EVASIONE FISCALE 2.0 - LA FRANCIA GUIDA LA CROCIATA EUROPEA CONTRO I GIGANTI DEL WEB

Stefano Montefiori per "Corriere della Sera"

Dopo la difesa dell'eccezione culturale la Francia comincia una nuova battaglia, quella per costringere i giganti del web - Google, Amazon, Apple, Microsoft e Facebook - a pagare più tasse in Europa. Secondo il rapporto consegnato al governo dalla «Federazione francese delle telecomunicazioni», nel 2011 le aziende americane hanno pagato in Francia un totale di 37,5 milioni di euro, dichiarando solo attività di marketing o comunicazione. Senza l'«ottimizzazione fiscale» permessa da Lussemburgo e Irlanda, avrebbero dovuto versare 830 milioni, ossia 22 volte di più. E il caso della Francia è simile a quello degli altri grandi Paesi europei.

Il ministro francese per l'Economia digitale Fleur Pellerin ha quindi organizzato per martedì 24 settembre a Parigi un mini-vertice informale con altri sette Stati: Italia (rappresentata dal viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda), Germania, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Ungheria e Belgio, per cominciare ad affrontare una questione che sarà al centro del Consiglio europeo sul digitale del 24 e 25 ottobre, e poi della riunione dei capi di governo del febbraio 2014, dedicata alla reindustrializzazione dell'Europa.

La mossa del ministro Pellerin (40enne nata a Seul e adottata da genitori francesi) arriva dopo che il «Consiglio nazionale del digitale» ha sconsigliato al governo di Parigi di adottare una ventilata «tassa nazionale su Internet», che avrebbe reso ancora più difficile la competizione delle aziende francesi con il resto del mondo, suggerendo invece di rivolgersi ai mercati internazionali per trovare nuove risorse a favore dello sviluppo digitale.

L'iniziativa della Francia, come da tradizione, sembra quindi mescolare esigenze pratiche - aumentare gli introiti del fisco senza spremere ancora i propri cittadini - e grandi proclami ideali, come questo del ministro Pellerin a Libération: «Sono le grandi piattaforme a dettare legge sulla Rete.

Apple, Google, Facebook e Amazon sono i conglomerati del XXI secolo, che organizzano la nuova economia a loro vantaggio. Se non fissiamo delle regole, tutto l'ecosistema dell'innovazione è in pericolo. È urgente costruire dei campioni europei del digitale». E ancora «L'Europa del digitale è una sfida vitale per la nostra economia, i nostri posti di lavoro, la nostra sovranità».

La «risposta europea» (per non dire francese) a Google è un'ossessione di Parigi sin dai tempi del fallimentare motore di ricerca «Quaero», lanciato con grande uso di energie e retorica dal presidente Jacques Chirac nel 2005 e subito naufragato. Difficile applicare il neo-colbertismo all'economia digitale, ma questa sembra ancora l'impostazione di fondo.

Il ministro Pellerin lancia accuse contro il gigante YouTube in difesa del piccolo campione nazionale francese Dailymotion, che però non riuscirà certo a resistere per decreto governativo. Sotto il manto ideologico, resta la questione più concreta di considerare se l'Europa possa permettersi paradisi fiscali - Lussemburgo e Irlanda - in casa propria, che permettono ai grandi gruppi americani di pagare tasse irrisorie.

La Francia propone quindi di mettere allo studio un sistema fiscale che obblighi Google e colleghi a pagare le tasse direttamente nel Paese dove sono generati i loro ricavi. Nel vertice di ottobre Parigi proporrà poi la creazione di un'Autorità continentale, con il potere di intervenire direttamente a difesa delle aziende europee in caso di abusi da parte dei colossi americani.

Un'altra misura allo studio, e che la campionessa della «sovranità digitale» Pellerin sottoporrà martedì al giudizio dei colleghi europei, è l'imposizione di una tassa sui dati personali raccolti dai grandi americani: se non si possono impedire le loro intrusioni nella privacy, che almeno paghino.

 

 

l ministro d scandalo Fleur Pellerin responsabile delle politiche per le piccole e medie imprese arriva in minigonna allEliseopel resize amazon resize google facebook l ministro d scandalo Fleur Pellerin responsabile delle politiche per le piccole e medie imprese arriva in minigonna allEliseopel resize GOOGLE FACE mages LE DONNE DEL GOVERNO HOLLANDE FILIPPETTI VALLAUD BELKACEM PELLERIN BATHOFLEUR PELLERIN

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....