1. SGANCIATO IL PRIMO SILURO DEL NUOVO PD DI RENZI CONTRO PALAZZO CHIGI: IL GOVERNO NAPO-LETTA COSTRETTO A LEGARE IL PROPRIO DESTINO A NONNA PINA CANCELLIERI! 2. ALL’ASSEMBLEA DEL PD LETTA CI HA MESSO LA FACCINA. MA CHE SUCCEDERÀ QUANDO FINIRÀ INDAGATA? E QUANDO USCIRANNO ALTRE TELEFONATE IMBARAZZANTI? 3. IL MESSAGGIO DEL ROTTAM’ATTORE: “ORA ENRICO DEVE CAPIRE CHE C`È UN SEGRETARIO DEL PD E DEVE TRATTARE CON ME SU TUTTO”. IL PREMIER DEL QUIRINALE COSTRETTO A TELEFONARE A FIRENZE PER TENERE IN PIEDI IL GOVERNINO DELLE STRETTE INTESE 4. TRABALLANO LE POLTRONE DEL KAZAKO ALFANO E DEL CALL-CENTER CANCELLIERI 5. IL DIVERSAMENTE RENZIANO FRANCESCHINI: “HO PROVATO A LAVORARE SULL’ABBANDONO VOLONTARIO DEL MINISTRO MA C’È L’OSTACOLO DEL COLLE”. PERCHÉ RE GIORGIO NAPOLITANER NON PUÒ MOLLARE NONNA PINA? MISTERO PALERMITANO? AH, SAPERLO…

1 - PRIMO ROUND TRA LETTA E RENZI: "MATTEO VUOLE LOGORARMI"
Marco Iasevoli per "Avvenire"


Non voleva arrivare a tanto, il premier. Non voleva legare le sorti di Annamaria Cancellieri a quelle del governo. Sperava, credeva, in un sussulto autonomo di responsabilità del Pd, del "suo" partito. «Matteo ha detto che non dovevo metterci la faccia, ma era esattamente questo che voleva, che venissi qui a caricarmi il peso di una scelta impopolare. Ma se avevo paura dell`impopolarità, certo non accettavo di guidare le larghe intese...».

E il senso della giornata, in fondo, è in quel tentativo, vano, di entrare in contatto con il sindaco di Firenze, quel tentativo di cercare una terza via prima che si riunisse il gruppo dei deputati. Una mediazione che invece Cuperlo ha accettato, sentendo il premier almeno tre volte, partecipando con il segretario Epifani e il ministro Franceschini alla "bonifica" del terreno.

«È solo il primo round», commenta Letta dopo aver incassato il via libera del partito. Un risultato sofferto, difficile, strappato in campo ostile, dato che tutto il gruppo ha digerito male la vicenda e ha sentito la pressione dei giornali. Il premier è convinto che Renzi attaccherà ancora, continuamente, senza soste. La diretta twitter tenuta ieri dal sindaco, ha aperto già tutti i possibili campi di battaglia.

Il «secondo round» potrebbe essere, ripercorrendo le parole del "rottamatore", la regola del 3 per cento del deficit che «è una follia», il Porcellum che dovrebbe essere preso in carico dalla Camera per evitare «inciucioni fissi», l`agenda economica del governo, la negazione di un ruolo alla minoranza interna al partito («Non avrò vicesegretari, non darò contentini», e tutti sanno che Letta è stato vice di Bersani).

Letta ha lavorato di spada e di fioretto con il suo gruppo. «Si, avete ragione, ma le dimissioni avrebbero avuto senso solo in una situazione politica normale», ha detto ai cuperliani più scettici. E ancora: «Al momento non vedo fatti nuovi, non vedo irregolarità e abusi. Ma dovete fidarvi di me: se ci saranno elementi nuovi, sarò il primo a chiedere al ministro di fare un passo indietro. Ma ora non ha senso, non c`è nulla, faremmo solo la figura di piegare la testa davanti a degli articoli di giornale. Sarebbe la politica ad uscirne male...».

In tutta la serata del Pd c`è stato molto di teatrale. Renzi aveva già ordinato la retromarcia ben prima della riunione del gruppo, ma non aveva alcuna intenzione di concederla prima che Letta si fosse recato lì a sfidare i sondaggi sfavorevoli alla Cancellieri. «Ora Enrico deve capire che c`è un segretario, deve trattare con me su tutto», dice ai suoi. Informato passo passo dai deputati renziani, ha già pronta la strategia da usare oggi, domani e dopodomani, quando gli verranno chiesti i "perché" del passo indietro: «Ho sempre detto che non voglio affossare il governo, e me ne devono dare atto: sono leale. Non capisco questa decisione, non la condivido, ma obbedisco come deve fare chi è in un partito. Come dovrà fare chi perde le primarie».

E di eventuali fatti giudiziari nuovi sul Guardasigilli, sarà solo il premier a dover rispondere. Allo stesso tempo, però, Renzi ha capito che da segretario non avrà il gruppo parlamentare con lui: Letta è in grado di raccogliere l`esercito cuperliano e di recuperare tanti dispersi. «Vuole logorare Enrico, ma Enrico, dopo aver piegato Berlusconi, non ha certo paura di lui...», dicono i lettiani al termine della riunione. Un ruolo enorme nella conclusione del caso l`ha avuto Napolitano.

Il Quirinale ha lavorato senza sosta perché venisse respinta la mozione del M5S, visto come un attacco destabilizzante alle istituzioni. Il capo dello Stato si è attivato nuovamente per far capire che le Camere non saranno sciolte finché sarà in vita il Porcellum. Lo ha fatto con toni duri, per lanciare un messaggio preventivo al segretario in pectore.

2 - LO PSICODRAMMA PD: L'ASSEMBLEA E' STATA UN TUTTI CONTRO TUTTI
Goffredo De Marchis per "La Repubblica"


Il gran rifiuto di Gugliemo Epifani. «Non guardate me. Io la faccia non ce la metto. Sono solo un traghettatore ». Il tentativo disperato di Dario Franceschini con Annamaria Cancellieri per ottenere le sue dimissioni.

«Ho provato a lavorare sull'abbandono volontario del ministro ma c'è l'ostacolo del presidente della Repubblica», confida il titolare dei Rapporti con il Parlamento ai suoi fedelissimi. Alla fine, con un Pd dilaniato dalle manovre congressuali e dai dubbi sul comportamento del ministro della Giustizia, tocca a Enrico Letta giocarsi, ancora una volta, la partita in solitudine. Mettendo in gioco se stesso. «Votare la sfiducia alla Cancellieri significa sfiduciare me e il mio governo. Vado io a parlare alla riunione dei deputati».

È solo la conclusione di una giornata lunghissima. Telefonate di chiarimento, colloqui tesi, sospetti trasversali, questo è il clima nel Partito democratico. C'è una rabbia profonda che s'insinua nel Pd per le manovre vere o presunte che ne stanno modificando il profilo, la sua classe dirigente. Gianni Cuperlo rompe gli argini e lancia la sua campagna contro Renzi. «Lui fa il furbo fuori da qui. Annuncia documenti via twitter ma non si confronta mai nelle sedi del partito. Poi, ci sono ministri come Franceschini e Delrio che chiedono al Pd di difendere il governo ma sostengono al congresso un candidato che tutti i giorni terremota il governo. Basta con questo giochetto».

Uno psicodramma che nemmeno l'impegno diretto del premier riesce a condurre verso un lieto fine. Finisce con una fragile tregua all'assemblea dei deputati che si svolge durante un temporale. Nessuno sa dire se supererà le 24 ore. «Ormai è tutti contro tutti. Sembra Rollerball. La Cancellieri è un problema, ma il punto è che non sappiamo quale sarà il futuro del Pd e dell'esecutivo », dice un ministro che solitamente sta lontano dalla mischia.

Cuperlo riunisce i suoi deputati qualche minuto prima dell'assemblea del gruppo. Molti chiedono un voto «altrimenti Renzi ci frega. Ingoia la comunicazione di Letta ma da domani ricomincia a bombardare noi e il governo ». Il renziano Ernesto Carbone, il primo a chiedere le dimissioni della Cancellieri dopo la pubblicazione delle intercettazioni, punta il dito contro i «pierini » bersaniani e dalemiani.

«Sono sicuro che al momento del voto sulla mozione di sfiducia alcuni di loro lasceranno l'aula, senza contare che Civati farà casino. Allora se Letta ci chiede un passo indietro, sia chiaro, dobbiamo farlo tutti». Il nodo, sempre di più in vista dell'8 dicembre data delle primarie, è il rapporto tra Matteo Renzi e Enrico Letta, ovvero tra il futuro segretario e l'esecutivo.

Il presidente del Consiglio chiama il sindaco nel pomeriggio. Gli annuncia la sua decisione di presentarsi davanti ai deputati. «Sbagli Enrico. Sbagli a difendere ancora il ministro. Dovresti essere il primo a sollecitare le sue dimissioni», dice Renzi. «Non è possibile - risponde Letta - e chiederò la fiducia su di me, sul mio governo. Mi sembra folle che il Pd si spacchi proprio nel momento in cui a spaccarsi sono quelli dell'altro campo». Sulla fiducia, Renzi alza le mani, si arrende. Ha ottenuto il massimo in fondo. Sta con la base dei democratici e fa in modo che a esporsiin modo acrobatico sia Letta. Politicamente e fisicamente. I conti si faranno dopo. Dopo il 9 dicembre.

Il sindaco è convinto che la storia non finisca qua. Dalla poltrona di segretario del Pd potrà subito ottenere un rimpasto della squadra governativa. Il match con la Cancellieri (e con Napolitano, soprattutto con Napolitano) è rimandato di pochi giorni. Il tempo breve di una campagna già vinta secondo i sondaggi. E il rimpasto che molti vogliono aprire dopo l'8 dicembre potrebbe vedere il cambio della Cancellieri e di Alfano. Dunque, Letta perderà la battaglia combattuta sul fronte del caso kazako e della vicenda Ligresti.

La Cancellieri già così, con la quasi totalità del Partito democratico schierata per le dimissioni, appare un ministro, più che indebolito, dimezzato. Il suo piano carceri pronto da un mese, per dire, giace in un cassetto sotterrato dalle polemiche sulle telefonate con la famiglia Ligresti. Quando l'Interno e la Giustizia saranno caselle libere, il neo-segretario avrà voce in capitolo sulla sostituzione. E c'è da scommettere che non si accontenterà più di avere due ministri nella compagine democratica. Avrà altri nomi per rafforzare la presenza renziana in un rimpasto che coinvolgerà tutti i dicasteri e non sarà un passaggio facile per Letta.

Ma già adesso il confronto si fa più aspro. I risultati degli iscritti non lasciano margini a Cuperlo e Pippo Civati: bisogna alzare la voce ed essere molto più aggressivi. Ci andrà di mezzo l'esecutivo e non sempre Letta potrà essere in prima fila a proteggerlo con il suo corpo. La violenza dell'attacco di Cuperlo a Franceschini e Delrio dimostra che sta cadendo il velo sulla difesa delle larghe intese.

Il rush finale verso l'8 dicembre comporterà un coinvolgimento dell'esecutivo e non in senso positivo. Il confronto televisivo tra i tre candidati (dovrebbe essere il 29 novembre) si giocherà molto sul futuro della Grande coalizione. E i tre candidati faranno a gara nello sconfessare la costruzione messa in piedi da Letta e dal presidente della Repubblica. «L'assunzione di responsabilità collettiva sul caso Cancellieri», come la chiama Alfredo D'Attorre, cuperliano, non è detto che sarà stabile e duratura. I passaggi congressuali sono troppo delicati. Il prossimo scoglio sarà la decisione della Consulta sulla legge elettorale. È una tappa su cui, di nuovo, i candidati alla segreteria dovranno esercitarsi prendendo le distanze dalle cautele governative. Per oggi, Letta ha salvato la Cancellieri e se stesso. Ma domani è un altro giorno e l'assemblea dei deputati ha detto che non sarà facile.

 

ANNAMARIA CANCELLIERI resize ANNAMARIA CANCELLIERI resize AnnaMaria Cancellieri e il marito Nuccio Peluso GIANNI CUPERLOletta renzi b renzi e epifani FRANCESCHINI ALLA LEOPOLDA DELRIO ALLA LEOPOLDA LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATO Alfredo DAttorre

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