italia debito pubblico

OGNI PROMESSA È DEBITO – L’ITALIA SPENDE 65 MILIARDI ALL’ANNO DI INTERESSI PER IL DEBITO PUBBLICO: PIÙ DI GERMANIA E SPAGNA MESSE INSIEME E IL 22% DEL TOTALE DELL’UNIONE EUROPEA  – IL PESO DEGLI INTERESSI VALE IL 3,7% DEL PIL: ANCHE LA GRECIA FA MEGLIO – DITELO A CHI VI DICE CHE LO SPREAD NON CONTA...

Stefano Caselli per “L’Economia – Corriere della Sera”

 

DEBITO PUBBLICO

Il tema del debito pubblico sembra un argomento dimenticato, quasi la strategia comunicativa fosse quella di non parlarne sperando che in questo modo svanisca per incanto. Ma purtroppo la sua carica negativa, fatta di numeri e non di parole, è ben presente e riduce drammaticamente i nostri spazi di manovra. Un confronto con gli altri Paesi comunitari è allora un esercizio utile per cogliere quanto è diversa l' Italia, anche in vista delle elezioni europee. Sulla dimensione del nostro debito pubblico si è spesso parlato, ma minore attenzione è stata data agli interessi che ogni anno paghiamo sul debito.

 

SPREAD DI CITTADINANZA

Se confrontiamo i Paesi Ue, l' Italia è purtroppo prima in questa poco consolante classifica: quasi 65 miliardi spesi in interessi. Dietro di noi la Gran Bretagna con 59 miliardi e poi la Francia con 40, la Germania con 30 seguita di poco dalla Spagna con 29. Queste cifre diventano ancora più preoccupanti se rapportiamo gli interessi al Pil, per poterne avere una visione comparabile: anche in questo caso il nostro paese rimane inesorabilmente al primo posto, con un 3,7%, seguito dal Portogallo al 3,5%. La Francia e la Germania appaiono molto distanti con, rispettivamente, 1,7% e 0,9%. Anche la Grecia, che ha speso l' anno scorso 6 miliardi di interessi va meglio di noi: se rapportati al Pil si attestano al 3,3%. Per chiudere il quadro, i 65 miliardi italiani rappresentano il 22% della spesa per interessi della Ue, che diventano il 27% con la Brexit.

 

spread

Su questo tema è proprio difficile dare la colpa a qualcuno o pensare che i numeri non dicano nulla. Le conseguenze di questa situazione sono forti e si posano sulle spalle di tutti. Tre sono i punti per comprenderne il significato concreto. Il primo: avere un conto di 65 miliardi significa bruciare risorse che potrebbero essere impiegate in tanti altri modi, dalla riduzione delle imposte, all' istruzione, alla sanità. Il secondo: una spesa così elevata, combinata con un debito pubblico enorme, obbliga ad un monitoraggio continuo dello spread, per evitare che una crescita, anche marginale dei tassi, faccia aumentare il conto da pagare.

 

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO COME BUD SPENCER E TERENCE HILL

Il terzo: alte spese per interessi e elevato debito pubblico, aumentano la tentazione di «svendere» pezzi del portafoglio dello Stato solo per fare cassa nel breve e raggiungere qualche obiettivo spendibile politicamente. Per nostra memoria, nel mezzo della crisi 2012, gli interessi che dovevamo pagare erano 83 miliardi e nessuno, con buon senso, si deve augurare un ritorno a quei valori.

 

DI MAIO SPREAD

Nessun governo, di oggi o di domani, è responsabile delle ragioni che hanno portato a questi dati che ci rendono diversi da tutti. Ma responsabilità di governo è farsi carico di questa eredità, per provare a gestirla e dare un segnale forte al mondo. E il tentativo di ridurre la spesa per interessi, che passa attraverso la riduzione dello spread e l' inversione della rotta sul debito, avrebbe come conseguenza immediata di liberare risorse da utilizzare a beneficio dei cittadini. Ma qual è la strada da intraprendere? La strategia da seguire non è necessariamente quella della soluzione «estrema», la della ristrutturazione del debito e la «patrimoniale senza precedenti» che ciclicamente viene proposta. Prima di questo occorre provare un percorso su più fronti, legati dal comune denominatore della credibilità.

 

Il primo è quello di un impegno formale e rigoroso con l' Ue per un lenta ma progressiva discesa del debito, come già avvenuto fra il 1998 e il 2007, quando si arrivò a toccare il 99,79%.

GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY

Questo contribuirebbe in maniera netta a eliminare qualsiasi tensione sullo spread, provocando il vantaggio immediato della riduzione del conto da 65 miliardi.

 

Il secondo è quello di potenziare gli investimenti, non utilizzando la scorciatoia del debito, ma ricorrendo ad un politica di attrazione dei capitali con l' utilizzo di schemi pubblico-privato verso aree che sostengano la crescita materiale (infrastrutture) e immateriale (tecnologia, educazione, salute) del paese. La Cdp ha dato in passato prova che è possibile combinare l' indirizzo pubblico con capitali privati, a sostegno delle medie imprese, dei campioni nazionali o dell' export o dell' innovazione.

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

Il terzo è quello di affrontare per davvero l' evasione, che ci distingue ancora una volta da tutti gli altri anche sotto il profilo etico. Ma anche questo sembra un tema annegato nell' oblio collettivo.

E mentre ci confrontiamo con la meravigliosa innovazione della fattura elettronica, forse occorrerebbe andare invece sulla strada dell' obbligatorietà dei pagamenti elettronici. Anche un paese con evasione e complessità ben più alte delle nostre, come l' India, è riuscito ad andare su questa strada.

 

L' auspicio non è solo che i prossimi impegni di bilancio vadano in questa direzione, ma anche che le proposte politiche si confrontino con i numeri per dare vita a soluzioni che mastichino il boccone amaro del debito e provino a liberare spazio a spese e investimenti per un Paese diverso.

Ultimi Dagoreport

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin terre rare

FLASH! – L’EX COMICO ZELENSKY SI È RIVELATO MOLTO PIÙ ABILE DI TANTI DIPLOMATICI - LA POLIZZA SULLA VITA DELL’UCRAINA È STATA LA FIRMA DELL’ACCORDO SULLE TERRE RARE, CHE RAPPRESENTA UNA “GARANZIA DI SICUREZZA” DI AVERE TRUMP DALLA SUA PARTE - COME POTRANNO GLI AMERICANI PERMETTERE A PUTIN DI PRENDERSI IMPIANTI E MINIERE IN COMPROPRIETÀ USA-UCRAINA? L’INTESA SUI MINERALI HA SORPRESO "MAD VLAD": ERA CONVINTO CHE ZELENSKY NON AVREBBE MAI MESSO DA PARTE L’ORGOGLIO, FERITO CON L’UMILIAZIONE ALLA CASA BIANCA…

marina paolo berlusconi antonio tajani ursula von der leyen antonio angelucci

DAGOREPORT – GETTATA DALLO SCIROCCATO TRUMP NEL CESTINO DELL'IRRILEVANZA, MELONI ARRANCA IMPOTENTE, E SI SPACCA PURE LA FAMIGLIA BERLUSCONI: ALL’EUROPEISTA MARINA SI CONTRAPPONE IL TRUMPIANO ZIO PAOLO (TRA I DUE C’È STATO UN BOTTA E RISPOSTA TELEFONICO CON CAZZIATONE DELLA NIPOTINA: MA TU, CHI RAPPRESENTI?) – UNICO MINISTRO DEGLI ESTERI EUROPEO AD ESSERE IGNORATO DAL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO MARCO RUBIO, TAJANI E' IMPOTENTE DAVANTI ALLE SBANDATE ANTI-UE DI SALVINI (IN COMPAGNIA DI MARINE LE PEN) E AL CAMALEONTISMO-BOOMERANG DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI", FINITA "ESPULSA'' DALL'ASSE MACRON-MERZ-TUSK – E QUANDO RICICCIA LA QUESTIONE DEL MES (L'ITALIA E' L'UNICO DEI 27 PAESI EU CHE NON L'HA RATIFICATO), SI APRE UNA NUOVA CREPA TRA FORZA ITALIA E LEGA – L’ASSALTO DI “LIBERO” E “TEMPO” A URSULA VON DER LEYEN (IL MELONIZZATO ANGELUCCI È TORNATO SALVINIANO?) - UNICA SODDISFAZIONE: FINCHE' L'ALTERNATIVA SI CHIAMA ELLY SCHLEIN, GIUSEPPE CONTE E FRATOIANNI-BONELLI, IL GOVERNO DUCIONI CAMPA TRANQUILLO...

donald trump - mohammed bin salman - netanyahu al jolani

DAGOREPORT - QATAR-A-LAGO! A GUIDARE LE SCELTE DI DONALD TRUMP, SONO SOLTANTO GLI AFFARI: CON IL TOUR TRA I PAESI DEL GOLFO PERSICO, IL TYCOON SFANCULA NETANYAHU E SI FA "COMPRARE" DA BIN SALMAN E AL-THANI – LA FINE DELLE SANZIONI ALLA SIRIA, LE TRATTATIVE DIRETTE CON HAMAS PER LA LIBERAZIONE DELL'OSTAGGIO ISRAELIANO, IL NEGOZIATO CON L’IRAN SUL NUCLEARE E GLI AIUTI UMANITARI USA A GAZA: ECCO COSA DARA' TRUMP AGLI STATI ARABI IN “CAMBIO” DEL FIUME DI PETROLDOLLARI IN DIREZIONE WASHINGTON - IL TYCOON MANIPOLA LA REALTÀ PER OCCULTARE IL FALLIMENTO DELLA POLITICA DEI DAZI: MA SE ENTRO IL 30 GIUGNO NON SI TROVA L'ACCORDO, L’UE È PRONTA ALLA RITORSIONE – APPUNTI PER LA DUCETTA: COME DIMOSTRA L’ISRAELIANO “BIBI”, SEDOTTO E ABBANDONATO, NON ESISTONO “SPECIAL RELATIONSHIP” CON IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO MA SOLO CIO' CHE GLI CONVIENE… - CIRCONDATO DA YES MEN E MILIARDARI IN PREDA AI DELIRI DELLA KETAMINA COME MUSK, A FAR RAGIONARE TRUMP È RIMASTO SOLO IL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT...