chiara geloni titanic

GELONI ALLE MANI – L’EX (?) VALCHIRIA BERSANIANA RIVERSA IN UN LIBRO IL SUO ODIO PER RENZI E RACCONTA L’AFFONDAMENTO DEL “TITANIC” PD: DAGLI SGARBI AL PREMIER LETTA AL TRADIMENTO DEI BERSANIANI CHE VOTARONO PER LA DEFENESTRAZIONE DI ENRICHETTO – D’ALEMA E LA PASSIONE PER IL SENNO DI POI (“MAI CONVINTO DEL PROGETTO DEL PD”, “NON DOVEVO CANDIDARMI CON LEU”) E IL RETROSCENA SULL’ELEZIONE DI MATTARELLA: RENZI SCRISSE UN SMS A BERSANI E LUI…

Fabio Martini per www.lastampa.it

 

chiara geloni

L’ascesa al Quirinale di un outsider come Sergio Mattarella fu possibile grazie a un colloquio riservato tra due personaggi che non si parlavano da anni e che non si sarebbero più incontrati: Matteo Renzi e Pierluigi Bersani. Lo racconta Chiara Geloni nel suo «Titanic», un libro che descrive le vicende che hanno logorato e rimpicciolito il Pd negli ultimi anni.

 

CHIARA GELONI - TITANIC COME RENZI HA AFFONDATO LA SINISTRA

È il 27 gennaio del 2015 e dopo le dimissioni irrevocabili di Giorgio Napolitano, è il momento di eleggere il nuovo Capo dello Stato e il presidente del Consiglio Matteo Renzi scrive un sms a Pierluigi Bersani: «Sono Matteo, incontriamoci». Bersani sobbalza: lui e Renzi oramai convivono nel Pd da separati in casa e non si vedono a quattr’occhi da anni.

 

Parla Bersani: «Escludiamo tra i nomi che stanno girando quelli palesemente inadeguati, perché non è il momento di scherzare, non pensare di portarmi il gatto di casa o Chance il giardiniere, ma neanche il caso di infilarti nelle antiche vicende della sinistra, Veltroni, Fassino, D’Alema, Bersani… Se tu proponi Amato o Mattarella, io ci sto.

renzi mattarella

 

Su Amato gli schizzi sono pronto a prenderli con te e alla fine ce la facciamo. Su Mattarella, problemi zero, e lo sai». Senza esitazioni, Renzi annuisce: facciamo Mattarella. Prima che i due si salutino, Renzi aggiunge: «Per quella cosa della Cina è tutto a posto…», alludendo alla nomina di un ambasciatore gradito a Bersani. Passano dieci giorni e l’ambasciatore nominato è un altro.

 

Lo sgarbo di Renzi e Merkel

bersani renzi-10-2

L’aneddoto sulla scelta di Mattarella è uno dei tanti contenuti in un libro ricco di retroscena inediti e scritto da una giornalista che è stata direttore di Youdem (la tv del Pd) e che non ha mai nascosto la sua vicinanza all’area di Pierluigi Bersani. Ma il libro, pur segnato da una doppia pregiudiziale (di simpatia per chi ha lasciato il Pd e di avversione per Matteo Renzi) non fa sconti a nessuno. E la forza di «Titanic» (Edito da PaperFirst) sta nei tanti episodi eloquenti, che l’autrice ha il merito di far affiorare e che parlano più di ogni interpretazione.

 

angela merkel a firenze con renzi 2

Nel luglio 2013 trapela sui giornali la notizia che la cancelliera Merkel ha ricevuto a Berlino il sindaco di Firenze Renzi. Geloni rivela che il presidente del Consiglio Enrico Letta non era stato preavvertito dal sindaco, ma dalla Merkel e in modo rocambolesco: «Eravamo in ascensore a Bruxelles e mi disse: vedrò Renzi, siete in ottimi rapporti, vero?». Commento di Letta: «Non potevo che sorridere ma fu un gesto sgarbato da entrambe le parti».

 

chiara geloni

I bersaniani per Matteo

Nei primi giorni del 2014 il neo-segretario Renzi incalza la sinistra del Pd, gli fa capire di essere pronto a sostituire Enrico Letta a palazzo Chigi. In quelle settimane Bersani è in convalescenza a Piacenza e dal libro, dopo 5 anni, affiora il messaggio che inviò ai suoi: «Se pensate che sia meglio sostituire Letta, trovate il modo di gestire la cosa con lui. Con meno di questo desistete». Ma i bersaniani non ascoltarono il segretario e in Direzione votarono compatti per la defenestrazione di Letta. Commentò Bersani dalla sua casa di Piacenza: «Forse divento civatiano...», visto che Pippo Civati era stato l’unico della minoranza a votare contro la relazione di Renzi che “spianava” Letta.

 

martina renzi

Il Midas fallito

Altro episodio inedito: Renzi, oramai a palazzo Chigi, si rende conto che una minoranza così tenace, gli è di ostacolo e nel luglio 2014 invita nello studio giallo Speranza, D’Attorre, Fassina e Martina e gli fa un discorso del tipo: «Rottamate Bersani e D’Alema e poi ce la vediamo noi». Una presa del potere dei quarantenni, tipo il Midas di Craxi. I primi tre dicono no, il quarto andrà a “vedere”.

 

Le confessioni di D’Alema

RENZI BERSANI

Nel libro, che non è omissivo sui limiti dell’“operazione-scissione”, sono contenute diverse e importanti riflessioni di Massimo D’Alema. Sull’idea originaria del Partito democratico («Io non ero mai stato convinto del progetto del Pd»), sulla sua candidatura nelle liste di Leu e sul flop di quel progetto: «Non dovevo candidarmi, dovevo accompagnare. Abbiamo sbagliato a non capire che quell’operazione andava costruita intorno a figure nuove. Abbiamo dato l’idea di un ceto politico che non voleva farsi emarginare. Siamo apparsi come un concentrato di nomenclatura: una gloriosa fine, non un nuovo inizio».

d'alema

 

I divieti di Orfini

Nelle travagliate vicende del Pd romano, culminate nell’auto-affondamento del sindaco Marino e nella successiva, nettissima sconfitta in Campidoglio, a un certo punto Renzi affida il commissariamento del partito locale a Matteo Orfini, che tra l’altro assume una decisione molto originale e che il libro rivela: vennero «vietate le riunioni di partito, salvo esplicita e motivata richiesta di autorizzazione».

d'alema

 

Il fattore umano

Nel libro si raccontano i complicatissimi rapporti politici e umani tra l’area di Articolo 1 e alcuni «compagni di strada» come Giuliano Pisapia e Pietro Grasso, anche se il dato più spiazzante riguarda i rapporti tra i due personaggi che hanno guidato il Pd tra il 2009 e il 2018, Bersani e Renzi. Geloni racconta che i due nell’arco di dieci anni hanno avuto due soli faccia a faccia. Il secondo, per concordare il candidato al Quirinale e quella fu l’unica volta che andarono d’accordo, lasciando al Paese un presidente come Mattarella.

 

INNO LO SMACCHIAMO SUL SITO YOUDEM CHIARA GELONI

Mentre il primo incontro risaliva al 2012. Bersani era stato a Firenze e i giornalisti gli chiesero come mai non volesse incontrare il sindaco Renzi. Il segretario del Pd restò spiazzato: da Renzi un incontro non era mai richiesto e Bersani – capita l’antifona - lo fissò appena rientrato a Roma. Il vis-à-vis si tenne e alla fine Bersani omaggiò il suo ospite con una citazione del Boccaccio: «Matteo, paioti io uomo da dover essere uccellato?». Come dire: fai e di’ quel che vuoi, ma non pensare di potermi prendere in giro.

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