DOPPI FINI - ORA CHE A DESTRA CI SONO LE PRATERIE, GIANFRY SOGNA IL GRAN RITORNO: PACE CON STORACE PER AFFONDARE “FRATELLI D’ITALIA” DI LA RUSSA?

Renato Besana per "Liberoquotidiano"

Benché negli ultimi giorni attutita dai clamori berlusconian-renziani, la voce circola con tale insistenza nei corridoi romani che val la pena riferirla, pur con tutte le cautele che essa richiede: Fini medita il rientro in politica, per il momento non in via diretta, gli sarebbe difficile, ma tramite Storace, con il quale avrebbe stretto un accordo di non belligeranza, pronto a trasformarsi, non appena se ne presentasse l'occasione, in una solida intesa.

Un indizio del riavvicinamento si rintraccia anche nel recente libro pubblicato dall'ex presidente della Camera, Il ventennio: l'unico dei sodali d'un tempo cui non è riservato un giudizio sferzante è proprio il suo antico portavoce e capo ufficio stampa. Una coincidenza, questa, che non poteva passare inosservata, ma che non è stata letta nella giusta luce.

A muovere Gianfranco, abile nella tattica ma inconsistente nella strategia, è oggi il risentimento, così come ieri era l'ambizione: dovrebbe nutrirlo verso di sé, per la serie d'imperdonabili sbagli in cui s'è infilato, ma lo rovescia sugli altri, in particolare su chi cerca di costituire una destra al passo coi tempi, cioè Fratelli d'Italia e la sua volonterosa Officina. Il completamento di quel disegno gli toglierebbe ogni possibile spazio, sempre che ne esista uno nel quale richiedere asilo.

Alle politiche della primavera scorsa, Futuro e Libertà ottenne percentuali omeopatiche; se avesse agguantato un numero sufficiente di consensi, i suoi rappresentanti siederebbero in Parlamento accanto a Mario Monti, che incarna l'ossequio alla finanza internazionale e agli eurocrati, Goldman Sachs, Bildelberg e Commissione trilaterale, cioè quanto di più indigeribile esista per ogni destra.

Il sito di Fli inneggia tuttavia alla ricostituzione di Alleanza nazionale: qualcosa non quadra. Quando ancora il partito esisteva, chi dichiara di lavorare a quel progetto se n'era andato con piglio polemico: Storace per primo, poi Adriana Poli Bortone, che aveva fondato Io Sud; i finiani addirittura cambiarono fronte.

La Fiamma tricolore, nata in dissenso con la svolta di Fiuggi, aveva inizialmente aderito all'iniziativa, salvo poi dissociarsi, la settimana scorsa, al termine di un acceso comitato centrale. Il buon senso vorrebbe che la diaspora della destra si ricomponesse in un solo schieramento, in grado di presentarsi agli appuntamenti elettorali con buone possibilità di successo.

Si tratta d'interpretare lo spirito inclusivo di An, che accanto agli ex missini raccolse chi si riconosceva in un comune progetto identitario a vocazione sociale. Riproporre senza aggiornamenti la vecchia sigla suona invece come un'operazione frazionistica, funzionale però alla rivalsa di Fini. Storace afferma di non averlo più incontrato dai funerali di Teodoro Buontempo e di avergli semplicemente inviato un sms dopo l'uscita del suo libro.

Non serve parlargli di persona, a tenere i contatti con lui è Roberto Menia, che gli è subentrato alla guida di Fli: sembra che si sentano più volte la settimana e non per conversare del tempo. In ballo ci sono questioni non marginali, per esempio l'utilizzo del simbolo. Il liquidatore di An ancora la sente come cosa sua, l'unica che può consentirgli di tornare in gioco, magari con un ruolo di "consigliori" esterno, simile a quello di D'Alema nel Pd.

Alla vicenda non è estraneo il Cavaliere, abilissimo nel praticare il divide et impera, in politica come nel Milan. Fu lui a favorire l'uscita di Storace da An, così da costringere Fini a confluire nel Pdl. Per ragioni comprensibili, non tollerava che alla sua destra esistesse un soggetto forte. Non ha cambiato opinione, a maggior ragione dopo il riposizionamento di Forza Italia.

A metà novembre Storace si è recato a Palazzo Grazioli: una visita di solidarietà, ci mancherebbe, ma è difficile reprimere il sospetto che l'incontro abbia affrontato temi di altra natura. L'obiettivo rimane lo stesso, tenere divise le destre, in sintonia forse involontaria con Fini, anch'egli fedele al proprio personaggio. Prima distrusse il Msi, poi sciolse An e in ultimo ha mandato al macero Fli. Adesso, con un colpo di coda, si adopera per rendere la vita difficile a Giorgia Meloni e a Fratelli d'Italia. Incredibile ma vero, trova sempre qualcuno disposto a dargli corda.

 

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