IN LAGUNA LE INCHIESTE SI MOLTIPLICANO - SPUNTA UN NUOVO FILONE LEGATO AL MOSE CHE RIGUARDA LA SANITA' VENETA E SCOMODA IL SINDACO DI VERONA TOSI, CHE AVREBBE DETTATO LE CONDIZIONI PER L'APPALTO DELL'OSPEDALE DI PADOVA

Gianluca Paolucci e Eleonora Vallin per ‘La Stampa’

 

VENEZIA CANTIERI DEL MOSE VENEZIA CANTIERI DEL MOSE

Il 29 novembre del 2010, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, incontra l’ex segretario generale della sanità veneta, Giancarlo Ruscitti. Oggetto dell’incontro: il via libera di Tosi alla costruzione del nuovo ospedale di Padova, un affare che sulla carta valeva fino a 1,7 miliardi di euro, la seconda grande opera della regione dopo il Mose. Quello che si dicono i due assume rilevanza in un filone d’indagine formalmente separato dall’inchiesta Mose, ma con questo strettamente legato. Un legame fatto di nomi, indagati in comune, circostanze e soldi. 

 

E spunta un ulteriore filone di indagine sul «sistema veneto» e la gestione degli appalti, sul quale sono in corso approfondimenti in Regione e nella stessa città di Verona, anche da parte della locale procura. Tosi, interpellato, fa sapere di non voler rilasciare dichiarazioni. Il suo portavoce bolla il tutto come «spazzatura».

Romano, classe 1958, una lunga esperienza nel settore sanitario con un passaggio nel comitato organizzatore del Giubileo del 2001, Ruscitti arriva alla sanità veneta durante la presidenza di Giancarlo Galan e con Tosi assessore regionale. Lasciato l’incarico nel 2010, Ruscitti quel novembre è da poco diventato «consulente» del Coveco, una delle coop associate al Consorzio Venezia Nuova (Cvn). In realtà, secondo quanto ricostruiscono i finanzieri che stanno indagando sull’inchiesta Mose, nella quale lo stesso Ruscitti è tra gli indagati, quell’incarico da 200 mila euro all’anno serve ad altro: favorire l’ingresso del Cvn nell’appalto per la costruzione del nuovo ospedale di Padova. 

 

mose veneziamose venezia

Contratto miliardario, come detto, con almeno 200 milioni di denaro pubblico, da realizzare col rodato sistema del «project financing» e sul quale ci sono molti pretendenti. A scatenare l’interesse del Cvn sono sostanzialmente due elementi: i soldi, tanti. E la possibilità di replicare il «modello Venezia» in altre grandi opere. Cosa c’entra Tosi con l’ospedale di Padova? Ex assessore proprio alla Sanità regionale con Galan, Tosi è ritenuto ancora il «dominus» del settore nella Regione. La moglie Stefania Villanova è capo della segreteria organizzativa dell’assessorato dal 2005, con lo stesso Tosi, e per tutti i suoi successori. Tutti di provata fede «tosiana». E tutti veronesi.

L’aspetto più interessante è però quello che i due, Tosi e Ruscitti, si raccontano il 29 novembre. Secondo quanto riferisce lo stesso Ruscitti a Mazzacurati qualche giorno dopo, l’11 dicembre del 2010, nella sede del Cvn, Tosi (fino ad allora poco convinto della necessità dell’opera) avrebbe dato il suo via libera al progetto, ponendo però una serie di condizioni. Condizioni riportate negli atti dell’inchiesta Mose grazie ad una intercettazione ambientale ordinata dai pm veneziani. 

 

flavio tos e cecile kyengeflavio tos e cecile kyenge

Tosi, dice Ruscitti, chiede innanzitutto che dia il suo assenso anche il sindaco di Padova - allora era Flavio Zanonato, Pd -. Che chi realizzerà il nuovo si occupi della dismissione del vecchio, che arrivino anche fondi internazionali. E pone delle condizioni su chi dovrà eseguire i lavori: no a Piergiorgio Baita - e quindi no alla Mantovani -, no a Gemmo, no a Carron. Sì invece a Sacaim (società veneziana poi finita in concordato, ndr.), a Sodexo, alle coop, a Mazzi (indagato per il Mose) e ad Astaldi.
A quel punto, Mazzacurati si attiva per ottenere il via libera di Zanonato, che incontrerà nel febbraio del 2011.

Mentre Ruscitti attiva i suoi contatti nel centrodestra per garantire il via libera all’operazione. Così in quegli stessi giorni scambia varie conversazioni e sms con Giancarlo Galan, - indicato negli atti come «nota personalità politica locale e nazionale» - colui che da presidente della giunta regionale ormai a fine mandato aveva dato, pochi mesi prima, il via libera al nuovo ospedale al quale chiede una dichiarazione favorevole alla costruzione del nuovo ospedale da parte dell’allora ministro della Sanità, Ferruccio Fazio. 

FLAVIO TOSI E STEFANIA VILLANOVA FLAVIO TOSI E STEFANIA VILLANOVA

 

Il nuovo governatore, Luca Zaia, ha infatti già detto che i soldi per fare l’ospedale non ci sono e sarebbe meglio rinnovare quello già esistente. Così il 6 dicembre Galan fissa una colazione con lo stesso Fazio, della quale informa lo stesso Ruscitti. Il 13 dicembre successivo poi i due si parlano al telefono e, intercettati, si danno appuntamento per parlare di persona dell’interesse di Mazzacurati all’affare del fatto che Tosi, questa volta, «non avrebbe detto no». 

 

giancarlo galangiancarlo galan

E in quei giorni l’attenzione è concentrata sulla fiducia all’esecutivo Berlusconi dopo l’addio di Fini e Ruscitti cerca una sponda con il fratello dell’allora presidente della Camera. Tanto movimento fa però scattare l’attenzione dei finanzieri che stanno monitorando l’attività di Mazzacurati. Tutto questo gran parlare di soldi e di appalti, di politici e di affaristi, rende necessari «ulteriori approfondimenti» per valutare nuove ipotesi di reato.

In attesa che le indagini facciano il proprio corso, non si può non rilevare un’altra circostanza che mischia ancora di più le due storie, Mose e ospedale. A presentare il project financing padovano - valore finale 600 milioni e posti letto dimezzati - sarà poi una joint venture tra l’australiana Bovis Lend & Lease e i vicentini della Palladio di Roberto Meneguzzo, altro indagato eccellente dell’inchiesta veneziana. Intanto, il neo sindaco della città del Santo, Massimo Bitonci, tra i suoi primi atti ha bloccato l’iter della costruzione della struttura. 

PIERGIORGIO BAITA PIERGIORGIO BAITA giovanni mazzacurati giovanni mazzacurati Flavio Zanonato Flavio Zanonato

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....