CHI È IL CONSIGLIERE DI NAZARBAYEV? TONY BLAIR! - ALL’EX PREMIER, 8 MLN DI STERLINE L’ANNO PER FARE IL CONSULENTE DI UN DITTATORE RIVERITO DA TUTTI, DA OBAMA A CAMERON

Da "Il Foglio"

In principio c'era Gerard Schröder, il cancelliere di Berlino che ha rinunciato agli incarichi in patria per accettarne uno un po' più oscuro, ma decisamente ricco, alla corte di Vladimir Putin: nel 2006 è diventato il presidente della società incaricata di costruire, per conto di Gazprom, il gasdotto che avrebbe collegato la Germania ai giacimenti russi, un progetto miliardario terminato cinque anni più tardi, nel novembre del 2011, quando decine di ministri russi, tedeschi e francesi si sono incontrati a Lubmin, sulle coste del mar Baltico, per l'inaugurazione.

E Schröder è stato solo il primo fra i grandi vecchi della nomenclatura europea a cominciare una nuova vita fra i palazzi e gli stucchi di Mosca: in città gli inverni sono lunghi e freddi, ma a quanto pare i benefici non mancano.

Con Schröder ne sono arrivati altri, l'ultimo in ordine di tempo è Dominique Strauss-Kahn, l'ex direttore del Fondo monetario internazionale noto soprattutto per le accuse (poi cadute nel nulla) di violenza sessuale a Nafissatou Diallo, cameriera al Sofitel di New York. DSK occupa da pochi giorni una poltrona nel board della Banca russa per lo sviluppo regionale (Vbrr), un istituto di credito che appartiene al colosso del petrolio Rosneft.

Strauss-Kahn, a dire il vero, non è stato una prima scelta. Rosneft è una società pubblica, il 75 per cento delle azioni appartiene allo stato, e si muove sul mercato come se fosse un esercito. Quest'anno ha chiuso una serie di accordi e acquisizioni che le hanno permesso di diventare la più grande compagnia al mondo nel settore del petrolio, compreso l'affare da 55 miliardi con gli inglesi di Bp.

Il suo presidente si chiama Igor Sechin, ha seduto a lungo al fianco di Putin come ministro dell'Energia, ha trattato faccia a faccia per anni con i paesi dell'Opec per conto del governo russo, e prima ancora è stato agente dei servizi segreti. Ora Sechin vorrebbe una grande banca per gestire i conti e i trasferimenti legati a Rosneft, ed è per questo che negli ultimi mesi ha dato la caccia ad alcuni fra i migliori esperti della finanza globale.

Ci ha provato con Walid Chammah, ex capo delle operazioni a Morgan Stanley, che è arrivato a Mosca in primavera e si è messo al lavoro su Vbrr, ma ha lasciato la scorsa settimana per ragioni che nessuno ancora conosce. Lo stesso hanno fatto altri due tecnici strappati a Morgan Stanley a suon di rubli, Elena Titova e Rair Simonyan, che sono partiti insieme con Chammah (anche in questo caso non ci sono comunicati o commenti ufficiali sul motivo delle dimissioni). Di quel team è rimasto soltanto Sviatoslav Slavinski, l'ingegnere dell'accordo fra Rosneft e Bp, oggi alla guida di Vbrr.

Quindi è venuto il momento di DSK, che forse era già pronto al buen retiro dalla vita pubblica dopo le disavventure giudiziarie, ma che evidentemente gode ancora di grande stima a Mosca. Il suo arrivo in Russia è meno discusso rispetto a quello di Schröder, se non altro perché DSK non ricopriva alcun incarico nell'amministrazione francese al momento di accettare l'invito di Rosneft.

A Berlino la scelta dell'ex cancelliere è ancora al centro di polemiche abbastanza velenose: venne, infatti, pochi mesi dopo il via libera al prestito da un miliardo di euro che il governo tedesco decise di concedere a Gazprom. Forse i dubbi dei tedeschi vengono anche da certe dichiarazioni di Schröder, che con il tempo s'è fatto sempre più filorusso. Come quando ha definito Putin un "impeccabile democratico", o per le accuse lanciate "all'occidente" nei giorni della guerra in Georgia e in quelli dell'indipendenza del Kosovo.

Ma in passato i russi hanno cercato i manager per le loro compagnie anche in Italia. Nel 2008, per esempio, hanno proposto a Romano Prodi di prendere la guida del consorzio South Stream, un altro maxi progetto per portare il gas della Siberia in Europa, questa volta attraverso il mar Nero e i Balcani. La trattativa è stata breve e non ha avuto successo: Prodi ha rifiutato lo stesso giorno in cui i russi hanno reso pubblica la loro proposta, quella poltrona è rimasta di fatto vuota, ma i lavori per il gasdotto partiranno presto, probabilmente nel secondo trimestre del 2014.

Non cercano soltanto burocrati
Sarebbe sbagliato pensare che a Mosca cerchino soltanto burocrati sessantenni con la passione per la socialdemocrazia: c'è un altro genere di ospiti che merita onori enormi e reportage alla tv di stato ed è quello degli occidentali stanchi. Come l'attore francese Gérard Depardieu, che ha cominciato una battaglia per la libertà fiscale contro il governo francese e ha trovato rifugio proprio in Russia, fra Mosca e Grozny, la capitale della Cecenia, dove si vede spesso con il presidente Ramzan Kadyrov.

Depardieu ha ricevuto all'inizio dell'anno il passaporto russo, e con quello sono venuti un appartamento nella cittadina di Saransk, a seicento chilometri dalla capitale, molti ruoli da protagonista in fiction girate nelle compagne di Mosca e la possibilità di pagare soltanto il 13 per cento di tasse.

Ma il caso di questi giorni è quello di Edward Snowden, l'ex contractor dell'intelligence americana al centro di un intrigo che coinvolge la Casa Bianca e riguarda documenti sottratti all'Nsa, l'agenzia per la sicurezza americana. L'uomo si trova da tre settimane nella zona di transito di un aeroporto di Mosca, è senza un passaporto valido e ha deciso di chiedere asilo politico alla Russia (anche se la sua domanda non è ancora stata inoltrata) in attesa di volare in Sudamerica.

Sulle sorti di Snowden si scontrano gli uomini del presidente americano, Barack Obama, e i diplomatici di Putin, che sembra volergli concedere l'asilo. Per Putin, dopotutto, non c'è grande differenza fra la Russia e l'occidente: tutti cercano l'affare della vita, qualcuno riesce e altri falliscono, ogni tanto il governo si prende la briga di spiare i cittadini. Insomma, vivere all'ombra del Cremlino non è poi così male, e Snowden potrebbe diventare un giorno il nuovo testimonial di questa sua stramba campagna di marketing.

Al club dei leader europei che fanno affari nel selvaggio est si aggiunge l'ex premier britannico Tony Blair, che nel 2009 ha ottenuto 90.000 sterline per una conferenza di 20 minuti in Azerbaijan e dal 2011 detiene un sugoso contratto di consulenza da 8 milioni di sterline all'anno con il dittatore kazaco Nursultan Nazarbayev. Per una cifra modica, Blair dà consigli a Nazarbayev "su questioni legate alla politica e all'economia". Una definizione sufficientemente vaga da far dire ai detrattori dell'ex premier di essere il paravento di un governo duramente criticato in tutto il mondo per le sue violazioni dei diritti umani.

 

 

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