LE DIMISSIONI POSSONO ATTENDERE? – VISTO COM’E’ MALCONCIO RENZI, TUTTI DICONO CHE NAPOLITANO MOLLERA’ AI PRIMI DEL 2015. “IL FATTO” INVECE LO ASSICURA SUL COLLE PER ALTRI 12 MESI FINO AL CIN CIN PER I 90 ANNI

Fabrizio d’Esposito per il “Fatto quotidiano

 

NAPOLITANO  QUIRINALE  NAPOLITANO QUIRINALE

È successo, raccontano, la settimana scorsa, a cavallo del discorso del Ventaglio in cui ha affrontato, per l’ennesima volta, il tema delle sue dimissioni. Giorgio Napolitano, con molta discrezione, è tornato a Palazzo Giustiniani per un sopralluogo al suo futuro studio da presidente emerito della Repubblica. Ottantanove anni compiuti a fine giugno, nel giorno che celebra i santi Pietro e Paolo, il 29, il capo dello Stato ha voluto mantenere alta la sua fama di gran pignolo e ha visitato di persona la sua prossima sede di lavoro. Per un Senato che muore, c’è già il primo parlamentare a vita che si prepara.

 

L’INCONTRO CON SCHIFANI E IL TORMENTONE DELL’ADDIO

A Palazzo Giustiniani, Napolitano ha incrociato l’ex berlusconiano Renato Schifani, oggi nell’alfaniano Ncd, che lì ha il suo ufficio in quanto ex presidente di Palazzo Madama. Così la notizia dell’incontro tra i due si è sparsa, alimentando nuove voci e nuovi scenari sulla data delle dimissioni di Re Giorgio.

PalazzoQuirinale D PalazzoQuirinale D

 

Un tormentone che lo stesso Napolitano aveva tentato di stoppare nella parte finale del suo intervento alla cerimonia con i giornalisti, il 22 luglio scorso al Quirinale: “Si tende a omettere l’altra riserva da me più volte richiamata, relativa alla sostenibilità, dal punto di vista delle mie forze, di un pesante carico di doveri e funzioni. E quest’ultima è una valutazione che appartiene solo a me stesso, sulla base di dati obbiettivi che hanno a che vedere con la mia età, a voi ben nota. Ma – ve lo ripeto – non esercitatevi in premature e poco fondate ipotesi e previsioni”.

 

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

In ogni caso, il capo dello Stato aveva comunque fornito una scadenza: “Io sono concentrato sull’oggi: e ho innanzitutto ritenuto opportuno e necessario garantire la continuità ai vertici dello Stato nella fase così impegnativa del semestre italiano di presidenza europea”. Ossia fino alla fine dell’anno. Le cose stanno davvero così?

 

L’ALLARME DI FORMICA E LE CRITICHE DI SCALFARI

A complicare il percorso immaginato da Napolitano è però la battaglia in corso al Senato sulla riforma istituzionale. Il segnale più evidente è arrivato da Rino Formica, antico socialista e amico del presidente della Repubblica, che al Fatto, intervistato da Carlo Tecce, ha detto che il percorso del ddl costituzionale iberna di fatto Napolitano al Quirinale. Altro che dimissioni a gennaio.

 

NAPOLITANO VENTAGLIONAPOLITANO VENTAGLIO

Dopo l’approvazione in prima lettura al Senato, tra agosto e settembre, “si apre un anno bianco, il Quirinale non potrebbe sciogliere le Camere e Napolitano non si potrebbe dimettere. A un uomo di 89 anni è richiesto uno sforzo enorme, un sacrificio”. Parole chiarissime. Il Fatto ha interpellato un altro amico storico del capo dello Stato, Emanuele Macaluso, ma questi dopo un giorno di riflessione ci ha risposto: “Con voi non parlo più, state conducendo una campagna vergognosa, siete un giornale egemonizzato dalla destra”.

 

A questo punto torna utile leggere quanto scritto da Eugenio Scalfari domenica scorsa su Repubblica. Anche il Fondatore frequenta il Quirinale e fonti attentissime di Pd e FI riferiscono che “Napolitano condivide alcune critiche mosse da Scalfari sul metodo muscolare di Renzi”. Di qui, “l’attuale nervosismo del capo dello Stato sulle regole di ingaggio imposte dal premier”.

 

Rino Formica Rino Formica

IL PESO DELL’ETÀ E LA CORSA CONTRO IL TEMPO

Dove possa sfociare “il nervosismo” di Napolitano contro Renzi è impossibile prevederlo. L’uomo del Colle ha sempre avuto la stella polare del realismo e del gradualismo e in tre anni ha gestito tre premier diversi, non eletti: Monti, Letta e lo stesso Renzi. Stavolta però c’è una variabile nuova. Le forze e l’età del presidente, richiamate nel discorso del 22 luglio scorso, che di fatto trasformano, per Napolitano, il percorso delle riforme in una corsa contro il tempo.

 

È sempre Formica a dare una scadenza nuova: “Deve affrontare ancora un anno”. Da gennaio 2015 si arriva a luglio, dopo il novantesimo compleanno del capo dello Stato. Tutto torna, calcoli alla mano. E secondo autorevoli interpretazioni pervenute a noi, il messaggio sottinteso alle frasi di Formica è questo: dopo l’eventuale approvazione della riforma Boschi non può che esserci lo scioglimento del Parlamento.

 

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

IL CALENDARIO DEL 2015 E LO SCIOGLIMENTO

Ecco il calendario ipotizzato: a settembre passa la prima lettura al Senato (quella in corso), a ottobre la seconda alla Camera, a dicembre la terza a Palazzo Madama, a gennaio la quarta e ultima a Montecitorio. Poi i tre mesi per il referendum confermativo, ad aprile. In caso di esito positivo, Napolitano scioglierebbe le Camere e le elezioni farebbero nascere la nuova Repubblica del Nazareno, tra maggio e giugno.

 

Palazzo ChigiPalazzo ChigiRENZI AFFACCIATO ALLA FINESTRA DI PALAZZO CHIGI IN MAGLIETTA BIANCARENZI AFFACCIATO ALLA FINESTRA DI PALAZZO CHIGI IN MAGLIETTA BIANCA

Le sue dimissioni dal Quirinale sarebbero contestuali (che senso avrebbe eleggere il successore di Napolitano a gennaio, con la vecchia Costituzione?). Un mese per insediare i nuovi organi e si arriverebbe così a luglio per eleggere il nuovo capo dello Stato. Se invece il referendum dovesse bocciare la riforma, Napolitano avrebbe due alternative: lasciare Renzi a Palazzo Chigi e dimettersi, oppure sostituirlo e dimettersi comunque. Lo scenario è questo. Altro che i mille giorni di Renzi.

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” – VIDEO

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…