FARE IMMOBILI! - NON SOLO UN INTERO PIANO NEL CENTRO STORICO DI ROMA, LA URSO REAL ESTATE CONTROLLA UN TESORETTO IMMOBILIARE! - INCHIESTA DE “IL FATTO QUOTIDIANO” CHE DIMENTICA DI SOTTOLINEARE CHE URSO È UN TIPINO FINI A CAPO DELLA FONDAZIONE FARE FUTURO - RETTIFICA: CI FA PIACERE AMMETTERE DI AVERE SBAGLIATO, LE NOTIZIE CHE RIGUARDANO L'ON. USO ERANO PRIVE DI FONDAMENTO...
Marco Lillo per Il Fatto
Tutti smentiscono l\'indagine penale ma la storia di casa Urso merita un\'indagine giornalistica. Il viceministro del commercio estero e suo figlio hanno comprato per tre milioni di euro un patrimonio immobiliare nel centro storico di Roma che - secondo le testimonianze raccolte nel palazzo - era stato offerto in precedenza a un prezzo doppio.
Dopo la pubblicazione da parte del sito Dagospia dell\'indiscrezione su una presunta convocazione in Procura del viceministro (come testimone) per chiarire alcuni dubbi sulla compravendita, ieri sono piovute le smentite. In via ufficiosa la Procura di Roma fa sapere che non c\'è nessuna inchiesta e Urso annuncia querele. Una scena già vista quando Dagospia, nel 2009, fu il primo a mettere nel mirino i Tulliani.
Mentre il titolare del sito, Roberto D\'Agostino, promette che presto pubblicherà la data della convocazione dei pm, in attesa di vedere chi ha ragione, Il Fatto ha approfondito la storia delle case della famiglia. La Urso Real Estate controlla un tesoretto immobiliare composto di una decina di unità catastali tra il quarto e il sesto piano di un palazzo storico che affaccia sul Tevere a due passi da piazza Cavour.
Sono intestati a Urso e al figlio due appartamenti, tre terrazzi e una mezza dozzina di annessi, cantine, lastrici e magazzini. Il viceministro e il figlio Dario con tre atti consecutivi hanno incrementato considerevolmente il patrimonio familiare nel 2009-2010.
L\'appartamento più grande, comprato da Adolfo Urso il 28 maggio del 2009, è composto di cinque camere, disimpegni cucina, due bagni, veranda e terrazza al quarto piano più magazzino, doppio ripostiglio al quinto e cantina al primo. La metratura è ampia: 214 metri quadrati coperti, più 90 metri quadrati di terrazza più 14 metri di veranda, 22 metri di magazzini e 35 metri di cantina.
Non basta: nell\'atto la società venditrice, Colonna Prima Srl, si impegna a dare gratis a Urso le terrazze condominiali che fanno schizzare il valore del complesso alle stelle. Dall\'alto di quello che catastalmente è definito \"lastrico solare\" si vede un panorama mozzafiato.
ADOLFO URSO SE SLOGATA LA MASCELLA
Puntualmente: il 19 aprile 2010, la società Colonna prima Srl compra le terrazze dai proprietari per 53 mila euro e le gira gratuitamente, come era nei patti iniziali, al viceministro. Stiamo parlando di 120 metri quadri al quinto piano più altri 110 al sesto piano più il vano scala. Riepilogando, per una proprietà a due passi da Ponte Cavour con vista mozzafiato su Roma e composta di 250 metri coperti più 320 scoperti più 35 di cantina, il viceministro Urso dichiara nel maggio 2009 un prezzo di 2 milioni di euro , reperiti grazie a un mutuo a tasso variabile trentennale di un milione e 600 mila euro contratto con il Banco di Napoli, che applica un tasso favorevole ai parlamentari. La Urso Real Estate non si ferma.
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Allo stesso livello dello stesso palazzo il figlio trentenne Dario Urso compra dalla stessa società e nello stesso periodo un secondo appartamento di 7 vani catastali (che si può stimare in 120 metri quadrati circa più 28 metri quadrati di magazzini) al prezzo di un milione di euro. Anche in questo caso l\'esborso è coperto per l\'80 per cento con un mutuo ventennale di 800 mila euro del Banco di Napoli, garantito dallo stipendio di papà Adolfo.
Ieri sui quotidiani si discuteva del prezzo troppo alto pagato dal politico e dal figlio ma nel palazzo vicino a piazza Cavour, al contrario, in molti erano sorpresi perché le cifre pubblicate sono molto più basse rispetto a quelle di mercato e soprattutto rispetto a quelle richieste allora. Prima di essere comprato da Urso, dicono nel palazzo, l\'appartamento del viceministro era stato offerto alla moglie di un leader del centrosinistra e a due stiliste famose a un prezzo doppio.
La società immobiliare che ha ceduto le case alla famiglia Urso è la Colonna prima Srl, amministrata da Vito Fusillo, 54 anni, un imprenditore barese con interessi che spaziano dall\'editoria (Gazzetta del Mezzogiorno) agli alberghi (hotel delle Nazioni di Bari), dalle costruzioni agli ipermercati. Colonna Prima Srl ha rilevato l\'intero palazzo dove abita Urso da una società che a sua volta lo aveva comprato dal gruppo Pirelli quando l\'ex patrimonio dell\'Ina è stato messo in vendita da Marco Tronchetti Provera e Carlo Puri Negri.
Il patrimonio delle assicurazioni pubbliche, finito sul mercato dopo la privatizzazione e l\'acquisto dell\'Unim da parte di Pirelli, conteneva molti gioielli. E iI viceministro Urso aveva cominciato la sua fiorente attività immobiliare romana proprio comprando un\'altra casa che aveva fatto la trafila Ina-Pirelli.
In una delle strade più prestigiose di Roma, in via Po, al civico 72, il politico compra nell\'agosto 2004 un quarto piano di sei camere e accessori per 690 mila euro. Il prezzo, molto buono, è coperto con un mutuo di 600 mila euro, ventennale. A vendere è la società Gepa, di proprietà dei figli del notaio Antonio Bianchi, che aveva comprato decine e decine di case dal gruppo Pirelli a un prezzo stracciato e che le rivendeva per prezzi abbastanza bassi. Per un caso, il figlio del notaio Bianchi abita nel palazzo vicino a ponte Cavour dove nel 2009 ha comprato Urso. La casa di via Po, a maggio del 2005, nove mesi dopo l\'acquisto è stata ceduta da Urso con una plusvalenza di appena 10 mila euro.
Inarrestabile la Urso Real estate torna in azione il 12 maggio 2006 e si sposta in periferia: il politico e la moglie (ora separata) comprano a Ponte di Nona, per 215 mila euro un quinto piano. Quando il viceministro avvista le case di ponte Cavour per sé e per il figlio Dario, cede la seconda casa di Ponte di Nona all\'altro figlio.
Urso è irritato dall\'interesse della stampa sulla sua attività immobiliare: \"Non c\'è nessuna inchiesta penale e non c\'è nessun caso. Io sono stato trasparente. Ho dichiarato tutto e ho comprato con un mutuo alla mia portata. I prezzi sono reali e se qualcuno prima del mio acquisto ha chiesto cifre superiori, non mi stupisce. Il mercato è crollato dopo il 2007\".
RETTIFICA
In merito a quanto da noi pubblicato in data 19, 20 e 21 agosto 2010 e in data 26 novembre 2010 ci fa piacere ammettere di aver sbagliato e che le notizie ivi contenute nei confronti dell'On. Adolfo Urso erano del tutto prive di fondamento.
In modo specifico, tra l'altro, è del tutto evidente che l'On. Adolfo Urso non abbia ricevuto alcun avviso di garanzia per l'acquisto della sua casa come noi avevamo erroneamente preannunciato e che tutti gli atti inerenti sono risultati assolutamente conformi alle leggi.
Nella lunga attività politica, parlamentare e di governo mai in nessun caso si può rilevare atti discutibili commessi dall'on.Urso e mai in nessun caso egli ha avuto rilievi di carattere giudiziario. Sono risultate, inoltre, del tutto infondate le considerazioni emerse in merito alla proprietà agricola Lo Schioppo da noi pubblicate, in modo specifico laddove abbiamo contestato allo stesso Urso di essere socio di una persona condannata per diversi reati.
Per errore abbiamo confuso il dott. Enzo Poli, persona assolutamente stimata negli ambienti imprenditoriali, con un suo omonimo di una decina d'anni più grande, che svolge la stessa attività e che ha avuto, invece, diversi procedimenti giudiziari. Ci scusiamo ancora con l'On. Urso e in questo caso anche con il dott. Enzo Poli per il macroscopico errore in cui siamo incorsi.
Siamo certi che l'ammissione degli errori da noi commessi possa consentirci di riprendere con Urso quel rapporto di stima che crediamo anche lui abbia nei nostri confronti.
COMUNICATO DI RISPOSTA DELL'ON. URSO
Prendo atto di quanto ammesso dal sito Dagospia in merito agli articoli diffamatori che erano stati pubblicati e risultati peraltro del tutto infondati, frutto evidentemente anche del clima politico di quei mesi e confermo al dott. D'Agostino il mio apprezzamento per l'attività che svolge. Il suo lavoro è particolarmente difficile e comprendo come si possa anche sbagliare, chi è in buona fede ammette gli errori. D'Agostino certamente lo è.