A CHI LE GENERALI? A NOI! - ZINGALES INFIOCINA IL “LIBERALE” GOVERNO MONTI CHE VUOLE PIAZZARE ALLA CDP LA QUOTA DI BANKITALIA DELLE ASSICURAZIONI GENERALI: “ COSÌ SI ASSICURA AL MONDO DELLA POLITICA UN AMPIO POTERE DI CONTROLLO E DI RICATTO SULLA “MUCCA DALLE CENTO MAMMELLE” - GERONTO GERONZI: “INTRECCIO MOSTRUOSO. NON SPETTA AGLI AZIONISTI GENERALI DIRE ALLA BANCA D’ITALIA COSA FARE DELLA QUOTA”…

1- BANCA D'ITALIA, GENERALI E LA «QUOTA DEI CONFLITTI»
Luigi Zingales per "Il Sole 24 Ore"

Le privatizzazioni non sono molto popolari nel nostro Paese. Non stupisce quindi che anche sotto il governo di un liberale come Monti non si siano stati fatti passi in avanti verso una riduzione del potere politico sull'economia. Stupisce invece il movimento in direzione inversa: grazie all'attivismo della Cassa depositi e prestiti (Cdp), il potere economico dello Stato sta aumentando. Ma fa veramente male che ad aiutare questo processo di nazionalizzazione ora sia la Banca d'Italia, se è vera la notizia del conferimento al Fondo strategico (emanazione della Cdp) di un pacchetto pari al 4.5% di Assicurazioni Generali.

L'alienazione a terzi di questa quota entro il 31 dicembre si era resa pressoché necessaria dopo che il governo aveva trasferito a Bankitalia la supervisione delle società assicurative una volta in mano all'Isvap. Il rischio era che, per massimizzare il valore della sua partecipazione, la Banca centrale penalizzasse eccessivamente i competitori del Leone con interventi regolatori. Tra i tanti conflitti di interesse presenti in Italia, non sembra certo il peggiore. È comunque encomiabile che Bankitalia abbia deciso di risolverlo preventivamente.

Ma c'erano molti modi per raggiungere questo obiettivo. Il più semplice e lineare era la vendita dell'intero pacchetto. Ai prezzi attuali il 4,5% di Generali vale "solo" 900 milioni di euro. Un pacchetto troppo grosso per essere alienato in Borsa in un sol giorno, ma facilmente vendibile su un arco temporale breve con l'aiuto di una investment bank. Coi tempi magri che corrono, tutte le banche di investimento si sarebbero scannate per offrire questo servigio a prezzi molto competitivi.

Se Bankitalia aveva a cuore la stabilità dell'assetto proprietario di Generali (ma rientra questo tra i suoi compiti istituzionali?) poteva richiedere che le azioni venissero collocate presso investitori istituzionali, come Fidelity e Blackrock. O poteva entrare in un "total return swap" con una controparte. Così facendo Bankitalia avrebbe mantenuto la proprietà dei titoli alienandone a terzi i benefici patrimoniali e quindi eliminando il conflitto di interesse.

Bankitalia invece sembrerebbe aver preferito conferire la sua quota di Generali al Fondo strategico italiano (Fsi) di Cdp. Questa soluzione non convince. Attraverso il conferimento della sua quota, Bankitalia diventa azionista dell'Fsi, che deterrà il 4,5% di Generali. Il conflitto di interesse, quindi, è diluito, ma non risolto. Perché dunque scegliere questa operazione convoluta, quando una più semplice ed efficace era disponibile? È chiaro l'interesse di Cdp. Il Fondo strategico ha come scopo «un attivo coinvolgimento nella governance delle aziende partecipate, volto ad assicurare il proseguimento delle finalità dell'intervento».

Tradotto in linguaggio comune l'Fsi assicura al mondo della politica (che insieme con le Fondazioni bancarie ne nomina i vertici) un ampio potere di controllo e di ricatto sulle imprese partecipate. E quale impresa è più importante di Generali, «la mucca dalle cento mammelle», come la definisce nel suo recente libro Cesare Geronzi, ex presidente della compagnia di Trieste? I 400 miliardi di attività finanziarie (per lo più degli assicurati) gestite da Generali fanno gola a tutti.

Allo Stato, che vuole garantirsi che una ampia fetta finisca a sostenere i nostri titoli di Stato, alle imprese di private equity, desiderose di guadagnarsi le commissioni di gestione, e ai politici, ansiosi di influenzare gli investimenti a fini politici. Proprio Geronzi nel suo libro accusa Tremonti di aver complottato contro di lui «per poter disporre di un po' delle risorse della compagnia» per finanziare un piano di housing sociale.

Se un ministro del Tesoro poteva fare quello che Geronzi sostiene Tremonti avrebbe fatto anche senza controllare un 4,5% della compagnia, immaginatevi che cosa potrà fare un futuro ministro del Tesoro disponendo di quella quota che gli permette di nominare un sindaco e tre consiglieri di amministrazione! Ma se l'interesse del Tesoro e di Cdp è chiaro, quello di Bankitalia meno.

Dopo le pesanti intrusioni sul mercato dell'era Fazio, ci eravamo abituati ad una Bankitalia che si limitava a fare da guardiana del mercato invece che da "market maker". Forse che, anche in questo campo, stiamo tornando indietro? Per formazione economica, culturale, e politica, il Governatore Visco è agli antipodi del suo predecessore Fazio. Ma allora perché lo vuole imitare?


2- GENERALI, GERONZI: SU QUOTA BANCA D'ITALIA INTERVENGA IL GOVERNO

Reuters - Con l'attribuzione alla Banca d'Italia, azionista con il 4,5% di Generali, della vigilanza sulle compagnie di assicurazione si è creato un intreccio di interessi "mostruoso" sul Leone di Trieste che spetta al governo sciogliere.

E' l'opinione dell'ex presidente delle Generali, Cesare Geronzi, banchiere di lungo corso ed ex funzionario della banca centrale. Ospite domenica di una trasmissione televisiva domenica, Geronzi ha ricordato che le stesse Generali detengono una quota del 6% circa del capitale di Bankitalia e ha fatto riferimento a una norma mai attuata della legge sul risparmio del 2005 che prevedeva il trasferimento allo Stato delle quote dell'istituto centrale detenute da privati.

"La Banca d'Italia avrebbe dovuto risolvere questo problema prima, ossia non appena ha saputo che sarebbe diventata l'organo di controllo delle compagnie di assicurazione", ha osservato Geronzi ospite di Lucia Annunziata su Rai 3. "Le Generali detengono il 6% della Banca d'Italia e quindi c'è un intreccio mostruoso. Deve intervenire il governo per eliminare prima la statalizzazione della Banca d'Italia e trovare una soluzione all'intreccio", ha aggiunto.

A partire da gennaio, alla Banca d'Italia spetterà di vigilare oltre che sul sistema bancario anche su quello assicurativo attraverso la nascita dell'Ivass.
Poichè via Nazionale possiede una partecipazione nel Leone di Trieste dal valore di circa 920 milioni di euro, si crea un conflitto di interessi tra controllore e controllato.
In una recente intervista, il direttore generale di palazzo Koch, Fabrizio Saccomanni, ha detto che una soluzione sarà trovata entro l'inizio del prossimo anno.

Venerdì ha preso quota l'ipotesi che Bankitalia ceda la sua quota in Generali al Fondo strategico italiano, controllato dalla Cassa depositi e prestiti e quindi in definitiva dal ministero dell'Economia.

Banca d'Italia e Cdp (30% fondazioni bancarie e 70% Tesoro) non hanno fatto commenti mentre l'ipotesi ha sollevato le critiche di alcuni degli azionisti di Generali che non vedono di buon occhio l'ingresso di un azionista 'politico'.

"Non spetta agli azionisti delle Generali dire alla Banca d'Italia cosa deve o non deve fare", ha scandito Geronzi. Eventualmente, i soci della prima compagnia assicurativa italiana, "potrebbero dare al loro amministratore delegato il mandato di tenere i rapporti con la Banca d'Italia per una ordinata soluzione del problema", ha aggiunto.

Rispondendo a una domanda su presunti pericoli di annessione di banche italiane da parte di banche straniere Geronzi ha risposto: "Non ci sono attacchi sulle banche italiane".

 

Mario Monti FRANCO BASSANINI GORNO TEMPINI GeneraliIGNAZIO VISCO Cesare Geronzi mario greco generali leonardo_delvecchio

Ultimi Dagoreport

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...