passera benessia bazoli giuseppe guzzetti passera benassia bazoli giuseppe guzzetti

L’AVVOCATO DI CAMPAGNA CHE HA PRESO IL POSTO DI CUCCIA

1 - PIÙ CHE CUCCIA GUZZETTI
Camilla Conti per "l'Espresso"

Esiste un nuovo Enrico Cuccia della finanza italiana? Nella City milanese hanno pochi dubbi: c'è, e si chiama Giuseppe Guzzetti. Classe 1934, guida la Fondazione Cariplo da sedici anni e da tredici è il faro delle 88 fondazioni di origine bancaria come presidente della loro associazione, l'Acri.

Avvocato con la passione per la politica, è lui oggi il dominus, il punto di riferimento del sistema bancario, che a lui chiede consiglio anche se non è un banchiere. Guzzetti è il grande democristiano che insieme all'amico- Giovanni Bazoli - lui sì banchiere - non ha mai rinunciato all'idea di riequilibrare con la finanza "bianca" proprio lo strapotere di Cuccia e del mondo laico.

Così vicino quanto al ruolo di power broker che Guzzetti gioca in Italia, eppure così lontano dal fondatore di Mediobanca come garante degli interessi del capitalismo familiare. Un modello, quest'ultimo, insuperabile in termini di influenza sui grandi gruppi industriali, ma che oggi ha mostrato i suoi limiti: i banchieri di sistema si sono trasformati in grandi creditori a rischio rimborso e molte relazioni di quel salotto si sono rivelate un boomerang per Mediobanca.

Due mondi, insomma, rimasti distanti. E finiti in rotta di collisione anche di recente. A maggio del 2012 un corposo report degli analisti della banca d'affari milanese mette in dubbio la solidità dei patrimoni degli enti ex-bancari. Con l'Acri scende il gelo. Tanto che due mesi dopo, per ricucire i rapporti, la banca organizza a via Filodrammatici un convegno dal titolo rappacificatore: "Mediobanca incontra le Fondazioni di origine bancaria".

Nel frattempo Guzzetti ha continuato a difendere gli enti accusati di opporsi alla ricapitalizzazione delle banche italiane per non essere diluiti e dunque perdere potere. Baluardo e paladino del sistema. Sempre. Come quando nel 2003 ha scongiurato il tentativo di Giulio Tremonti di mettere in dubbio il regime privatistico degli enti per riportarli sotto l'ombrello pubblico e attingere alla loro riserva di liquidità.

Il fronte è stato ricompattato attorno al presidente dell'Acri che con l'ex ministro del Tesoro ha fatto pace in cambio del sostegno sull'housing sociale (quella formula che consente di realizzare alloggi e servizi per giovani e meno abbienti), progetto che sta molto a cuore al professore di Sondrio.

La vittoria su Tremonti, sancita dall'intervento della Corte Costituzionale che nel 2003 ha decretato la natura privata delle fondazioni, ha anche aperto loro la porta della Cassa Depositi e Prestiti. Ovvero la cassaforte pubblica che gestisce circa 230 miliardi di risparmi postali degli italiani su cui le Fondazioni bancarie oggi stanno definitivamente imponendo il loro controllo. Gli enti ne nominano anche il presidente e di recente hanno riconfermato Franco Bassanini, grande amico di Guzzetti.

Al timone della Cdp è stato rinnovato il mandato anche all'amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, ex manager di Intesa nonché pupillo di Bazoli. E dunque apprezzato anche da Guzzetti, che come presidente della Cariplo sulla Cassa ha investito altri 70 milioni ritagliandosi quasi il 2 per cento del capitale.

Un affare: la Cdp ha generato 2,8 miliardi di utili nel 2012 e distribuirà un dividendo generoso sia per il Tesoro sia per le fondazioni, messe a dieta dalle banche partecipate causa crisi. Gli stessi istituti possono contare sull'assist di una Cassa che oggi finanzia imprese ed enti locali. Se i big del credito chiudono i rubinetti perché a corto di liquidità, ci pensa la Cdp.

Dietro le grandi manovre sulla Cassa Depositi e Prestiti c'è sempre lui, il nuovo Cuccia. Che ha conquistato un'altra medaglia da esibire il 10 maggio quando la sua Fondazione Cariplo rinnoverà il vertice, confermandolo presidente - è quasi scontato - per la terza volta. Guzzetti porta in dote un avanzo di 278 milioni e 140 milioni di fondi distribuiti sul territorio.

Resta da capire il prezzo che l'avvocato comasco sarà disposto a pagare alla politica in termini di "penetrazione" nella Commissione centrale di beneficenza, ovvero il parlamentino della Fondazione. Il 23 aprile sono stati nominati i 40 membri che rimarranno in carica fino al 2019. Venti sono scelti dalla commissione uscente tra altrettante terne proposte dagli enti territoriali (Province, Comune di Milano, Regione), sei tra le terne proposte da enti di ricerca, culturali, di volontariato, sette fra terne proposte da organizzazioni non profit e altri sette cooptati dalla commissione uscente.

«Un sistema bizantino che rischia di diventare manipolabile dalla dirigenza in carica», sottolinea Roberto Perotti, economista e docente dell'Università Bocconi. «Primo perché la nuova commissione è scelta dai commissari uscenti e ciò rende difficile il ricambio. Poi perché è molto facile far passare un candidato gradito da una terna all'altra».

Grazie a un pacchetto del 4,94 per cento, Cariplo esercita un peso notevole su Intesa Sanpaolo: la metà della fondaziona controllante (la Compagnia Sanpaolo ha il 9,7 per cento) ma sufficiente a Guzzetti per contare sull'istituto milanese presieduto dall'amico Nanni Bazoli.

Con l'uscita di Corrado Passera, approdato al governo Monti, si dice che l'asse lombardo capitanato da Guzzetti avesse tentato di piazzare al timone di Intesa Vittorio Grilli. Per non rompere i rapporti con il fronte torinese alla fine venne trovato un compromesso su Enrico Cucchiani, arrivato da Allianz.

E di recente confermato al timone della banca dopo aver chiuso in utile il 2012 e distribuito ai soci un dividendo di 5 centesimi per azione. Oggi, sull'arrivo di Gian Maria Gros Pietro alla presidenza del consiglio di gestione c'è stato invece non solo la benedizione di Bazoli ma anche lo zampino di Guzzetti che ne ha subito sottolineato pubblicamente il "curriculum eccezionale, splendido".

Il vate delle Fondazioni ha già in agenda un'altra partita cui dedicarsi. Anzi, un Palio. Quello che si correrà al vertice della Fondazione Montepaschi, da rinnovare entro settembre (vedi box a pagina 121). Una partita delicata visto il terremoto giudiziario che ha investito il Monte e il suo ente azionista, affossato dai debiti e destinato a perdere definitivamente il controllo della banca. Una mission impossible persino per il nuovo Cuccia?

2 - UN AVVOCATO SUL LAGO DI COMO
Da "l'Espresso"

Giuseppe Guzzetti, 79 anni il prossimo 27 di maggio, ama definirsi un avvocato di campagna, lontano dai salotti e dagli eventi mondani. Ogni mattina si sveglia alle 5, va alla Messa delle 6 e un'ora dopo è già in ufficio, in Fondazione Cariplo. Quando non lavora si ritira in provincia, alle porte di Como, dove vive anche il figlio avvocato con la sua famiglia, mentre l'altra figlia si è trasferita a Londra.

Si è laureato alla Cattolica con una tesi sul modello della Cassa Depositi e Prestiti, che all'epoca ancora non esisteva in Italia, ma di cui poi si sarebbe occupato in prima persona molti anni dopo. Il giornalista Giancarlo Galli, nel suo libro "Nella giungla degli gnomi", lo ha definito "un maestro nelle arti del potere...persona rigorosa, disciplinata, con il volto arcigno, la ruvidità nelle relazioni umane... un timido generoso, un Nino Bixio con famiglia perennemente alla ricerca del suo Garibaldi".

Tutto lavoro, casa, chiesa, finanza e politica. Iscritto alla Democrazia Cristiana nel 1953, è stato presidente della Regione Lombardia dal 1979 al 1987 e poi senatore nel collegio Cantù-Malnate. Nel partito ha seguito la corrente di Giovanni Marcora, tra gli ispiratori del dialogo con i socialisti.

E poi quel Mino Martinazzoli, teorico del "cuore a sinistra e portafoglio a destra", che tanto era stimato anche dall'amico Nanni Bazoli. Politico ma prima di tutto avvocato: Guzzetti difese il parroco di un paesino nel comasco contro il banchiere Roberto Calvi, che non voleva concedere l'accesso a una cappelletta all'interno della sua villa. Si arrivò a un compromesso: Calvi avrebbe liberato il passaggio una volta l'anno per la festa dell'Assunta.

 

enrico cuccia02 lapBassanini GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTIGIUSEPPE GUZZETTI resize GIUSEPPE GUZZETTI resize GIUSEPPE GUZZETTI IGNAZIO VISCO resize ROMANO PRODI GIUSEPPE GUZZETTI GUZZETTI GUZZETTI GIUSEPPE MUSSARI GIUSEPPE GUZZETTI GIOVANNI BAZOLI resize

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…