I MOTI DI MILANO - SUL PASTICCIO POLITICA & AFFARI DELLA SEA, IL CENTRODESTRA MARAMALDEGGIA - PISAPIA NON INCASSA MA S’INCAZZA: “DA SIMILI MAESTRI, GARANTISTI DAVANTI AL BUNGA BUNGA, NON ACCETTIAMO LEZIONI DI ETICA E DI LEGALITÀ” - POI APPROFITTA DEL TERREMOTO AL PIRELLONE, CHE HA COINVOLTO PURE ROMANO LA RUSSA, FRATELLO DI IGNAZIO: “L´EX MINISTRO LA RUSSA, CHE HA SPECULATO SULLA VICENDA SEA, PENSASSE A CASA SUA” - GAMBERALE CERCA (INUTILMENTE) DI CALMARE LE ACQUE...

1- PISAPIA NON INCASSA MA SI INCAZZA
Alessia Gallione e Oriana Liso per "la Repubblica"

Si tinge di giallo, e diventa sempre più fulcro di uno scontro politico acceso, la vicenda della telefonata al centro dell´indagine sulla vendita delle quote di Sea dal Comune di Milano al fondo F2i di Vito Gamberale. Ieri la procura di Firenze - titolare del fascicolo da cui è gemmato quello milanese - ha smentito ufficialmente che a parlare al telefono del bando di gara con Gamberale fosse l´ex assessore toscano e esponente Pd Riccardo Conti.

Chi era, allora, ad entrare nel dettaglio del bando che, a dicembre, ha portato la giunta di Giuliano Pisapia a cedere il 30 per cento della società aeroportuale proprio al manager molisano? Quest´ultimo, ai microfoni di Radio 24, getta acqua sul fuoco: «Non so chi sia questo interlocutore, potrà essere stato un consigliere di F2i, o un amministratore: io stavo parlando di una lettera che avevo già scritto, una lettera che era pubblica. La trasparenza della gara? È stata una gara internazionale».

Non bastano però le parole di Gamberale (il cui avvocato Angelo Giarda, ieri, è stato a colloquio con il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e con l´aggiunto Alfredo Robledo, titolare del fascicolo) a spegnere la polemica politica che a Milano, in Consiglio comunale, infiamma i toni.

È lo stesso sindaco Pisapia, intervenendo ieri pomeriggio in aula, a spiazzare molti andando all´attacco. «Da simili maestri non accettiamo lezioni di etica e di legalità», dice rispondendo così a Pdl e Lega che da giovedì - da quando l´anticipazione dell´Espresso ha svelato la telefonata alla base del fascicolo milanese, ad oggi senza indagati - premono perché sia fatta chiarezza su quella vendita.

Alza il tiro, Pisapia, visto che proprio ieri ai tanti indagati del Pirellone si sono aggiunti Romano La Russa, e poi un consigliere in carica del Pdl e uno non rieletto. «All´ex ministro La Russa, che ha speculato sulla vicenda Sea, ora che non può più giocare con i soldatini dico di pensare a casa sua»: quasi un segnale, per l´opposizione, che si scatena accusando il sindaco di garantismo a corrente alternata (replica Pisapia: «È deprimente constatare come l´opposizione si dica garantista davanti al bunga bunga e strumentalizzi qualcosa di inesistente»).

Lui e Tabacci ribattono sulla trasparenza dell´operazione di dicembre - «Nelle intercettazioni ci sono spesso millantatori, qualcuno può riferire fatti veri o falsi o anche fatti che non si conoscono ma si spera avvengano», dice il sindaco - e ribadiscono serenità. Ma è certo che il centrodestra non ha alcuna intenzione di lasciar cadere la questione. Con toni come quelli la seduta si scalda, il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo deve interromperla per alcuni minuti.

I consiglieri della Lega issano cartelli - "Giù le mani dalla Sea" - , il loro capogruppo Matteo Salvini mette in guardia non solo i cittadini, ma anche la maggioranza: «Pisapia e la sinistra sono ostaggi di un vecchio democristiano non eletto che ha deciso di vendere tutto quello che trova per strada», dice indicando Tabacci. I colleghi del Pdl accusano apertamente il sindaco di non dare risposte e di scappare dall´aula. Il capogruppo Carlo Masseroli chiede senza successo una commissione consiliare d´inchiesta e chiosa: «Altro che trasparenza, sono in forte imbarazzo».

2- CHE PASTICCIO SU GAMBERALE L'IMBARAZZO DI PISAPIA E PM
Luca Fazzo per "il Giornale" del 18 marzo

«Scusate ma oggi sono senza voce». Ed¬mondo Bruti Liberati, procuratore del¬la Repubblica, somatizza così il pastic¬cio in cui il suo ufficio è stato catapultato da uno scoop dell' Espresso ,accusato senza trop¬pi giri di parole di av¬ere insabbiato una inda-gine potenzialmente devastante per la giun¬ta di Giuliano Pisapia, la maggioranza di sini-stra che dal giugno scorso governa Milano.

Per ventiquattro ore, sull'esistenza di un'in¬chiesta sulla privatizzazione del 30 per cento di Sea, la società che gestisce gli scali di Lina¬te e Malpensa, in Procura si è detto di tutto: l'indagine non c'è, non ne sappiamo niente, non si sa chi ce l'abbia, c'è ma non riguarda un reato, c'è ma non possiamo dirvi niente. Un palese imbarazzo, condito di polemiche e divisioni interne alla Procura, fino alla svol¬ta finale: l'inchiesta c'è.

Ma rimane la sensa¬zione che se non ci fosse stato lo scoop del¬¬l' Espresso , il fascicolo sulla Sea sarebbe rima¬sto forse a giacere ancora per chissà quanto. L'inchiesta c'è: una indagine a carico di ignoti per turbativa d'asta,reato 353 del codi¬ce penale. A carico di ignoti, ma il novero dei possibili sospetti non è vasto. Perché a volere a tutti i costi fare cassa con la cessione del pac¬chetto di Sea furono l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci e una parte del Pd milanese.

Nella notte del 15 novembre il consiglio co¬munale varò la delibera che avre¬bbe porta¬to il pacchetto Sea nelle mani di Vito Gam¬berale e del fondo F2i.Esattamente come Gamberale si era fatto promettere quat¬tro mesi prima, in una telefonata in¬tercettata dalla Guardia di finanza di Firenze con un uomo del Pd: è questa la telefonata, trasmessa per competenza dalla Procura di Firenze, che è rimasta a giacere per quattro mesi nei cassetti della Procura di Milano, affidata prima al procuratore aggiun¬to Francesco Greco, poi al pm Eugenio Fu¬sco, poi tornata al capo Edmondo Bruti Libe¬¬rati, e approdata solo ieri al destinatario natu¬rale, Alfredo Robledo, titolare del pool dei re¬ati contro la pubblica amministrazione.

Chi sial'interlocutore di Gamberale,l'uo¬mo che gli assicura che a Milano la gara verrà fatta per finta,ancora non si sa.«Non mi ricor¬do, parlo con cento persone al giorno», dice ieri di buon mattino al Giornale Gamberale, «e comunque la gara per Sea fu regolarissi-ma ». Ma poco dopo succede una cosa impre¬¬vista: negli uffici di Gamberale presso F2i arri¬va la Guardia di finanza, che li perquisisce e consegna al businessman un avviso di garan¬zia per corruzione spiccato dalla Procura di Firenze.

È un'altra storia, un'altra inchiesta: una stecca pagata su una bretella autostrada¬le mai realizzata. Ma la cosa curiosa è che in¬sieme a Gamber¬ale viene indagato per corru¬zione un ex assessore regionale toscano, Ric¬cardo Conti, uomo forte prima dei Ds e poi del Pd, fino a pochi mesi fa responsabile na¬zionale Trasporti del Pd. È indagando su que¬st¬a storia che la Procura di Firenze si è imbat¬tuta nella telefonata in cui si parlava della Sea, che ha subito trasmesso per competen¬za a Milano.

Così sorge un dubbio:è per caso Conti l'in¬terlocutore che ha garantito a Gamberale il via libera del Pd per lo sbarco in Sea? «Impos¬sibile- risponde Conti, interpellato dal Gior¬nale- io di cosa accade a Milano non so prati¬camente nulla». Ma la risposta non dissipa i dubbi, perché subito dopo arriva un comuni¬cato di Gamberale che rivela un dettaglio che finora non era proprio noto: «Riccardo Conti è dal 2010 nel Consiglio d'amministrazione di F2i su designazione di un'azionista».Qua¬le sia questo azionista Gamberale non lo di-ce, ma si tratta della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

Riassumendo.
1) La giunta di sinistra di Mi¬lano cede un robusto pacchetto di azioni pubbliche ad una società nel cui cda siede un dirigente nazionale del Pd, principale parti¬to della coalizione che sostiene Pisapia.

2) Si scopre adesso che il presidente di questa so¬cietà aveva ricevuto quattro mesi prima del¬la delibera ampie ¬garanzie sul fatto che la ga¬ra d'appalto sarebbe stata fatta su misura per assicurare la vittoria dell'asta.

3) La Procura di Milano riceve uno spunto prezioso per in¬dagare in questa direzione ma non fa nulla per quattro mesi, lasciando che la delibera venga approvata, e esce dalla trance solo quando l'affare finisce sui giornali. Ce n'è ab¬bastanza, insomma, per capire che a Milano sta prendendo forma un gigantesco pastic¬cio in cui si intrecciano affari, politica e giusti¬zia. «Sono tranquillo»,dice Giuliano Pisapia. Ma per la sua giunta, andata al potere in no¬me della legalità e della trasparenza, non si preparano bei momenti.

 

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