ALTRO CHE PERNACCHIE, TUTTI PAZZI PER ENTRARE NELLA CASTA! - DALLO SPIN GOTOR DI BERSANI AL MAGISTRATO DAMBRUOSO DI MONTIMER: 40ENNI IN FUGA DALLE LORO PROFESSIONI PER UN SEGGIO IN PARLAMENTO - UN FRONTE TRASVERSALE CHE COMPRENDE ANCHE MUCCHETTI (PD) E I NEO-MONTICIANI ANDREA ROMANO E MARIO SECHI – MANCANO SOLO STELLA & RIZZO….

Stefano Zurlo per "il Giornale"

Carriere brillanti. Posizioni di tutto rispetto nella società. Visibilità già alta alla ruota del pavone dei media. Non importa. Il richiamo del Palazzo funziona come una calamita irresistibile per la legione straniera arruolata al bancone della società civile. Professori, scienziati, giornalisti, magistrati: avevano già realizzato il loro libro dei sogni, ora lo chiu-dono e ne aprono un altro, o almeno ci provano, pronti a sedersi nei tanto vituperati banchi di Palazzo Madama o di Montecitorio.

La lista delle eccellenze si allunga ogni giorno e quotidianamente sorprende: prendiamo Ilaria Capua, classe 1966, virologa di fama internazionale, in buona sostanza colei che ha scoperto il virus dell'aviaria. La prestigiosa rivista American Scientist l'ha consacrata fra i 50 cervelli al top mondiale, lei chiude bottega e si appresta a correre dietro lo scudo di Monti.

Stesso percorso per un giornalista affermato e stimato come Mario Sechi, direttore del Tempo e volto televisivo, non ancora arrivato alla linea d'ombra dei 45 anni. Anche lui ha ceduto alla tentazione e si è imbarcato sul battello montiano lasciando la direzione del giornale. Certo, Sechi non è un «senatore» a fine corsa, in cerca, come si dice in questi casi, di un laticlavio. Però pure lui tenta il grande salto, dopo aver scalato la propria professione.

Certo, queste scelte possono nascere all'incrocio di diversi input : il corteggiamento da parte dei big della politica, dosi supplementari di ambizione con bagno di adrenalina, la voglia di misurarsi sul terreno del consenso popolare e il desiderio di mettere al servizio del Paese il proprio talento, ma non va sottovalutato nemmeno il fascino intramontabile, anche se logoro, dei luoghi simbolo della casta. La casta sarà pure, con termini irriferibili, sulla bocca di tutti, ma la casta resta sinonimo di potere, di stipendi fissati ad un'altezza vertiginosa, di indennità lussuose, di privilegi che portano via dalla routine cui tutti siamo condannati.

E allora scrivanie o cattedre, pure prestigiose, possono andare in soffitta. Andrea Romano, professore di storia contemporanea a Roma Tor Vergata, autore di numerosi libri sulle culture politiche del Novecento, editor per la saggistica della Marsilio editore, dovrebbe diventare il capolista dei centristi in Toscana. Il tutto sul crinale, pur sempre promettente dei 45 anni.

Ed è ancora più corto il tratto compiuto da Miguel Gotor che a soli 41 anni è già sulla cattedra di storia moderna a Torino, sede di indiscusso spessore. Pure lui va ai blocchi di partenza, con la casacca del Pd. Per carità, quando il dato anagrafico è così favorevole si può anche immaginare che l'esperienza nella capitale sia un passaggio, una fase di arricchimento prima di concentrarsi di nuovo sui propri studi. Ma intanto si passa da un binario all'altro.

E si archiviano, provvisoriamente o per sempre, chissà, biglietti da visita importanti. Massimo Mucchetti, classe 1953,era fino a pochi giorni fa vicedirettore ad personam della corazzata dell'editoria italiana, il Corriere della Sera . E scriveva con competenza di economia e finanza, temi caldissimi e di grande attualità. Oggi Mucchetti è già proiettato in una nuova vita e parte come capolista del Pd al Senato in terra lombarda.
Tutti ai seggi, dunque.

Come candidati. Si candida Antonio Ingroia, magistrato già sotto i riflettori delle tv e fino a poche settimane fa procuratore aggiunto nella delicatissima trincea di Palermo, autore di saggi corrosivi e di alcune delle inchieste più delicate della nostra epoca. Da ultimo Ingroia aveva ottenuto un incarico di grande importanza in Guatemala dove era stato chiamato dall'Onu a dirigere una task force in prima linea nella lotta ai narcos. L'avventura in Centroamerica è durata un battito di ciglia, ora Ingroia è di nuovo in Italia, agguerrito e roccioso interprete del mitico Quarto polo.

Stefano Dambruoso invece si colloca al centro e accetta la sfida di Monti. Dambruoso aveva indagato, prima dell'11 settembre, sulla rete di Al Qaeda e il settimanale Time lo aveva consacrato in copertina. Oggi, sulla soglia dei cinquant'anni,Dambruoso, che non vuole tornare alla vita del Palazzo di giustizia, riprende quota nel centro montiano. E si separa dal suo pur glorioso passato.

È la stessa traiettoria di molti personaggi che evidentemente sono convinti di farcela. Di non rimediare una brutta figura, anche perché le candidature di questo rango di solito sono trampolini sicuri. Ascensori che si fermano direttamente al piano dell'elezione. E qui portano al carrello dei bonus, messi in forse e mai cancellati, delle auto blu, tagliate e puntualmente circolanti, delle retribuzioni che svettano sempre lassù. Dove le altre professioni si affacciano raramente.

 

 

Miguel-GotorMARIO SECHI MARIO SECHI andrea romano Massimo Mucchetti STEFANO DAMBRUOSO

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”