giuseppe conte matteo renzi salvini

“A ME NON PIACCIONO I PREPOTENTI” - CONTE SI SCAGLIA CONTRO RENZI E SALVINI CHE LO IMPALLINANO PER AVERE AUTORIZZATO INCONTRI TRA GLI APPARATI DI SICUREZZA ITALIANI E IL MINISTRO STATUNITENSE BARR: “IO NON SONO SERVO DI NESSUNO. SONO PIÙ DURO PERFINO DI QUANTO FU CRAXI A SIGONELLA…” (E INFATTI POI WASHINGTON SI VENDICÒ CON BETTINO PER COME GESTÌ IL CASO DELLA “ACHILLE LAURO”)

Massimo Franco per il “Corriere della sera”

 

GIUSEPPE CONTE

«Giuseppe Conte non delegherà nulla. La responsabilità sui servizi segreti spetta al premier. E in questa fase si tratta di una questione dirimente. Non conviene affidare gli apparati di sicurezza a persone che rispondono ad altri. È una garanzia per tutti...». A Palazzo Chigi si sono tolti i guanti ed è stata messa da parte almeno temporaneamente la flemma. La guerra ai «due Matteo», Matteo Salvini e Matteo Renzi, uno capo della Lega, uno formalmente alleato di Conte, è cominciata: sebbene il presidente del Consiglio la consideri una guerra difensiva, e cerchi la tregua. L' impressione è che ritenga il leader della destra e l'ex premier che ha spaccato il Pd accomunati dalla fretta: la fretta di far cadere il governo.

 

salvini renzi

Ma «a me», ripete il presidente del Consiglio, «non piacciono i prepotenti». Per il capo del Carroccio, vedere implodere entro il 2020 la maggioranza M5S-Pd, con gli addentellati di Leu e Italia viva, è indispensabile per non dovere rivedere tutta la sua strategia elettorale. Per Renzi, osservano a Palazzo Chigi, liberarsi di Conte significa sperare di avere una qualche attrattiva presso i ceti moderati, oggi attenti alle mosse e allo stile del premier.

 

Il fatto che Italia viva oscilli, nei sondaggi, tra il 3 e il 4 per cento, è un presagio di irrilevanza da esorcizzare in fretta: marcando le distanze dal governo in modo quasi ossessivo; e sottolineando un'identità corsara che però, al momento, sta dando frutti avvelenati.

 

ROBERTO SPERANZA

Quando Renzi dice che l'orizzonte è il 2023, gli scongiuri sono trasversali. Il suo vero orizzonte, si obietta, è di una manciata di mesi. E quando fa capire che sarebbe pronto a incontrare Conte e accordarsi con lui, descrivono un presidente del Consiglio gelido. «Nessuno deve avere una golden share sul governo», reagisce. Per lui «del governo fa parte anche Liberi e uguali, c'è la piena dignità di tutti: anche di chi fa meno rumore.

Sento tutti, Renzi come Roberto Speranza, che apprezzo anche per il suo modo di porgersi».

 

giuseppe conte roberto gualtieri 14

E poi, nell'ottica di Palazzo Chigi Renzi critica i provvedimenti del governo dopo essere stato quattro anni; e senza avere fatto quello che ora rimprovera agli altri di non fare. Gli attacchi renziani prima sulla manovra economica, poi sui servizi segreti sono considerati una rivelazione e insieme una conferma. Per il vertice del governo, certificano la sua strategia di logoramento.

 

Verso Conte, e verso il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: un' offensiva notata e annotata anche dal Quirinale, preoccupato dalla spregiudicatezza e dai metodi di Italia viva. Il premier insiste su una manovra finanziaria che combatta l' evasione fiscale. Ha anche affidato a un gruppo di studiosi il compito di abolire « le tasse sterili, che appartengono a un' epoca passata e non hanno più ragione di essere. Vanno eliminate», secondo Conte, «perché non danno gettito e per semplificare i rapporti con il fisco».

 

matteo renzi al senato

Sulla rimodulazione dell' Iva sembrava esserci un accordo di massima tra tutti, si sostiene. Ma Renzi ha scartato, offrendo a Salvini un' arma polemica contro il governo «che vuole aumentare l' Iva», per apparire come il partito che l' aveva sventata. A ruota, è arrivata l' offensiva sui servizi segreti prima ancora che Conte si presenti al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. In un momento in cui il premier è sotto tiro per avere autorizzato incontri tra gli apparati di sicurezza italiani e statunitensi, «in modo linearissimo», l'alleato gli ha chiesto di chiarire. E ha anche aggiunto che dovrebbe dare la delega sugli 007 a un sottosegretario.

 

bettino craxi e ronald reagan

Poco importa che l'effetto sia stato opposto. Conte rivendica di avere sempre difeso l'interesse nazionale. «Io non sono servo di nessuno. Sono più duro perfino di quanto fu Bettino Craxi a Sigonella», si difende citando l' episodio risalente all' ottobre 1985, quando l' allora premier socialista difese il territorio italiano entrando in conflitto con i servizi segreti statunitensi.

 

L'esito del protagonismo corsaro di Iv, così, è stato di individuare dentro il governo, e non solo fuori, i potenziali guastatori di un' alleanza già difficile. «Pensavamo di doverci guardare le spalle da Salvini, e perfino da Luigi Di Maio», ministro degli Esteri e capo grillino contestato. «E invece, a fare il Salvini è Renzi», accusano M5S e Pd.

«Renzi», arrivano a dire i più ostili, «è peggio di Salvini...». Chi l' avrebbe previsto?

ronald reagan bettino craxi

Dopo poco più di un mese di governo, c' è chi quasi rimpiange l' alleanza con la Lega.

 

A giorni alterni, la rabbia tracima o rientra, a seconda se si abbozza una tregua o riesplode il conflitto. A Palazzo Chigi c' è chi prevede che, «se continuano le provocazioni, Conte andrà in Parlamento e chiederà la fiducia». Schema facile da enunciare, meno da applicare. Ma a puntellarlo è la convinzione che «Conte non è come Romano Prodi quando guidava i governi dell' Unione. Ha dietro M5S, gran parte del Pd, sindacati, Chiesa cattolica. Ed Europa». Paragone freudiano e di per sé un po' scivoloso.

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