“L’ESPRESSO” NON MOLLA GRILLO SU COSTARICA E RIMBORSI

1- M5S: ESPRESSO, ALL'EPOCA COSTA RICA ERA IN BLACK LIST
(ANSA) - L'Espresso, con una nota, replica alla posizione dell'ambasciatore del Costa Rica, rilanciata dal blog di Beppe Grillo, che nega che il paese da lui rappresentato sia un "paradiso fiscale". "In merito alla posizione fiscale del Costa Rica - si legge nella nota del settimanale - 'L'Espressò torna ribadire i seguenti punti:

1) Il Costa Rica è stato escluso dalla cosiddetta black list dell'Ocse dei Paesi non collaborativi in materia fiscale sulla base dell'impegno a stipulare trattati bilaterali di cooperazione con altri Stati. Al momento il Costa Rica ha siglato una cinquantina di convenzioni, ma per adesso non esiste nessun accordo con l'Italia. In base alle regole dell'Ocse era sufficiente siglare 12 convenzioni per essere rimossi dalla black list. Da una statistica del 2011 risultava che un quinto delle convenzioni bilaterali stipulate dai Paesi ex black list avevano come controparte Stati come la Groenlandia, l'Islanda e le isole Far Oer.

2) Le 13 società in Costa Rica di cui Walter Vezzoli risulta amministratore sono state costituite tra il settembre 2004 e l'ottobre 2009. Fino all'aprile del 2009 il Costa Rica è rimasto nella black list insieme a tre soli altri stati: Filippine, Uruguay, e l'isola di Labuan (Malesia).

3) Fino al 2009, anche le autorità fiscali degli Stati Uniti inserivano il Costa Rica nella lista delle 34 "secretive jurisdiction" in materia fiscale.

4) Secondo l'Agenzia delle Entrate italiana, il Costa Rica resta un Paese a fiscalità privilegiata. Significa che al momento della dichiarazione dei redditi spetta al contribuente dimostrare all'Erario (e non viceversa) che si è effettivamente trasferito in quel Paese se non vuole più pagare le tasse in Italia".


2- MA IL COSTA RICA NON È UN PARADISO FISCALE
Lettera di Jaime Feinzaig Rosenstein a "La Repubblica"
Ambasciatore Costa Rica

Riguardo all'articolo ripreso dall'inchiesta dell'Espresso in cui si rivela l'esistenza di società legate a Grillo in Costa Rica, paese definito "Paradiso fiscale", mi permetto di sottolineare che il mio Paese è stato escluso dalla lista dei paradisi fiscali dalla Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) a seguito della promulgazione di leggi e trattati internazionali di scambio di informazioni tributarie, ragion per la quale il Costa Rica non fa più parte della lista nera come indicato.


3- GRILLO E LA FINTA RINUNCIA AI RIMBORSI ELETTORALI
Ernesto Maria Ruffini per http://ruffini.blogautore.espresso.repubblica.it/

L'idea di Grillo e dei grillini è semplice: la politica è una cosa brutta, i partiti sono responsabili dei nostri mali. Noi, invece, siamo belli, bravi e buoni. Tanto belli, tanto bravi e specialmente tanto buoni da rinunciare addirittura ai soldi del rimborso elettorale previsto per i partiti a cui avremmo diritto.

Un'idea accattivante, che intercetta il pensiero, giusto o sbagliato, di molti cittadini: i partiti non possono avere rimborsi elettorali, sia perché un referendum li ha già aboliti (e la scelta dei cittadini deve essere sempre rispettata, fosse solo per il fatto che la memoria dei cittadini è più lunga di quel che si possa pensare), sia perché, in un momento di crisi economica in cui le famiglie non arrivano a fine mese, è inammissibile che i partiti possano avere rimborsi superiori a quelle che sono state le loro spese effettive.

Fin qui, lo ripeto, giusta o sbagliata che sia questa posizione, dobbiamo solo prenderne atto, perché ormai è un pensiero diffuso.
Ma adesso viene il bello.

Grillo non vuole limitarsi a dare il buon esempio, ma vuole marcare la differenza tra il M5S e i vecchi partiti che vorrebbe far scomparire. Ed è per questo che tiene a farci sapere che lui e il suo movimento rinunceranno ai rimborsi elettorali; loro non toccheranno neanche un euro di quel vil denaro.

C'è un però. Un però grande come una casa.
Quel che Grillo si è dimenticato di dirci è che il M5S non potrà rinunciare ai soldi del rimborso elettorale, perché non ne ha diritto. E nessuno, nemmeno lui, può rinunciare a qualcosa che non ha.

Perché?
Per gli amanti del genere, la risposta è nel testo della legge che regola i rimborsi elettorali: l'articolo 5 della legge n. 96 del 6 luglio 2012.
Cosa dice questa legge?

Semplice. Per avere diritto al rimborso, i partiti, ma anche i movimenti politici (come il M5S) devono dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto. Ed è proprio lo statuto l'ostacolo che si frappone tra il M5S e i soldi dei rimborsi elettorali. Uno statuto di un partito o di un movimento politico è un semplice documento che ne regolamenta e disciplina la vita e l'attività. Uno statuto, ci dice sempre questa legge, deve ispirare la vita del movimento a principi democratici e deve prevedere regole che garantiscano i diritti degli aderenti a quel movimento.

Ma il movimento cinque stelle non ha uno statuto e sembra non volerne avere uno. Si è dotato solamente di quello che provocatoriamente è stato chiamato "non statuto". E, infatti, dello statuto non ne ha le caratteristiche o il contenuto.

Non c'è traccia della cosa principale: la democrazia della vita del movimento.

Mi spiego: un iscritto al movimento può alzare la mano e diventare Grillo? Può democraticamente determinare le scelte del movimento e diventare maggioranza al suo interno? Può decidere (come Grillo) se votare o meno la fiducia al governo e convincere gli altri iscritti a farlo? Può prendere il posto di Grillo e rispondere alle profferte di Bersani al posto suo? La risposta è no.

Perché, con buona pace della regola romantica dell'uno vale uno e della consultazione permanente, la verità è che nel M5S tutto è stato già deciso da una sola persona.
Una persona che si ispira ad un semplice principio che un altro Grillo, il marchese, aveva già riassunto in una felice espressione: "io sò io e voi non siete un cazzo!". Un principio legittimo incarnato dal novello Grillo, ma di certo non uno statuto.

Pertanto, senza uno statuto e senza l'ombra di un accenno alla democrazia interna al movimento, il Movimento 5 Stelle non ha diritto a ricevere neanche un euro di rimborso elettorale. E nemmeno la possibilità di rinunciarvi.

Se invece il M5S si doterà di uno statuto entro i termini previsti dalla legge, potrà rinunciare a tutti i rimborsi che ritiene, ma da quel momento - e Grillo lo sa bene - smetterà di essere quello che è stato finora.

 

WALTER VEZZOLI E BEPPE GRILLO DA LìESPRESSOBeppe Grillo Beppe Grillo Beppe Grillo Beppe Grillo Bruno Manfellotto COSTARICA COSTARICA COSTARICA

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)