DE-LUSI E ABBANDONATI - IERI IN SENATO SI È CONSUMATA LA TRAGEDIA DEL LADRONE LUSI, LA PRIMA VITTIMA CHE IL SENATO HA SACRIFICATO PER CERCARE DI SALVARE SÉ STESSO DAI FORCONI DELL’ANTIPOLITICA: “SE NON CI FOSSE GRILLO, LUSI SAREBBE LIBERO” - DURANTE IL SUO DISCORSO, PRIMA DI ENTRARE A REBIBBIA, IL PARA-TESORIERE HA CONTINUATO A FARE IL PARAGURU: “COM’È POSSIBILE CHE NESSUNO NEL MIO PARTITO SAPESSE NIENTE?” - SEMPLICE: SEI STATO ABILE A RUBARE PER COMPRARTI CASE E VILLE...

1 - SE...
Jena per "la Stampa" - Diciamoci la verità: se non ci fosse Grillo, Lusi sarebbe libero.

2 - IL PRIMO A PAGARE NEL PALAZZO RIDOTTO A CITTADELLA ASSEDIATA...
Federico Geremicca per "la Stampa"

Da qualcuno bisognava cominciare. Magari ti puoi chiedere perché Lusi sì e Belsito no, per dire. Oppure perché no il Trota. Ma da qualcuno bisognava cominciare. E in faccende così, in genere, si comincia dai tesorieri. Anche Tangentopoli - iniziata per caso con Mario Chiesa, il «mariuolo» - si mostrò per quel che era grazie ai tesorieri: e Severino Citaristi, storico e mite custode delle casse Dc, settantadue avvisi di garanzia e un arresto (giusto nel giugno di 18 anni fa) ne divenne infatti il simbolo. Stavolta tocca a Luigi Lusi, un'infanzia da scout e una faccia da allegrone.

Lusi è accusato di aver sottratto per "suo beneficio" oltre 22 milioni di euro dalla cassaforte della Margherita, nei dieci anni in cui ne è stato tesoriere. Ieri sera, qualche istante prima delle 20,30 - in una calura che ancora toglieva il fiato, e con la stessa grisaglia che aveva un'ora prima al Senato - Luigi Lusi è entrato nel carcere di Rebibbia.

Aveva salutato moglie e figli prima di recarsi a Palazzo Madama: e per evitare tragedie a casa si è costituito, prendendo di sorpresa perfino gli inquirenti. Ha dovuto attendere un po' che uomini della Guardia di Finanza arrivassero e gli notificassero l'ordinanza di custodia cautelare: poi gli hanno preso le impronte digitali, lo hanno fotografato di fronte e di profilo, e lo hanno condotto nella cella che gli era stata preparata.

Nell'aula del Senato, un paio di ore prima, aveva parlato senza lasciarsi mai andare alla retorica, a una frase pietosa o a cose del tipo "Ho un onore da difendere". Quel che gli premeva difendere era la logica: com'è possibile che nessuno al vertice del mio partito sapesse niente, si accorgesse di niente, sospettasse di niente, tanto che ora tocca solo a me rispondere di tutto questo?

E difendeva la legittimità di un cattivo pensiero: mi hanno indagato a marzo per appropriazione indebita, ma per potermi arrestare ci hanno aggiunto a maggio l'associazione a delinquere, vi pare normale tutto ciò? Poi, affinché buon intenditor intenda, un lungo richiamare «patti fiduciari disconosciuti», «comune assenso nella gestione dei flussi finanziari», «rapporti di fiducia ora messi in discussione»...

Non c'è stato niente da fare. E diciamo pure che ci vuole una discreta sfortuna a finire - inaspettatamente - nella parte di «agnello sacrificale». Tra i pochi a dire no all'arresto di Lusi (il Pdl ha pilatescamente deciso di non votare...) si sono infatti distinti i nomi dei senatori Sergio De Gregorio, Alberto Tedesco e Marcello Dell'Utri, che agnelli sacrificali non lo sono diventati per un pelo. Altri tempi, anche se alcuni casi sono recentissimi.

Quello di Luigi Lusi, infatti, è senza alcun dubbio il primo arresto - se possiamo dir così - dell'«era Grillo». Ieri, al Senato, se ne mormorava nervosamente alla buvette. E qualcuno parlava addirittura di «effetto Grillo»: proprio come una ventina di anni fa si temeva quello di Di Pietro.

L'«effetto Grillo» sarebbe il punto di caduta, la trasformazione dallo stato gassoso a quello solido, di un discredito e di una sfiducia - nei confronti della politica quasi tout court - che vengono da molto lontano. Ora, però, quei sentimenti si sono trasformati in rabbia, hanno trovato un volto attraverso il quale rappresentarsi ed ogni difesa, ogni argine - nell'accerchiatissima cittadella politica - è ormai impossibile. «Se il Senato non vota per l'arresto, si rischia che la gente venga qui con i forconi», aveva avvisato Rutelli; «Dobbiamo evitare il linciaggio», aveva concordato qualcun altro. Ieri, a voto di condanna espresso, Enzo Carra - storico portavoce di Arnaldo Forlani, arrestato a sua volta, uno insomma che sa di che parla - ha tradotto il tutto in un'immagine spietata e melanconica: «Il Senato ha votato contro il suo Schettino: un uomo solo muoia perché tutti gli altri vivano».

Dunque, da qualcuno bisognava cominciare: e al Senato hanno deciso di cominciare da Luigi Lusi. Che naturalmente se lo merita per gli spaghettini al caviale, le ville, le case e le vacanze lussuose: tutte naturalmente a spese della Margherita - secondo le accuse - e cioè a spese nostre, o almeno di quelli che pagano le tasse. Il problema, per qualcuno, potrebbe consistere nel fatto che - dopo che hanno cominciato loro - adesso possa cominciare lui, Lusi: uno che avrà pure la faccia da allegrone ma non sembra disposto a portare la croce da solo, a trasformarsi - insomma - nel Primo Greganti del terzo millennio.

Già nell'aula del Senato (discorso dattiloscritto, quindi a lungo preparato) aveva fatto intendere che - Grillo o non Grillo - nessuno poteva giocare a fare Alice nel paese delle meraviglie: «Non si è mai visto un gruppo dirigente disconoscere ordinarie modalità gestionali». «E quante telefonate da Rutelli per sottrarre firme alla richiesta di voto segreto». «Qualcuno, in quest'aula, è in evidente conflitto d'interessi: e per correttezza dovrebbe non votare». Poi una obliqua citazione: «Come scrive il poeta, cos'è un ricordo? Niente, non puoi vederlo, non puoi toccarlo. Eppure, non puoi cancellarlo...».

Ricorda qualcosa Luigi Lusi? E' questo quel che gli viene chiesto fuori dall'aula, a sentenza ormai emessa. Ha detto ai magistrati tutto quel che sapeva? Prima di rispondere, si concede - fedele al personaggio - una battuta: «Sapete ora dove devo andare... Fatemi andare, altrimenti diranno che sto facendo altri otto viaggi alle Bahamas». Poi però risponde: «No, non ho detto tutto. Ci sono una marea di approfondimenti che, se i giudici vogliono, sono disposto a fare». Ognuno la può intendere come vuole. Il sospetto è che non pochi, però, la stiano intendendo assai male...

 

luigi lusi luigi lusi LUIGI LUSI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SUL SUO ARRESTO jpegLUIGI LUSILuigi LusiFRANCESCO RUTELLI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SULLARRESTO DI LUIGI LUSI jpegLUIGI LUSI IN PROCURA jpegSergio de gregorioFRANCESCO RUTELLI E LUIGI LUSIALBERTO TEDESCO SCHIFANI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SULLARRESTO DI LUSI jpegMARCELLO DELLUTRI ri13 enzo carra

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2027 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...