QUANTIFICATO IL BOTTINO: DAL ’94 AD OGGI I PARTITI ITALIANI HANNO INCASSATO 2,2 MILIARDI DI RIMBORSI PUBBLICI, DI CUI SOLO 580 MILIONI SPESI PER L’ATTIVITA’ POLITICA - E IL RESTO? AH, SAPERLO! I PARTITI HANNO DISSIPATO 1,6 MILIARDI DI EURO - LA TV DELLA BRAMBILLA E’ COSTATA 600MILA EURO A FORZA ITALIA - I DS PIGNORATI DALLE BANCHE - QUATTRO MILIONI DALLA MARGHERITA NEL FONDO RISCHI PER IL BUCO DEL QUOTIDIANO “EUROPA”…

Fabio Pavesi per il Sole 24 Ore

La festa (forse) è in parte finita. Il giro di vite deciso sui lucrosi rimborsi elettorali al sistema dei partiti, dovrebbe ristabilire sobrietà nella politica oggi spendacciona. Già perchè per oltre tre lustri gestire un partito in Italia (grande o piccolo non importa) era una sorta di "Albero della Cuccagna". Un business ricco, con pochi rischi e che ha permesso un po' a tutti di crearsi il tesoretto in casa, buono per tutti gli usi, non necessariamente per l'attività politica cioè il core business di quell'impresa particolare che è un partito. I ricavi grazie al perverso meccanismo dei contributi pubblici (5 euro per elettore per ogni anno di legislatura sia politica che regionale che europee) sono stati fino a ieri garantiti e crescenti. Basta spendere il meno possibile per le campagne elettorali e ci si ritrova d'incanto con un mare di denaro liquido.

Contributi per 2,2 miliardi
Così ha funzionato dal '94 a ieri il sistema costato, come ha rivelato la Corte dei Conti, ai cittadini italiani la bellezza di 2,2 miliardi di euro in soli 18 anni. Con una media annua di 120 milioni di euro. Questa la torta dei ricavi garantiti dallo Stato al sistema dei partiti. Nel migliore dei mondi possibili un partito non dovrebbe fare profitti: tanti ricevi dallo Stato tanto dovresti spendere per propagandare le tue idee. E invece eccolo qui l'artificio: per le spese elettorali i partiti hanno impiegato di quei 2,2 miliardi (lo certifica sempre la Corte dei Conti) solo 580 milioni.

Mancano all'appello 1,6 miliardi. Dove sono finiti? In parte si pagano stipendi e affitti, in parte consulenze non meglio specificate contributi ad associazioni. In fondo nessuno ti chiede conto dei giustificativi di spesa. C'entra con la politica? Solo in parte. E i bilanci del 2011 riconfermano il giochino. Il Pd ad esempio ha ricevuto 58 milioni di denaro pubblico nel 2011 e 51 milioni nel 2010. Le spese elettorali vere e proprie l'anno scorso sono state di soli 16 milioni, un terzo del contributo statale. Certo, pesano stipendi per 11 milioni e altri 15 finiscono alle strutture sul territorio. Il Pdl ha incassato 31 milioni dallo Stato (32 milioni nel 2010).

Eppure lo stesso tesoriere del Pdl scrive che le spese elettorali sono diminuite di 11 milioni nel 2011. Ecco la fisarmonica. Nei momenti di crisi puoi ridurre al minimo l'attività, comprimi le spese e metti da parte la cassa. Puoi anche come nel caso del Pdl darti alla beneficenza politica. Ed ecco i 2 milioni girati alle associazioni tra cui i Liberal democratici per il Rinnovamento o l'associazione italiana per la Libertà.

E puoi permetterti di accumulare un piccolo tesoretto. Pd e Pdl avevano liquidità a fine 2011 per 24 milioni ciascuno. La Margherita nonostante le incursioni truffaldine dell'ex tesoriere Lusi aveva cassa per 19 milioni. Sette in meno del 2010. E la gestione Lusi ha lasciato in eredità un disavanzo di 10 milioni con un calo di patrimonio da 25 milioni del 2010 ai 15 milioni del 2011.

Anche la Margherita ha incassato (nel 2010) 12 milioni di rimborsi pubblici. Dove finiscono? Per le campagne elettorali? Non proprio. Quattro milioni sono nel fondo rischi per il buco del quotidiano Europa il cui capitale è azzerato; 5 milioni sono il nuovo fondo rischi per gli organi sociali se verranno chiamati in causa per l'affaire Lusi. L'Idv di Di Pietro ha incassato in due anni 14 milioni di rimborsi pubblici: ne ha spesi per l'attività elettorale solo 7,5.

E il passivo di 6,5 milioni dell'anno scorso non deve preoccupare Di Pietro che ha una discreta cassaforte in casa: 9 milioni di cassa e 35 milioni di patrimonio. Fieno in cascina per gli anni a venire. La Lega è ricca e militante. Conta per 22 milioni sui soldi pubblici, ma i tesserati ne aggiungono 9 di tasca loro. Tutti, compresi i dirigenti. Solo Umberto Bossi non versava nulla nelle casse del partito. La Lega ha patrimonio per 46 milioni e aveva cassa per 32. Poi l'ex tesoriere Belsito ha usato 20 milioni della cassa per i suoi investimenti strampalati in titoli.

Il buco dei Ds e Forza Italia
Ma il dramma della politica che prende denari dallo Stato e fa poi quel che vuole con i soldi pubblici è nel bilancio (l'ultimo) dei Ds e Forza Italia. Il partito-azienda aveva Silvio come banca d'appoggio. Provvedeva lui ai 61 milioni di debiti, al buco patrimoniale di 42 milioni con una mega-fidejussione da 177 milioni per coprire crediti per 123 milioni. Per i Ds provvedevano invece le banche che si sono ritrovate creditori a perdere per 150 milioni con pignoramenti sui futuri rimborsi elettorali. Mentre i Ds mettevano al sicuro gli immobili sotto il cappello delle Fondazioni. Un partito che ha chiuso la sua carriera con un buco patrimoniale di ben 145 milioni. Nonostante i ricchi e copiosi rimborsi dallo Stato. La politica sprecona è in questa amara fotografia.


2-I casi: il buco della tv di Maria Vittoria Brambilla coperto da Forza Italia
Quando ricevi soldi pubblici senza doverne giustificare il loro impiego tutto è possibile. Puoi spenderli male, erogarli a chi vuoi. Farne l'uso che credi. Come l'avventura della «TV della Libertà», la creatura televisiva dell'ex ministro Maria Vittoria Brambilla durata lo spazio di un mattino e che ha lasciato le macerie dietro di sé. Solo nel 2011 Forza Italia ha destinato 600mila euro a copertura delle perdite della televisione dei circoli del partito. E che dire dei militanti del Pdl che nel 2011 hanno contribuito con 13 milioni alle entrare del partito, mentre parlamentari e consiglieri regionali sono morosi verso lo stesso partito per 4,6 milioni? I semplici militanti pagano, la casta degli eletti no.

E le somme ingenti versate dai Democratici di Sinistra per ripianare il buco patrimoniale da 52 milioni per le partecipate editoriali del partito costate solo nel 2011 8 milioni di svalutazioni? Le paga il partito, ma di fatto lo pagano i contributi pubblici. E come si fa del resto ad accumulare debiti con le banche per 150 milioni (sempre i Ds) e con gli istituti di credito costretti a pignorare i rimborsi elettorali pur di avere indietro i propri quattrini?

E ancora: non è chiaro perchè il Pdl versa ad Angelino Alfano un contributo di 61mila euro a «sostegno della sua attività di comunicazione»; o perchè ha garantito un bonifico bancario da 75mila euro a favore della Carfagna giustificato tra le «iniziative per accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica».

Piccole cose certo, ma che forse in un bilancio "pubblico" andrebbero spiegate meglio. Poi ci sono le grandi malversazioni quali quella di Lusi che avrebbe sottratto alla Margherita svariati milioni di euro. O quella di Belsito il tesoriere della Lega che pagava la Bossi family, mentre lo stesso Umberto Bossi era l'unico tra i vertici della Lega a non contribuire finanziariamente al partito. L'elenco è lungo, ma un fatto è certo. Non puoi continuare a erogare rimborsi pubblici a fronte di spese non ancora avvenute. Andrebbe capovolto il sistema: prima spendi, poi si verifica l'attinenza della spesa con l'attività politica e solo allora i cittadini possono rimborsarti. Un cambio di rotta copernicano. Troppo per la politica italiana? Forse sì.

 

FRANCESCO BELSITO luigi lusi Ugo SposettiBERLUSCONI E ALFANOANGELINO ALFANO E SILVIO BERLUSCONI MARIA VITTORIA BRAMBILLA MARIA VITTORIA BRAMBILLA ANTONIO DI PIETROANTONIO DI PIETRO antonio di pietro idv

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ACCIDENTALE: È STATO POSSIBILE SOLO GRAZIE ALL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, MA LA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE MELONI NELLA CHIAMATA CON I "VOLENTEROSI" MACRON, STARMER E MERZ  – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DAI GIORNALI DI DESTRA E DAL “CORRIERE”: ALL’ORIZZONTE NON C’È ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE IN UCRAINA, NÉ LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO PRO-KIEV. È LA MELONI A ESSERSI CHIAMATA FUORI PER EVITARE GUAI CON SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…