quirico pace guerra pacifisti

DOVE SONO FINITI I PACIFISTI? - DOMENICO QUIRICO BACCHETTA ARTISTI, BLOGGER E INFLUENCER "DE SINISTRA" CHE SE NE STANNO ALLEGRAMENTE FOTTENDO DEL CONFLITTO TRA RUSSIA E UCRAINA: "NIENTE, SILENZIO, STRADE VUOTE, SLOGAN E MARCE VIRTUOSE NEPPURE ABBOZZATE. ATTORI, REGISTI, IL POP E IL ROCK IN SERVIZIO PERMANENTE EFFETTIVO PER TUTTE LE BUONE CAUSE, CARESTIE, VIOLAZIONI DI DIRITTI DELLE MINORANZE, LE DIFFERENZE CALPESTATE, I BAMBINI SOLDATO, LE DONNE AFGHANE, IL PIANETA UCCISO E DERELITTO DA AVIDITÀ E RISCALDAMENTI? NON SI È VISTO NESSUNO"

Domenico Quirico per "La Stampa"

 

DOMENICO QUIRICO

Ma dove sono finiti i pacifisti, i fustigatori, sacrosanti, delle fandonie di politici e stati maggiori (e non si può dire che nel caso Ucraina siano mancate, anzi), le grida e i furori e le elevazioni giustamente evangeliche di quelli che proclamavano all'infinito che la pace è bene e la guerra è male, così il problema è risolto ancor prima di porlo?

 

Che il puro impiego della forza non dà né vincitori né vinti. Spariti, liquefatti, scomparsi, impalpabili questi Ingenui, meravigliosi e indispensabili. Eppure nel congelato scacchiere del Donbass si affrontano e minacciano non i soliti trabiccoli meccanici e tecnologici delle piccole guerre, che pure bastano a ben pianificate apocalissi.

 

PUTIN E BIDEN

Sono in campo, abbaianti, i due maggiori detentori della Bomba e dei missili che la trasportano, i due fuoriclasse dell'arte di annientare, Stati Uniti e Russia. Insomma: una svista, un provocatore di malevolo ingegno, una smemoratezza per vedere nel centro dell'Europa i mille soli della ultima alba nucleare e palpare l'Assoluto.

 

DOMENICO QUIRICO

Fantascienza? D'accordo: ma non sottovalutiamo che per un'ecatombe bastano anche mezzi più banali. Il machete recentemente ha dimostrato di essere sufficiente per battere tutti i record di genocidio. Insomma tra il migliore dei mondi possibili, il nostro, e il cimitero corre solo lo spazio che divide una terra innevata e congelata.

 

JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN MEME

Eppure: niente, silenzio, strade vuote, slogan e marce virtuose neppure abbozzate in qualche vicolo. Una possibile Hiroshima due evidentemente non interessa, la controprova che nel 2021 la coesistenza pacifica è a pezzettini non basta a smuovere, se non le coscienze, almeno la paura.

 

Li ricordate i cortei infervorati e oceanici contro la guerra che è sempre e comunque un errore? Gli studenti che marciavano per la pace con gli slogan ritmati le canzoni gli striscioni immaginifici e irriverenti contro i politicanti ottusi e irresponsabili? Qualche corteo di giovani in questi giorni si è dipanato, per un attimo ci siamo illusi. Ma erano contro la seconda materia scritta agli esami di maturità.

 

quirico e bonino

Ucraina? Noi non abbiamo visto niente noi non c'entriamo per niente. E le veglie di preghiera per la pace, le sere delle parrocchie di paese e delle cattedrali illuminate dalle candele, San Francesco La Pira la pacem in terris eccetera eccetera? Qualche parola del Papa, una iniziativa di Sant'Egidio: bene ma pochino, una volta si sarebbe detto il minimo sindacale.

 

Ci vuol ben altro per chi ha proclamato santamente che la guerra è fuori dalla morale. E gli intellettuali, gli scrittori, i poeti? I manifesti contro la guerra con le firme talmente fitte che diventavano lenzuolo terapeutico: per la ragione, il diritto contro la follia dei litigiosi, degli attaccabrighe intossicati da vecchi veleni nazionalismi imperialismo? Neanche una firma, eppure c'era tempo, i giochi di guerra durano da settimane.

 

PACIFISTI

Non uno di costoro che ponesse domande socratiche e inaggirabili: tu che cosa hai da difendere? E tu cosa pretendi? Cosa c'è di non negoziabile che vale più di una vita? Compito esaltante degli intellettuali non è forse estrarre da ogni cosa il suo valore? E che cosa lo impone più del rischio di una guerra? Gli artisti, poi che delusione! Attori, registi, il pop e il rock in servizio permanente effettivo per tutte le Buone Cause, carestie, violazioni di diritti delle minoranze, le differenze calpestate, i bambini soldato, le donne afghane, il pianeta ucciso e derelitto da avidità e riscaldamenti? Non si è visto nessuno. Una canzone un remake anni Sessanta...

 

 

martin luther king 2

Nemmeno a Sanremo, assurto a ricapitolazione kantiana di tutto il Bene della terra, uno spazietto per deprecare la possibile guerra ucraina. Un influencer pacifista: ecco, confessiamolo, ci abbiamo sperato. Con i milioni di contatti avrebbe allestito, in un attimo, un movimento per la distensione che nemmeno partiti sindacati perfino Martin Luther King e Madre Teresa di Calcutta... Distratti, fuori sede, assenti.

 

Silenti anche i politici italiani dal fiuto fine, quelli che sanno che una dichiarazione responsabile, invitare «quelli che decidono» ad abbassare i toni bellicosi, vale un titolo di giornale e fa curriculum. Uno, uno solo che gridasse: viva la pace. Semmai si registrano quelli che spaziando in voli geopolitici e spiegando questo e quello dell'ex impero sovietico come se amministrassero loro Karchov o Sebastopoli suggeriscono un mediocre paralogismo compensatorio: lasciateci in pace.

 

tensione russia ucraina

Non hanno nemmeno giocato, e questo sorprende ancor più, il nostro vecchio gioco italiano, quello della «politica interna mondiale» per cui ogni crisi planetaria diventa un pretesto per perdersi in conti da azzeccagarbugli nostrani. Tutti hanno tergiversato. Come se la guerra alla pandemia (audace metafora che ci ha imbottito i cervelli da due anni) impedisse di vedere altri guai e tragedie. E no! Scusate una guerra per volta ci basta, non possiamo accollarci anche il problema delle frontiere della Nato e dove vuole andare l'Ucraina.

 

tensione russa ucraina 11

Marce tafferugli guerriglia urbana da Parigi a Catanzaro ci sono stati ma non erano pacifisti esasperati, erano gli ottusi stregoni del no vax, gli unici ormai in Europa a saper montare un corteo. Mettono nostalgia i pacefondai degli euromissili e, per venire a tempi più recenti, della guerra irachena.

 

Adesso si preferisce di fronte al pericolo chiudere gli occhi, tapparsi le orecchie, trattenere il respiro, far finta di niente: tutto finirà bene tanto sono solo animazioni per controllare le reazioni dell'avversario quelli giocano a risiko... e avanti con i racconti delle fate geopolitiche e le profezie degli analisti Nostradamus: Putin ha paura e cerca un modo di scamparla... Biden era già vecchio ai tempi di Breznev, sa che con i missili bisogna non farsi male perché non c'è rimedio.

 

tensione russia ucraina 18

Con un po' di malizia si potrebbe dire che hanno dichiarato forfait nel frattempo gli annunciatori di apocalissi, gli ayatollah della pace che scendevano in strada soprattutto se aggressioni e missili capaci di lanciare megatoni all'ingrosso si potevano metter sul conto del «grande satana americano», gli altri erano «difensivi» e «rivoluzionari». Si viveva insomma con una morale di rendita: «Usa go home».

 

Dopo Bush, mettendo Trump tra parentesi, a Washington son tutti buoni. Con la fine della Guerra fredda anche la pace sembra diventata una causa scaduta come uno yogurt. E a quelli che un tempo contro-gridavano che l'orso sovietico voleva inghiottire il mondo, beh quelli trovano affascinante il sogghigno enigmatico di Putin.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…