LA CONFUSIONE DEL PD A LIVELLO NAZIONALE È NIENTE IN CONFRONTO A QUELLA CHE SI RESPIRA A ROMA IN VISTA DELLE COMUNALI - UNA VALANGA DI CANDIDATI SI PRESENTERANNO ALLE PRIMARIE (7 APRILE) MA NON SI SA SE LE VOTAZIONI SARANNO “APERTE” O MENO - MENTRE GRILLO SI FA MINACCIOSO, GOFFREDO BETTINI SI CHIEDE: 'MA C'È DAVVERO IL PARTITO DEMOCRATICO ? IL COSIDDETTO PARTITO MI PARE SOFFOCANTE, EVANESCENTE, ASSENTE NELLA SOCIETÀ”...

Luca De Carolis per "Il Fatto"

Si fa presto a dire primarie. Ovvero, gli effetti sul Pd romano del ciclone Cinque Stelle: tale da spingere i Democratici a ridiscutere modi e (forse) nomi delle consultazioni per il Campidoglio, in vista delle Comunali del 26 maggio. Con una novità già certa: Alfio Marchini, discendente della dinastia di costruttori "rossi" e in campo da mesi con la sua lista civica, è pronto a partecipare. Purché siano primarie aperte, ossia non ristrette a iscritti al Pd o ad altri partiti.

Lo ha annunciato ieri lo stesso Marchini, con una nota: "Il punto è aprire le primarie a tutti coloro che non vogliono buttare via altri cinque anni di vita dei romani. Dovrà uscire una leadership e un fronte compatto, tenuto insieme da una nuova visione civica condivisa e da un programma con poche cose, chiare e realizzabili". Traduzione probabile: partecipo per semplificare il quadro, e soprattutto perché contro i grillini un candidato dalla società civile ha più possibilità. Marchini sinora si è tenuto lontano da tutti i partiti, rispondendo con il silenzio all'elogio pubblico di Pierferdinando Casini.

Chi dovrà fare ordine in un quadro più che complicato è il Pd, che di candidati alle primarie ne ha già una pletora: dal giornalista David Sassoli, ora capogruppo Pd nel Parlamento europeo, al neo-deputato Paolo Gentiloni e al capogruppo in Campidoglio, Umberto Marroni. Per arrivare all'ex assessore provinciale Patrizia Prestipino e a un ex ministro del secondo governo Prodi, Alessandro Bianchi.

Le primarie per il Comune sono previste per il 7 aprile, mentre il termine per la consegna delle firme era il 7 marzo. Era, perché in settimana il Pd dovrebbe spostarlo di una settimana, al 14. Se ne discuterà nelle segreteria romana di mercoledì prossimo, e nell'assemblea che si terrà giovedì e venerdì.

I temi principali però saranno altri: se aprire o meno le consultazioni, certo. Ma anche se sia sensato tenere primarie con una folla di candidati, nel tempo della nave corsara dei Cinque Stelle. Tre giorni fa, il segretario del Pd Lazio, Enrico Gasbarra, ha ribadito la sua posizione, ripetuta da mesi: "Le primarie sono essenziali alla vita del partito ma non devono essere autoreferenziali". Ovvero: va bene scegliere con i gazebo, ma con troppi nomi si rischia il caos. Il presidente del Pd Roma, Eugenio Patanè, neo-eletto in Consiglio regionale: "Nell'assemblea si discuterà del cambio delle regole delle primarie. E il segretario romano (Marco Miccoli, ndr) porrà il tema della sintesi sui nomi".

E Marchini? Patanè è chiaro: "Non sono per nulla spaventato dalla sua voglia di partecipare o dalla possibilità di aprire le primarie all'esterno. Ma per concorrere Marchini dovrà fare due cose: sottoscrivere la carta d'intenti del centrosinistra, e impegnarsi a un vincolo di coalizione: qualora perdesse, dovrà comunque lavorare per il vincitore". Rimane il peso dei grillini, che con la lista per il Senato a Roma hanno toccato il 27%. Patanè assicura: "Vogliamo aprire un confronto con loro". Nell'attesa, il totonomi impazza.

Goffredo Bettini, il regista delle vittorie in Comune di Rutelli e Veltroni, vuole a tutti i costi come candidato Ignazio Marino. In caso contrario, è pronto a di presentarsi in prima persona alle primarie. Un sondaggio apparso ieri sul Messaggero (e molto contestato nel Pd) lo dava vincente in un'ipotetica corsa. Nelle quotazioni, Marino pare alto. Mentre la candidatura della giornalista Bianca Berlinguer, di cui si è parlato nei giorni scorsi, non è solo un'ipotesi fantasiosa.

I candidati già in campo però vogliono rimanerci: da Sassoli ("Abbiamo atteso ma saranno primarie con grandi idee") a Gentiloni, che ha appena inaugurato il suo comitato. Sino a Marroni: "Il Pd convochi primarie aperte". E poi c'è sempre Marchini, che di amici nel Pd ne ha più d'uno. Resta da capire quanto pesino: o vorranno pesare.

2. ELEZIONI A ROMA: TANTI CANDIDATI PER UN PD IN CERCA D'AUTORE
Alberto Statera per "Affari & Finanza - la Repubblica"

Ancora pochi giorni e il Partito Democratico potrà ricominciare a farsi del male. Stavolta il teatro della pulsione autodistruttiva è Roma, dove il 26 e 27 maggio si vota per il nuovo sindaco, dopo la disastrosa gestione di Gianni Alemanno, che si conclude in un ingorgo di scandali. Per giovedì prossimo era prevista la presentazione delle firme per partecipare alle primarie, ma la data salterà.

E' vero che il Partito Democratico è ancora sotto shock per il risultato delle politiche, ma Roma non è Bettola e l'appuntamento elettorale più importante della prossima primavera potrebbe essere vissuto come un evento palingenetico. Ma a giudicare dall'aria che tira difficilmente i veleni che corrono lo permetteranno. Iscritti alla corsa ci sono David Sassoli, eurodeputato franceschiniano, Umberto Marroni, e i renziani Paolo Gentiloni e Patrizia Prestipino.

A questi si è aggiunto il senatore-chirurgo Ignazio Marino, sostenuto da Nicola Zingaretti, eletto con un ottimo successo presidente della Regione Lazio, e da Goffredo Bettini, autore anni fa del cosiddetto Modello Roma, il quale tuttavia non esclude di candidarsi lui stesso.

Non è finita: per i vendoliani sono in campo Gemma Azuni e Luigi Nieri. E infine c'è il cavaliere solitario Alfio Marchini, della vecchia famiglia di costruttori rossi, che ha creato una lista civica, ma non ha ancora deciso se partecipare alle primarie. Ammesso che alla fine si facciano.

Intanto, come se il gruppone fosse esile, volano al vento altri nomi, sia pure improbabili, come quello della direttrice del Tg3 Bianca Berlinguer. Quanto alla destra, Alemanno si considera il candidato 'naturale', nonostante Silvio Berlusconi non la pensasse così quando lo hanno interrogato in proposito, ma se volesse candidarsi anche Giorgia Meloni, fondatrice di Fratelli d'Italia con La Russa e Crosetto, pretenderebbe le primarie. Anche in questo caso la grande incognita è Beppe Grillo.

Il Movimento 5 stelle alle regionali ha preso a Roma il 20 per cento, 3 punti più del Pdl, ma ben 15 punti meno del Pd, che ha portato Zingaretti alla presidenza della regione. Ma se veramente, come qualcuno teme, Beppe Grillo in persona si candidasse a console in Campidoglio ? L'ipotesi è improbabile, anche perché contraddirebbe tutti i sacri principi fin qui enunciati dai 5Stelle.

Per cui si preannunciano le 'comunarie' grilline, con 57 candidabili sui quali sceglierà poi un sondaggio online. Insomma, al Campidoglio il centrosinistra ha tutte le chances per vincere e non soltanto di arrivare primo per perdere come è avvenuto alle politiche.

Ma a condizione che la battaglia per le candidature non si trasformi in un bagno di sangue capace di allontanare parte di quel 45 per cento di elettori che ha portato Zingaretti in regione. Le premesse non sono felici, se uno come Goffredo Bettini si chiede: 'Ma c'è davvero il Partito Democratico ? Il cosiddetto partito mi pare soffocante, evanescente, assente nella società'. Eh sì, la sindrome del Tafazzi è proprio un male incurabile.

 

 

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