urbano cairo

IL CORRIERONE GIRA PAGINA – URBANO CAIRO RICEVE QUALCHE PIZZINO “PESANTE” E ORDINA AL GIORNALE DI STRAMBARE LINEA EDITORIALE: DAL CRIPTOGRILLISMO ALL’ORTODOSSIA ISTITUZIONALE – E CI METTE LA FACCIA CON UN IMBARAZZANTE BOX: “SERVE UN GOVERNO, NIENTE ELEZIONI” – E SCATENA GALLI DELLA LOGGIA CONTRO IL NUOVO TRIO MEDUSA, DI MAIO/SALVINI/RENZI: TRE INCOMPETENTI CHE NON SANNO QUELLO CHE FANNO, AFFASCINATI DALLA POLITICA DOPO LE COMPARSATE GIOVANILI IN TV

 

1 - DI MAIO CHI? CAIRO: INUTILE UN NUOVO VOTO, C’È BISOGNO DI UN GOVERNO

Dal “Corriere della Sera”

 

urbano cairo lilli gruber

«Mi sembra che ci sia una situazione caotica. Non credo che tutto questo invocare elezioni politiche sia la cosa giusta oggi, perché non credo che dalle elezioni possa sortire chissà quale novità rispetto a quello che è stato fatto soltanto due mesi fa». Lo ha detto Urbano Cairo, presidente e ad di Rcs Media Group, a margine del premio «Il bello del calcio» in memoria di Giacinto Facchetti.

 

Invocare elezioni, ha continuato, «è un modo per rimandare un problema che va risolto senza continuare ad andare a votare, ma trovando soluzioni, dei punti comuni realizzabili». Secondo Cairo, «per l' Italia ci vorrebbe semplicemente la capacità di fare le cose con la diligenza del buon padre di famiglia. Per fare questo, se c' è un governo nuovo bene, se no si può andare avanti con l' ordinaria amministrazione».

 

2 - TRE LEADER FRUTTO DEI TEMPI

Ernesto Galli Della Loggia per il “Corriere della Sera”

 

urbano cairo

La situazione politica di un Paese cambia anche perché cambiano gli uomini che ne sono protagonisti, perché cambia il loro modo d' essere, cambiano le loro biografie. È così pure in Italia, dove le personalità di Salvini, Renzi e Di Maio segnano uno stacco deciso rispetto al passato, mostrando biograficamente e antropologicamente significativi tratti comuni.

 

Tanto per cominciare, tutti e tre sono giunti sulla scena dopo il 2013, nel momento cioè della crisi sia del berlusconismo, colpito al cuore dalla crisi dei conti pubblici del 2011, sia del Pd «storico» (per intenderci quello di Bersani & Co con le sue lontane radici «comuniste»), paralizzato dalla «non vittoria» alle elezioni politiche di quell' anno. E proprio perché quelle due crisi contemporanee segnavano in qualche modo la fine di una ventennale fase politica, ai tre sarebbe spettato e spetta tuttora, diciamo così, di fondare la fase successiva, chiamiamola pure quella della terza Repubblica.

 

Se e come in questi giorni e in queste ore essi stiano riuscendo nell' impresa lo lascio giudicare ai lettori. Qui vorrei soffermarmi piuttosto sulle loro caratteristiche personali, che possono forse dirci qualcosa su quella che già oggi è la vita pubblica e politica del nostro Paese e quella che presumibilmente ancora di più sarà domani. Dunque Salvini, Renzi e Di Maio.

Renzi alla Ruota della Fortuna

 

Tra i 32 anni dell' ultimo e i 46 anni del primo, tutti e tre hanno conosciuto o molto giovani o per nulla la prima Repubblica, che pure costituisce tuttora il termine di confronto obbligato, polemico o nostalgico non importa, di moltissime riflessioni sulla democrazia italiana. Ma per essi invece è solo un sentito dire. Figli del vasto ceto medio nazionale, sono ognuno a suo modo frutto del nuovo, sconquassato , sistema scolastico italiano varato dopo gli anni 70: che non a caso è riuscito a convincere di finire gli studi al solo Renzi , unico dei tre, infatti, ad essersi laureato.

 

Ciò che più colpisce della loro biografia successiva è una triade di elementi comuni: innanzi tutto nessuno dei tre si è mai impegnato in una qualche attività precisa e in modo continuativo ( tutti e tre hanno fatto una serie di finti lavori o lavoretti più o meno temporanei ). Nella vita di tutti e tre, infatti, si può dire fin dall' adolescenza, - ed è il secondo elemento in comune - ha cominciato ad avere una parte ragguardevole, sempre più ragguardevole, la politica.

 

UN GIOVANE MATTEO SALVINI A DOPPIO SLALOM

La triade ha avuto esperienza, in sostanza, solo della politica e del suo universo. Condividono infine una terza singolare caratteristica: l' incontro con il mondo dell' intrattenimento televisivo e dello spettacolo. Salvini e Renzi partecipano in qualità di giovani ospiti-concorrenti a trasmissioni televisive di larga audience, mentre Di Maio entra in contatto con il mondo magico della «rete» e con un grande affabulatore della scena come Grillo. Di sicuro un segno dei tempi.

 

C' è ancora una caratteristica in comune tra i tre leader. Nella loro vita di tutti i giorni né Renzi, né Salvini né Di Maio, fatto salvo il tifo per una squadra di calcio, hanno mai prestato attenzione a qualsiasi altra cosa che non fosse la politica o ciò che la riguarda. Nessuno di loro ha un hobby o un interesse particolare. A quello che è dato di sapere e di vedere nulla di ciò che si fa e si agita nel mondo dei libri, degli studi, dell' arte, della scienza, della musica, ad esempio, ha mai riscosso un minimo, reale (insisto: reale) interesse da parte loro.

 

LUIGI DI MAIO

I frutti di tali itinerari biografici li abbiamo sotto gli occhi. Il primo è che per i nostri tre leader - e dunque per l' intero mondo politico, visto che essi ne rappresentano più dei due terzi - le forme del comunicare sembrano di gran lunga più importanti dei contenuti. Evidentemente, assistere da vicino alla perfomance di uno showman come Mike Bongiorno, mettere piede nel fascinoso mondo della tv o avere a che fare tutti i giorni con i «like» e i «vaffa» , sono cose che lasciano il segno; e alla lunga anche qualche annetto de «la Lega ce l' ha duro» di bossiana memoria ha il suo effetto.

 

MATTEO SALVINI E MATTEO RENZI

Si tratta di una scuola che, aggiungendosi all' aria dei tempi, invita irresistibilmente a comunicare soprattutto attraverso la frase ad effetto non più lunga di due righe, attraverso lo slogan incisivo, la battuta. La quale genera fiducia assai più nel potere della parola e dell' apparire, nel potere dell' immagine - nel richiamo della felpa o della camicia bianca, o della cravatta ostentata come simbolo supremo di affidabilità - che non in quello del pensiero.

 

E naturalmente induce a credere che alla fin fine i discorsi siano un' inutile perdita di tempo. E infatti: chi ricorda di aver mai sentito Salvini, Renzi o Di Maio fare un vero discorso, magari condito con quella dose di alta retorica che ascoltiamo qualche volta da certi politici stranieri? Chi li ha mai sentiti sviluppare un argomento qualunque servendosi, diciamo, di almeno una decina di periodi? Il loro parlare non è un ragionare, più che altro è sempre un seguito di affermazioni perentorie: in genere di promesse o di minacce. Con la ovvia conseguenza che dalle loro parole non riesce mai a prender forma qualcosa che assomigli ad un' analisi appena complessa delle necessità del Paese, ad una visione del suo futuro.

 

SALVINI DI MAIO PROVA COSTUME

C' è in tutto questo un ovvio portato dei tempi, l' ho già detto: ma dei tempi interpretati all' italiana e in perfetta sintonia con il modo d' essere delle nuove leadership. Solo in Italia, ad esempio, tra i maggiori Paesi del continente, la comunicazione politica e la discussione pubblica che si svolgono in tv hanno come regola interventi non più lunghi di 45 secondi in uno studio con anche cinque o sei persone che parlano contemporaneamente tra gli incongrui battimani di un pubblico che applaude qualsiasi cosa.

 

Così, a ruota della seconda, dovrebbe nascere in Italia la terza Repubblica: segnando ad opera dei tre homines novi, della loro presenza congiunta, una frattura completa con la prima. Una frattura che non è il distacco solo da quel passato, ciò che avrebbe un senso, ma appare quasi il distacco da ogni passato.

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...