1- “AD ARCORE NON SI DORMIVA MAI E BERLUSCONI CONTROLLAVA OGNI SOSPIRO. SE NON CORREVA DA VERONICA ALLE TRE DI NOTTE, TENEVA MARZIALI RIUNIONI IN CUCINA” 2- “MARIA DE FILIPPI È IL MIO CENSIS. SE LA VEDO CAPISCO COS’È L’ITALIA. UN ALTRO CHE AMMIRO È D’AGOSTINO. SI’ D’AGOSTINO. LA GENTE EVOLVE, CAMBIA E VOI GIORNALISTI, SOLDATI DI UN ESERCITO IN ROTTA, NON LO CAPITE. CRISTALLIZZARE LE BIOGRAFIE È UNA FORMA DI RAZZISMO. L’EX RE DEL GOSSIP HA INTUITO CHE L’UNICO PETTEGOLEZZO CHE CONTI È QUELLO ECONOMICO E LA STORIA DI DAGOSPIA È EMBLEMATICA. UN SITO NATO SULL’INFOTAINMENT TRASFORMATO IN PURA CONTROINFORMAZIONE. LEGGERE CHE FOSSE ALLA MERCÈ DI BISIGNANI MI SEMBRÒ RIDICOLO. IGNOBILE” 3- “COCA? NEGLI ANNI 80, A MEDIASET, TANTISSIMA. SI RICERCAVA LA PERFORMANCE TOTALE, L’IMMEDESIMAZIONE. A RAI2 INVECE POCA. C’ERA SOLO UN NOTO COMICO, UN IMITATORE, TOTALMENTE SCHIAVO. LA COCA ILLUDEVA. LAMPO EFFIMERO, SCINTILLA DESTINATA A SPEGNERSI. IN TV PER VINCERE NON BASTA FARE I 100 METRI. SU QUELLA DISTANZA LA COCA TI FA TRIONFARE, MA AI DIECIMILA, IL VERO TRAGUARDO, TI FA ARRIVARE ULTIMO”

Dall'intervista di Malcom Pagani per "GQ"

«Ad Arcore non si dormiva mai e Berlusconi controllava ogni sospiro. Se non correva da Veronica alle tre di notte, teneva marziali riunioni in cucina. Si lamentava dell'orario di programmazione di Hazzard, il telefilm preferito da suo figlio Piersilvio, allora detto Dudi. Alla parete c'era un frigo magnifico. Tre metri d'altezza. Assolutamente vuoto. Avevo fame e nei comparti incontravo solo gelati di immonda qualità».

Carlo Freccero, l'invenzione della tv, la storia dell'educatrice nazionale. Lei vide nascere Canale 5.
«Si chiamava Telemilano. Un caro amico mi fece avere un incarico. Stilare le schede di 500 film. Genere, autori, attori di riferimento. Berlusconi rimase stupefatto: "Perché non collaboriamo?"».

E con Berlusconi come fu?
«Il Palazzo dei cigni, per dirla con Augè, era un non luogo. In una stanzetta, con 4 persone, tormentavamo lo spettatore medio a campione. Dieci telefonate al minuto: "Cosa vede?", "Perché?". Sezionando gusti e tendenze, capii una cosa fondamentale».

Quale?
«Che il mio punto di vista risultava ininfluente e la maggioranza non era un disvalore. La tv commerciale aveva le sue regole e doveva concentrarsi sulla quantità. Stabilimmo cosa facesse audience».

Berlusconi era spiritoso?
«Trascinante. Nell'81 andando a Roma aveva già pianificato il futuro: "Carlo, voglio superare la Rai". Con Silvio c'è un non detto che forse va svelato».

Sveli.
«Lui è stato il mio biglietto della lotteria. Il mio Superenalotto».

Era ossessionato dalla riuscita?
«24 ore su 24. Se si arrabbiava, chiamava per farmi il culo all'alba. La tv è come E.R, un pronto soccorso sempre aperto e l'aspirazione di Silvio era la Febbre del sabato sera. L'orgia, il liberismo, l'individualismo. Un'onda che sarebbe stato patetico contrastare».

Oggi sembra agonizzare.
«È finita in polvere, in frantumi, perché il medium, come capitava negli Anni 80, non puoi dominarlo, ma solo ascoltarlo. E nel 2012, manca la fantasia. La tv è brutta perché per avere una funzione deve essere vitale. Qui tutti vogliono mettere il preservativo all'anticonformismo e la vitalità è sepolta».

A proposito di polvere, girava tanta cocaina in tv?
«Negli Anni 80, a Mediaset, tantissima. Si ricercava la performance totale, l'immedesimazione. A Rai due invece poca. C'era solo un noto comico, un imitatore, totalmente schiavo. La coca illudeva. Lampo effimero, scintilla destinata a spegnersi».

Perché?
«In tv per vincere non basta fare i 100 metri. Su quella distanza la coca ti fa trionfare, ma ai diecimila, il vero traguardo, ti fa arrivare ultimo».

A Rai due, da direttore, rimase 6 anni.
«Siciliano mi permise di fare cose incredibili. Fazio, Luttazzi, Guzzanti. Il Vajont di Paolini, 16 per cento».

Amori più in la' di Paolini?
«Mi piacciono gli sconfitti, prenda Emilio Fede. Un'opera drammatica. Oggi, schiacciato, rivede la sua vita. Il miei nemici sono altri. Letta e Confalonieri. Radicali, spietati. Berja e Surloff, ecco».

Fenomeni contemporanei?
«Maria De Filippi è il mio Censis. Se la vedo capisco cos'è l'Italia e l'Italia arretrata e disperata, garantisco, non è la Bocconi. De Filippi ne radiografa le miserie con rara perizia. Un altro che ammiro è D'Agostino».

Roberto D'Agostino?
«La gente evolve, cambia e voi giornalisti, soldati di un esercito in rotta, non lo capite. Cristallizzare le biografie è una forma di razzismo. L'ex re del gossip ha intuito che l'unico pettegolezzo che conti è quello economico e la storia di Dagospia è emblematica. Un sito nato sull'infotainment trasformato in pura controinformazione. Leggere che fosse alla mercè di Bisignani mi sembrò ridicolo. Ignobile».

Lei è direttore di Rai 4. Un giorno defini la collocazione "uno scantinato". "Come vedere Kakà con la maglia dell'Avellino" chiosò.
«È niente, una goccia irrilevante».

Come è potuto succedere?
«Semplice. Lo spartiacque fu la protervia dell'editto bulgaro. La tv morì allora e con lei, anche il Berlusconi liberale. Smise i panni dell'editore e si vestì da ministro dell'informazione. I media si autocensurarono e l'obbedienza diventò la cifra del merito. Una cosa grave. Con le debite proporzioni, l'editto somigliò al pestaggio impunito della scuola Diaz».

Nel luglio del 2001 lei aveva 54 anni.
«Ad agosto saranno 65. Non ci penso mai. Ho l'otite e ancora qualche chance di giocare».

Dove?
«Dove vorrà il cielo. Ho un'estetica. Non voglio finire in un verso di Jacques Brel. "Molto rivoluzionario in gioventù e porco in vecchiaia". Laido, terzista o peggio ancora, pelato».

 

Silvio BerlusconiCARLO FRECCERO Maria DeFilippiEMILIO FEDE IN TVFOTO - BRUNO OLIVIERO -EMILIO FEDEGQ--COVER

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…