roberto gualtieri luigi di maio

ALLORA, COME SIAMO MES? – SE NON CI FOSSERO GLI OLANDESI L’ACCORDO SAREBBE QUASI FATTO PER UN PACCHETTO DI 4 PUNTI: IL PRIMO È IL FONDO PER I COVID-BOND, IL SECONDO I 200 MILIARDI DELLA BEI, IL TERZO IL PIANO “SURE" E IL QUARTO IL MES “LIGHT” – LE TENSIONI INTERNE CON I GRILLINI INTRANSIGENTI SUL FONDO SALVA STATI SI PLACHERANNO CON LA PROMESSA CHE NOI NON RICORREREMO A QUELLA LINEA DI CREDITO?

 

 

1 - IL PREMIER TRA DUE FUOCHI PREPARA IL COMPROMESSO MES "MORBIDO" E EUROBOND

Annalisa Cuzzocrea e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

GIUSEPPE CONTE INTERVISTATO DALLA BILD

«Non è ancora abbastanza », fa sapere Giuseppe Conte. «E non sarà abbastanza finché non avremo ottenuto bond europei rapidamente accessibili, il resto conta poco». Va dritto, il premier. Crede che la sponda con Parigi serva a migliorare il progetto dei recovery bond. Sostiene che l' Italia continuerà a opporsi al fondo salva-Stati, il famigerato Mes. Dice la verità, ma soltanto una parte della verità.  Perché adesso deve ottenere il massimo a Bruxelles su titoli di debito comune, ma depista quando fa la faccia feroce con il Mes: nel patto continentale, quello che si spera sarà siglato dopo Pasqua dai capi di stato e di governo, ci sarà. Anche se con condizionalità più sfumate, anche se Roma giurerà di non essere intenzionata a ricorrervi: «È uno strumento inadeguato all' attuale crisi», ripete il ministro dem Enzo Amendola. È proprio su questo nodo, però, che alcune frange radicali della maggioranza, oltre alle opposizioni, sono pronte a sparare contro Palazzo Chigi.

 

MARK RUTTE ANGELA MERKEL

Nei dettagli di una frase partorita a Bruxelles può annidarsi il diavolo, per questo Conte alza la voce adesso. La sua resta una via tortuosa, stretta, perché deve tenere conto di due esigenze divergenti. Primo: rendere il Mes meno legato all' austerity, vincolare i recovery bond a una tempistica meno fumosa di quella che sembra proporre Angela Merkel. La leva fiscale europea complessiva - ripete il premier - deve essere adeguata per «dimensioni, scadenza a lungo termine dei titoli e rapida disponibilità dei fondi». Una volta ottenuto questo traguardo, subentrerà la seconda esigenza: far accettare ai grillini la presenza del fondo salva-Stati tra gli strumenti proposti dall' Europa.

 

LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI

Due giorni fa Luigi Di Maio si è mostrato assai ragionevole, alla vigilia dell' Eurogruppo. Non ha alzato barricate, con realismo. E come lui i ministri Federico D' Incà e Stefano Patuanelli. Assai meno dialoganti sono alcuni loro colleghi di partito. Alessandro Di Battista, per dire, non ha mai tifato Mes e adesso dice: «L' unica strada è il reddito universale rilanciato da Beppe Grillo». Con lui, un agguerrito gruppetto di parlamentari: il sottosegretario all' Economia Alessio Villarosa, i deputati Raphael Raduzzi e Alvise Maniero, l' eurodeputato Ignazio Corrao, in linea con i senatori Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Sulla carta sono numericamente inoffensivi, se non fosse che sono già stati capaci di complicare di molto la vita al ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli sulla vicenda dell' ex-Ilva.

 

PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI

In mezzo si ritrova il reggente Vito Crimi. Deve pattinare, non ha altra strada. Tre giorni fa si diceva preoccupato dell' asse franco-tedesco sul Mes. E aggiungeva: «Siamo fiduciosi che Conte e Gualtieri sapranno rappresentare con fermezza la posizione italiana». Ieri ha parlato genericamente di «ore fondamentali per l' Europa». Il problema, ormai, è sempre lo stesso: i 5 Stelle sono dispersi in mille rivoli, incontrollabili.

 

L' ultimo caso sfociato in una lite furibonda ha riguardato proprio Villarosa, alfiere di una proposta sui prestiti a imprese e autonomi. Il gruppo si è spaccato e Crimi è stato costretto a intervenire: «Se sei in disaccordo col governo, dimettiti da sottosegretario ».

 

roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes

Come se non bastasse, Conte deve fare i conti anche con l' ala destra della sua maggioranza. Matteo Renzi è pronto a chiedere al premier più coraggio e meno "grillismo" sulla via di un accordo europeo. «Conte e Gualtieri dicono no al Mes? Su questo dobbiamo lavorare», diceva giusto l' altro ieri, perché «l' Europa non è il nostro problema. Al contrario, ci ha salvato dal fallimento con la Bce e Sure, con la sospensione del patto di stabilità. Il resto arriverà, basta saper trattare». E c' è di più: nel corso delle ultime riunioni di maggioranza, Italia Viva ha chiesto a Gualtieri di accettare il fondo salva- Stati senza condizionalità. Ritardarne il via libera per timore di Salvini, o peggio «per coprire la retromarcia del Movimento dopo anni di propaganda contro il Mes» sarebbe deleterio sui mercati e sconveniente per il Paese.

 

2 - IL PREMIER ALZA LA VOCE, MA SI TRATTA SU COVID-BOND E MES AMMORBIDITO

GIUSEPPE CONTE - INTERVISTA ALLA BILD

Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

Sì ai Covid-bond, no al Fondo salva Stati (Mes). Resta questa la linea con la quale oggi il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, tornerà a sedersi al tavolo (in videoconferenza) dell'Eurogruppo dopo la maratona di ben 16 ore dell'altra notte finita con un nulla di fatto.

 

luigi di maio emmanuel macron

«Non molliamo di un millimetro», è la parola d'ordine dettata dal premier Giuseppe Conte durante il vertice pomeridiano con Gualtieri e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio che verrà replicato questa mattina, prima del nuovo round all'Eurogruppo.  A palazzo Chigi, in vista del vertice dei ministri economici di oggi, c'è «un cauto ottimismo».

 

Nella lunga trattativa, grazie all'asse con la Francia, il sostegno di numerosi Paesi - tra cui Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia, Belgio, etc. - e soprattutto per l'ammorbidimento della Germania che ha deciso di rinsaldare la collaborazione con Parigi, Gualtieri è riuscito a strappare la notte scorsa un'apertura per i Covid-bond (chiamati Recovery Bond) con l'emissione di debito comune legato esclusivamente all'emergenza.

Roberto Gualtieri

 

Nella bozza, poi stoppata dall'Olanda, non si parlava più di semplice esplorazione dei bond comunitari, ma di lavoro per la loro costruzione attraverso l'emissione di titoli di debito comune. «E questo», spiega una fonte che segue il dossier, «è un innegabile successo. Ora si tratta di abbattere il muro dell'Olanda. Per fortuna non siamo isolati: Parigi e Berlino sembrano in sintonia nel tentativo di sgretolarlo, anche se c'è il sospetto che i tedeschi si nascondano dietro al no olandese..».

 

Il problema, però, resta il Mes. I 5Stelle restano contrari al Fondo salva Stati e sarebbero intenzionati a bocciarli anche se le condizionalità fossero minime. Ma Gualtieri, come del resto il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire e quello tedesco Olaf Scholz, lavorano in un'ottica di pacchetto.

 

roberto gualtieri

Un pacchetto di 4 punti: il primo sono i Covid-bond, che sarebbero un successo innegabile per Conte e Macron, il secondo i 200 miliardi della Banca europei per gli investimenti (Bei) a favore delle imprese, cui vanno ad aggiungersi altri 40 miliardi per le piccole aziende. Il terzo punto è il piano Sure della Commissione europea contro la disoccupazione da 100 miliardi per la lotta alla disoccupazione. E il quarto, è il Mes.

 

«E se dalla trattativa il ministro dell'Economia», spiega un'altra fonte di rango, «riuscirà a ridurre al minimo le condizionalità, in quanto l'intervento del Fondo sarebbe legato all'emergenza innescata dall'epidemia, quindi non a uno choc asimmetrico, ma simmetrico uguale per tutti i Paesi, alla fine si potrebbe accettare anche il Mes con gli artigli tagliati.

mark rutte angela merkel jean claude juncker marcelo rebelo de sousa

 

Perché non è possibile dire sì ai primi tre punti e rifiutare il quarto: il pacchetto si accetta tutto insieme, o non si accetta. Del resto in una trattativa qualcosa devi pur concedere».

Senza contare che Conte e Gualtieri, per placare i 5Stelle, oltre a poter dire di aver portato a casa il primo step verso la condivisione del debito con il revovery bond, potranno garantire di non ricorrere al Fondo, tanto più perché sarebbero appena 36 i miliardi a disposizione dell'Italia e l'intervento del Mes scatta esclusivamente su richiesta.

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

In più, la posizione dei grillini si sarebbe ammorbidita: «I vertici del Movimento ormai sono pronti a digerire il Mes, a condizione però che ci sia la garanzia che l'Italia non vi ricorrerà», dicono nell'entourage di Di Maio. In sintesi: «Luigi ha scelto una linea istituzionale, se Conte accetterà la possibile intesa, accetterà pure lui».

 

LA MINACCIA

mark rutte giuseppe conte

Per provare a spingere la Germania ad abbandonare l'Olanda, Conte ha rilasciato una nuova intervista alla tv tedesca Bild. Usando l'arma della persuasione: «Il fallimento dell'Eurogruppo? La delusione non è mia, ma anche dei tedeschi. La Germania non ha vantaggi se l'Europa sprofonda nella recessione. Dobbiamo sviluppare gli strumenti fiscali necessari, non pretendiamo che la Germania e l'Olanda paghino i nostri debiti, ce li siamo sempre pagati da soli». E con una minaccia: «Se l'Europa non sarà all'altezza della sfida, dovremo abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sé...». A Palazzo Chigi sono corsi a precisare: «Conte ha voluto dire che senza eurobond, l'Italia sarà costretta a far fronte all'emergenza con le proprie risorse ma le risposte nazionali rischiano di essere meno efficaci rispetto a un'azione coordinata europea».

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...