nei confronti dei responsabili di condotte appropriative e inoltre di chiedere il sequestro dell'imbarcazione".
Lo ha detto all' ANSA l'avvocato Domenico Aiello, legale del segretario della Lega Roberto Maroni, a proposito dello yacht che Riccardo Bossi, primogenito di Umberto Bossi, avrebbe acquistato tramite un prestanome e una "appropriazione indebita" commessa da Francesco Belsito, l'ex tesoriere del Carroccio in carcere dalla scorsa settimana.
La vicenda è emersa nell'ordinanza cautelare, firmata dal gip Gianfranco Criscione, che mercoledì scorso ha portato agli arresti oltre a Belsito anche l'imprenditore Stefano Bonet e il procacciatore d'affari Romolo Girardelli. Risulta invece ancora irreperibile un ex dipendente di Fincantieri, l'ing. Stefano Lombardelli.
3 - IN TUNISIA LO YACHT DEL FIGLIO DI BOSSI «VIENE SEMPRE CON RAGAZZE DIVERSE» - LA BARCA DA 2,5 MILIONI CHE PER IL GIP FU COMPRATA CON SOLDI DELLA LEGA
Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
Lo «yacht del valore di 2,5 milioni di euro» che Riccardo Bossi, primogenito del fondatore della Lega Nord Umberto, per il gip di Milano «avrebbe acquistato avvalendosi di un prestanome e grazie a un'ulteriore appropriazione indebita di Belsito», esiste davvero. Il Corriere della Sera lo ha trovato in Tunisia, a Port El Kantaoui, a una settantina di chilometri a sud di Hammamet, la città dove è sepolto Bettino Craxi.
Lunghezza 21,01 metri, due motori da 1.550 cavalli, 45,58 tonnellate di stazza, tre cabine lussuose e tre bagni per 6 persone più due membri dell'equipaggio, scafo blu-notte e bianco, ponti in teak, due potenti moto d'acqua nella stiva: è la «Stella», la barca più ammirata a Port El Kantaoui dove per tutti è lo yacht di Riccardo Bossi, quello che sarebbe stato pagato con i soldi sottratti ai finanziamenti elettorali della Lega Nord e che il giudice Gianfranco Criscione mette al centro degli ultimi affari dell'ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, e del procacciatore d'affari Romolo Giradeli.
Sono stati entrambi arrestati il 24 aprile con altri due per associazione per delinquere in una costola dell'inchiesta dei pm milanesi Paolo Filippini e Roberto Pellicano, coordinata dall'aggiunto Alfredo Robledo, sull'uso di 18 milioni di fondi elettorali della Lega che vede indagati Belsito e Umberto Bossi per truffa ai danni dello Stato.
Un'informativa della Guardia di finanza ipotizzava si potesse trattare di una barca battente bandiera inglese costruita nei cantieri inglesi Sunseeker e che fosse stata ormeggiata per un po' in un porto della Costa azzurra, ma c'era chi addirittura dubitava della sua esistenza. Invece c'è ed è ormeggiata nella banchina sud di Port El Kantaoui, proprio di fronte al ristorante «Mediterranee».
Dicono i pescatori locali che nel porto di El Kantaoui, considerata una delle mete più esclusive della costa orientale della Tunisia, più di una della magnifiche imbarcazioni da milioni di euro ormeggiate tutto l'anno appartenga a quella che loro genericamente chiamano la «Mafia» italiana, per dire gente misteriosa e poco raccomandabile.
Costi di rimessaggio bassi (anche la metà di quelli italiani), discrezione e riservatezza fanno di questa «marina» il posto ideale per coloro che non vogliono farsi notare, tra i quali non mancano molti armatori onesti. Anche da qui nei giorni caldi e pericolosi della primavera araba fuggirono quegli stessi natanti che esponenti della Lega Nord volevano «mitragliare» per impedire che raggiungessero le coste italiane.
I documenti trovati dal Corriere della Sera in Tunisia confermano che si tratta di uno yacht Sunseeker, modello «Predator 72», immatricolato il 21 luglio 2008 con il numero 914674 e il nome di «Stella delta». Ha attraccato qui il 16 marzo 2012, mentre in Italia infuriava lo scandalo sui fondi della Lega finiti nella sede di Cipro della banca della Tanzania e, si accerterà poco dopo, usati anche per pagare spese della famiglia Bossi. Doveva stare tre mesi, invece è ancora lì.
Dalle carte emerge che lo yacht appartiene alla società «Stella luxury charter ltd» fondata nel 2007 in Inghilterra, dove ha sede con un patrimonio in beni di oltre un milione e 172mila sterline. Le sue azioni sono possedute da un imprenditore italiano che corre in auto, come Riccardo Bossi, nelle serie minori.
La documentazione dice anche che prima di ormeggiare in Tunisia la barca era stata in Sardegna proveniente dal porto di Mentone (Francia). A terra quel 16 marzo scesero due donne e quattro uomini, tra i quali «Bossi Riccardo, nato il 6 maggio 1979, italiano», e il socio unico della «Stella Luxury», definito «utilizzatore» dell'imbarcazioni, colui che paga anche circa novemila euro l'anno per lo stazionamento in banchina.
Almeno tre persone confermano altre presenze di Riccardo Bossi a bordo. Testimoni diversi che, solo sotto garanzia dell'anonimato, raccontano che sul molo tutti sanno che è il figlio di un uomo «molto potente in Italia».
Basta far vedere la foto di Riccardo Bossi e arriva la conferma: «à lui, al mille per cento. Ha un'aquila sulla schiena», afferma con decisione il primo testimone, uno che lavora qui intorno da anni e conosce tutto e tutti. Ed infatti Bossi jr. si è fatto tatuare una vistosa aquila sulla schiena. «Viene sempre con ragazze diverse, belle e giovani, sui vent'anni. Va in giro mettendo in mostra il fisico e tratta tutti in modo brusco. Lui comanda come fosse il padrone, l'altro (l'utilizzatore, ndr) sembra ubbidire. Qualche volta prende la moto d'acqua e se ne va in giro a tutta velocità ».
L'uomo sulle prime non parla volentieri, poi si scioglie: «Bisogna stare attenti, io sono un uomo timorato di Dio e onesto. Non nascondo mai la verità ». Bossi non ha lasciato un buon ricordo neppure a Mentone, dove «Stella» è stata ormeggiata un paio di anni fino al 2012. Un altro testimone, sempre dietro l'anonimato, racconta di battibecchi tutte le volte che con la moto d'acqua faceva lo slalom la tra le barche ormeggiate a Cap Martin, uno degli scorci più belli della zona: «Abbiamo protestato, minacciato di chiamare la guardia costiera. La risposta è stata un dito medio alzato».
E rude Riccardo Bossi lo è anche al telefono con il cronista che gli chiede se vuol parlare dello yacht: «Non ho niente da dire, non mi può interessare quello che ha da dirmi». Nell'ultima settimana non ha mai sentito la necessità di smentire la storia della barca, a differenza di Belsito che ai pm avrebbe detto di non saperne nulla. A Port El Kantaoui dicono che da un paio di mesi «Stella» è in vendita, pare per una cifra tra 1,1 e 1,6 milioni. Per tutto il giorno sulla barca non è salito nessuno, nemmeno l'uomo addetto alla pulizia. Dallo scafo è anche sparito il numero di matricola.













