hillary clinton trump

CASA BIANCA A STRATEGIE VARIABILI - SE VINCE HILLARY GLI USA CERCHERANNO NUOVE ALLEANZE CON LA CINA, RAFFORZERANNO IL LEGAME CON L’EUROPA E TENDERANNO UNA MANO AL MESSICO - TRUMP VUOLE UN ASSE CON LA RUSSIA, E’ STANCO DELLA NATO E SOSTIENE ASSAD - LA CLINTON GUARDA ALLA MERKEL, “THE DONALD” A THERESA MAY

Francesco Semprini per “la Stampa”

TRUMP HILLARYTRUMP HILLARY

 

I grandi accordi commerciali sono la causa del declino americano? L'Europa è un alleato indiscutibile? Mosca è un interlocutore o un temibile rivale degli Stati Uniti? Sono questi gli interrogativi in materia di politica estera a cui Hillary Clinton e Donald Trump tentano da mesi di rispondere, talvolta però senza convincere gli elettori.

 

«Il mondo è cambiato molto durante l' era Obama, il presidente ha dato precedenza alla crisi economica che stava piegando il Paese e questo ha un po' indebolito la leadership americana nel mondo - spiega Noel Lateef, presidente di Foreign Policy Association -. Inoltre si sono innescate spinte deglobalizzanti che hanno aperto spazi a forze populiste e protezionistiche come quelle che si battono contro i grandi accordi commerciali. Un esempio è il Nafta, la zona di libero scambio creata tra Usa, Canada e Messico, e considerata da Trump causa del malessere economico e occupazionale dell' America».

HILLARY CLINTON TRUMPHILLARY CLINTON TRUMP

 

Posizioni quelle anti «free-trade» che però non sono condivise dai diretti interessati. «Proprio qui da noi alla Fpa il presidente del Messico qualche giorno fa, citando Abramo Lincoln, ha detto: "Quando le cose vanno bene al tuo vicino vanno bene anche a te"». E questi sono i valori di cui si fa garante invece Hillary Clinton secondo cui erigere un muro al confine col Messico per fermare l' arrivo di clandestini, uno dei cavalli di battaglia del candidato repubblicano, è addirittura una violazione dei diritti fondamentali, oltre che una mossa controproducente.

il secondo confronto tv tra trump e hillary clintonil secondo confronto tv tra trump e hillary clinton

 

Un esempio che dimostra l' abissale distanza tra i due candidati, da qualunque angolatura li si veda. Trump viene dal settore privato, Hillary dal pubblico, lui mette in discussione l' alleanza europea, lei vuole rilanciarla, trovando nella Nato l' interlocutore militare e nell' Ue quello politico. Il tycoon dice che Putin è un partner strategico per gli Usa, Clinton invece denuncia le ingerenze del Cremlino nella campagna elettorale come un pericolo per la sicurezza nazionale.

 

L' unico punto in comune in fatto di politica estera è la ferma convinzione di non dover inviare truppe di terra in Siria, ma mentre Trump è convinto che il presidente Assad, assieme a Iran, Hezbollah e Russia, sia nel giusto perché combattono e uccidono terroristi dell' Isis, Hillary punta sui ribelli moderati e dice che occorre fermare il Raiss di Damasco.

il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 7il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 7

 

In Iraq l' ex First Lady vuole invece armare i Peshmerga, i guerrieri curdi del Nord, progetto che affonda le sue radici nella dottrina di George Bush mutuato dopo la prima guerra del Golfo. In oriente Hillary punta a un dialogo con la Cina, quella che Trump ritiene la rovina degli Usa per le produzioni lì delocalizzate, mentre ha già annunciato che inviterebbe il leader nordcoreano Kim Jong-Un alla Casa Bianca.

 

Sempre nel Vecchio Continente infine, Trump ha il debole per gli inglesi della Brexit, mentre Hillary punta a una partnership rosa con la Merkel. Continuità, nel solco dell' operato di Obama (ma con lievi variazioni) rispetto a cambiamento quindi: ma per l' America del dopo Obama quali saranno le priorità sul piano internazionale? «Il prossimo presidente degli Stati Uniti deve risolvere alcuni grandi problemi, come la questione dei cambiamenti climatici, i conflitti, ma anche una ripresa economica più inclusiva - spiega Aldo Civico, antropologo e consulente della campagna di Obama e Hillary Clinton -. Ma soprattutto deve mettere in relazione fra loro tutti questi fattori, con un approccio di sistema e soprattutto creando partnership e lavoro comune».

il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 3il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 3

 

E saranno proprio le Nazioni Unite del neosegretario generale Antonio Guterres (ieri è stata ufficializzata la sua nomina) uno dei primi test sul futuro della politica estera americana. Quando il nuovo presidente Usa dinanzi ai 193 Paesi membri, deciderà se proseguire sulla linea della cooperazione e del multilateralismo o se l' America tornerà a decidere da sola, unilateralmente, senza render conto a nessuno.

il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 10il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 10

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…