L’UOMO DEL COLLE HA DETTO BOH! - LA FUMOSA VERSIONE DI D’AMBROSIO SULLA NOMINA AL DAP DI FRANCESCO DI MAGGIO: “SE DICO DPR, NON DICO DPR” (IL DECRETO C’È STATO O NO?) - IL CONSIGLIERE DI BELLA NAPOLI CINCISCHIA COME IN UNA SCENEGGIATA DI TOTÒ: “L’HO DETTO NEL SENSO CHE L’HO DETTO…A CHI L’AVREI DETTO?” - I PM: “LEI ESCLUDE CHE DI MAGGIO FOSSE FAVOREVOLE ALL’ALLEGGERIMENTO DEL 41 BIS, MA NON FORMALMENTE SEMBREREBBE DIRE DI SÌ”…

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza per il "Fatto quotidiano"

Il primo interrogatorio è del 20 marzo 2012. Il secondo è del 16 aggio 2012. Alla Procura di Palermo si presenta il consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio, convocato come persona informata sui fatti. A interrogarlo sono il pm Nino Di Matteo (pm2) e il procuratore Francesco Messineo (pm). I pm, dopo aver ascoltato le numerose conversazioni telefoniche con l'ex presidente del Senato Nicola Mancino, gli contestano una serie di contraddizioni tra le dichiarazioni rese nel primo interrogatorio e il contenuto delle intercettazioni. D'Ambrosio (D), in palese difficoltà, annaspa. Ecco alcuni stralci dei due interrogatori.

D: Non so dire quali siano state le considerazioni che avevano indotto Di Maggio a chiedere, nel 1992, di essere destinato al ministero abbandonando l'incarico prestigioso, e verosimilmente meglio remunerato, di Vienna. Posso solo ipotizzare che fosse attratto dalla possibilità di esecitare compiti "più operativi". Non ho più avuto occasione di incontrare il dottor Di Maggio successivamente alla mia uscita dall'Alto Commissariato.

L'ho incontrato, del tutto occasionalmente, verso la fine del '92 perché si era recato presso il ministero. (...) Ho incontrato di nuovo Di Maggio nel mese di giugno del '93 non so precisare il giorno, ed in quella circostanza Di Maggio mi disse che era sua intenzione trasferirsi al ministero in qualità di vice-direttore del Dap.

Interrogatorio del 16 maggio 2012.
Pm: Dottor D'Ambrosio, il 20 marzo 2012 lei ha reso delle dichiarazioni sulla nomina al Dap, del dottor Di Maggio. Ritiene di dovere rettificare in qualche punto?
D: No, per quanto riguarda le modalità di nomina (...) cioè francamente io non ho mai visti questi decreti (...).

Pm: Volevo richiamare l'attenzione su un punto della dichiarazione: "Non ho alcuna notizia specifica sulle modalità di formazione e sull'iter seguito per la nomina di Di Maggio. Di tale circostanza non ho mai parlato né con la dottoressa Ferraro, né con la dottoressa Pomodoro". D: Le modalità io non le ho mai sapute. La Pomodoro e la Ferraro non mi hanno mai specificato come scrissero, dove fu scritto il provvedimento, io non lo so. Pm2: Quindi lei non ha ricordo di avere visto il decreto?

D: Non l'ho visto, non l'ho visto, questo proprio ne sono sicuro.
Pm2: Guardi, la nostra esigenza di approfondimento deriva anche dalle intercettazioni telefoniche sulle utenze del senatore Mancino. Nella conversazione del 25 novembre 2011, a proposito di Di Maggio, lei ad un certo punto dice: Ecco, e diventa attraverso un Dpr dirigente generale, no? Ora io ho assistito personalmente a questa vicenda (...). E poi lei ha dichiarato (...): "Io ricordo (...) chiaramente il decreto scritto, il Dpr scritto nella stanza della Ferraro, il Dpr che lo faceva vice capo del Dap".

D: Io questa questa cosa l'ho detta a Mancino ma io questo Dpr non l'ho (...). Come fa ad essere scritto un Dpr dalla Ferraro, dentro la... Ferraro? Cioé io quello che sostengo è che può anche essere stata una bozza predisposta lì (...) questo può anche essere, cioè se io l'ho detto, è così! Però io il Dpr vero e proprio non l'ho visto dove è stato composto.
Pm2: Eh, perché lei al Senatore Mancino parla di un decreto scritto nella stanza della Ferraro!
D: Io ricordo che Di Maggio frequentava la Ferraro, frequentava la Pomodoro in quel periodo, ma non ho mai visto materialmente il decreto, cioè questo è quello che... voglio dire, l'ho detto nel senso che l'ho detto... a chi l'avrei detto?

Pm: Vorremmo capire qual è il significato di queste espressioni.
D: Cioè il ragionamento è questo: (Di Maggio, ndr) doveva andare alla Direzione degli Affari penali, va al Dap, a questo punto io ho fatto cenno anche nell'altro interrogatorio che la Ferraro e la Pomodoro probabilmente saranno state loro che hanno organizzato qualche cosa, data la loro vicinanza con Di Maggio. La materiale scrittura del decreto io non l'ho... dico, l'ho visto nel senso che probabilmente ne avrò sentito parlare, l'avranno detto loro... (...) questo voglio dire, non è il Dpr, l'idea del Dpr, quello volevo dire, forse l'ho detto male, qualcosa.. Ma io non ho mai visto dove è nato questo Dpr (...).

Pm: Sembrerebbe però che lei abbia visto nell'ufficio della Ferraro qualche cosa...
D: Guardi, onestamente, io posso aver visto una... non so neanche una bozza, non so dire, una bozza no, cioé una proposta, una idea di proposta...
Pm: Sì, però lei aveva detto di non avere mai parlato con la Ferraro né con la Pomodoro di questo argomento. D: Ma io non l'ho visionata la bozza, io non ho visionato la bozza, io ho assistito alla parte in cui loro potevano aver ideato il provvedimento, cioè l'ideazione. Pm2: Però adesso ricorda di avere visto... D: Io un qualcosa che... cioé che stavano preparando la nomina, sì, ma io un foglio di carta decreto, per dire, che si chiama decreto, no.

Pm: Le chiederei uno sforzo di memoria. D: Io ricordo (...), parlato con Franco Di Maggio, ho detto: ma che cosa vai facendo (...), e lui disse: no, no, ho deciso di fare in questo modo. Mi pare, cioé ricordo proprio davanti a me, che cominciarono a scrivere qualche cosa nella stanza accanto, che era poi la stanza di Falcone, la segreteria di Falcone, e ritengo che abbiano fatto questa parte del Dpr, però non ho mai letto nulla. Pm2: Lei lo ha detto tre volte: il decreto scritto, il Dpr scritto, il Dpr che lo faceva vice capo del Dap.

D: Ma l'idea... cioè io voglio dire... la mia idea non era il Dpr, era come la base del Dpr, cioé non c'era il visto, visto, visto, non so se mi sono spiegato. (...) Cioé io credo che tutto questo sia nato tra Pomodoro-Ferraro-Di Maggio.

Pm: Mi stranizza la possibilità che un magistrato vada al Ministero e dica: perché non mi nominate vice capo del Dap? Ma lei non chiese alla Ferraro spiegazioni?
D: E no perché la Ferraro era il mio direttore generale...
Pm2: Ma perché, perché la Ferraro? (...) Cosa c'entrava?
D: Ma probabilmente c'era un discorso di come redigerlo, adesso io non lo so... questo decreto non l'hanno fatto evidentemente alla Presidenza del Consiglio, l'avranno fatto probabilmente anche al Ministero della Giustizia (...) o almeno avranno scritto il pezzo del collocamento fuori ruolo, questo non lo so.

Pm: Sì, ci saremmo aspettati, la volta scorsa ,che a questo punto si dicesse: non ne ho mai parlato, tuttavia ricordo che sono avvenute queste cose.
D: Ma io... cioé non lo ritenni significativo.
Pm2: Nella conversazione con Mancino lei lo cita come molto significativo! Lei dice: ...questo è il problema, ricordo chiaramente il Dpr scritto nella stanza della Ferraro.

D: No, cioé io quando parlo di Dpr non parlo di Dpr che lei ha davanti, perché quello non l'ho mai visto (...), va bene questo pezzettino qui io non l'ho detto, ma (...) mi sembrava non particolarmente significativo.
Pm2: E allora perché lei ha parlato di decreto?
D: Ma perché, perché il decreto era l'effetto, non so se mi sono spiegato, era l'effetto. (...) Io vorrei dire che il presidente Mancino telefona tutti i santi giorni su questa... perché lui si sente costantemente sotto pressione...
Pm: Parliamo per ora di ciò che...

Pm2: Lei dice che "Di Maggio fosse favorevole all'alleggerimento del 41 bis lo escluderei", nei confronti di soggetti che in qualche modo collaboravano ma non formalmente ma come confidenti, invece sembrerebbe dire di sì. E poi lei dice: "Questo era un discorso che riguardava nella parte 41 bis Mori, Parisi, Scalfaro e compagnia; per la parte di colloqui investigativi... un po' sconsiderati oppure almeno un po' facili, Di Maggio, Mori e compagnia.

D: Di Maggio per me è sempre stato contrario all'alleggerimento del 41 bis. Poteva essere, viceversa, nell'ottica della trattativa, che lui volesse agevolare i colloqui investigativi dei carabinieri, per avere confidenze dall'interno del carcere.
Pm2: Perché solo ai carabinieri?
D: Ma perché, nell'ottica di Di Maggio c'era una vicinanza maggiore ai carabinieri. La mia idea (...) è che Di Maggio aveva piacere ad utilizzare il colloquio investigativo.

 

LORIS D AMBROSIOIL PROCURATORE FRANCESCO MESSINEO MORI ser11 liliana ferraroscalfaro

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