1- TRAPPOLA PER IL BANANA! DELL'UTRI INDAGATO PER ESTORSIONE A BERLUSCONI 2- “LA REPUBBLICA” DEI GIORNALONI IN FESTA: ECCO LA GIUSTIZIA-INGROIA CHE CI PIACE, QUELLA CHE METTE ALLA SBARRA IL BANANA, NON QUELLA CHE INTERCETTA BELLA NAPOLI 3- IL PAPINO DI ARCORE: “CHE STRANA COINCIDENZA: APPENA ANNUNCIO L’INTENZIONE DI PRESENTARMI ALLE ELEZIONI, ECCO CHE RIPARTE LA CACCIA ALL’UOMO, IL CIRCO MEDIATICO-GIUDIZIARIO PER SPUTTANARMI. NON MI FIDO QUELLA PROCURA VUOLE INCASTRARMI” 4- PENSATE UN PO’, FRA I NODI CHE GLI INQUIRENTI DI PALERMO VORREBBERO SCIOGLIERE, QUELLO RELATIVO ALL'ACQUISTO DA PARTE DEL BANANA DELLA VILLA DI DELL'UTRI SUL LAGO DI COMO PER QUASI 21 MILIONI DI EURO, STIMATA INVECE IN CIRCA NOVE 5- UN’INDAGINE POTENZIALMENTE DEVASTANTE, SPERCHÉ LA CONDIZIONE DI B. POTREBBE CAMBIARE, IN BASE ALLE SUE RISPOSTE, DA “PERSONA INFORMATA SUI FATTI” A INDAGATO. PER QUESTO PALERMO È CONSIDERATO AD ALTISSIMO RISCHIO DAL CAVALIERE

1- TRAPPOLA PER IL BANANA! DELL'UTRI INDAGATO PER ESTORSIONE A BERLUSCONI (ANSA)

Il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri è indagato dalla Procura di Palermo per estorsione nei confronti dell'ex premier Silvio Berlusconi. Nell'ambito di questa inchiesta i Pm avevano convocato lunedì scorso Berlusconi, che è persona offesa.

2- BERLUSCONI CONVOCATO DA PM, OPPOSTO LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Ansa.it

Silvio Berlusconi era stato convocato lunedì scorso come teste dai pm di Palermo che conducono l'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, ma l'ex premier non si è presentato, opponendo il legittimo impedimento. Lo riportano alcuni quotidiani - La Repubblica come notizia d'apertura, ma riferita anche con richiami in prima in altri giornali - spiegando che gli inquirenti avrebbero voluto sentire Berlusconi in particolare per approfondire un aspetto: i presunti rapporti tra Marcello Dell'Utri ed esponenti mafiosi.

Lunedì Berlusconi ha partecipato al workshop con economisti e politici a Villa Gernetto. Secondo quanto scrive Repubblica, i pm sarebbero interessati a chiedere all'ex premier di alcune spese fatte per conto di Dell'Utri o di "prestiti infruttiferi" fattigli negli ultimi anni. Fra i nodi che gli inquirenti vorrebbero sciogliere, quello relativo all'acquisto da parte dell'ex premier della villa di Dell'Utri sul lago di Como per quasi 21 milioni di euro, a fronte di un valore dell'immobile che sarebbe stimato in circa nove milioni.

Nell'inchiesta della procura di Palermo - scrive Repubblica - Marcello Dell'Utri è indagato insieme, tra gli altri, all'ex ministro Nicola Mancino, al senatore Calogero Mannino e ai generali dei carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni. Dell'Utri è già stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa; condanna prima confermata in appello, poi annullata con rinvio dalla Cassazione. Proprio oggi, a Palermo, ricomincia quel processo d'appello.

3- "È RIPARTITO IL CIRCO GIUDIZIARIO"
Francesco Bei per La Repubblica

«Che strana coincidenza: appena annuncio l'intenzione di presentarmi alle elezioni, ecco che riparte la caccia all'uomo». Berlusconi in queste ore ha l'umore sotto i tacchi. Ma ad angosciarlo non è la ventilata scissione degli ex An.Tantomeno il colpo basso di Alfano, che ha chiesto le dimissioni della Minetti mettendolo in imbarazzo.

A farlo infuriare è la convocazione arrivata dalla procura di Palermo. Un avviso di comparizione recapitato nei giorni scorsi all'avvocato Niccolò Ghedini e tenuto rigorosamente segreto. Un invito a cui il Cavaliere ha dato ordine per ora di rispondere picche: «Legittimo impedimento».

Anche perché l'appuntamento era per lunedì scorso, il giorno in cui a villa Gernetto si è svolto il "workshop" sulla crisi finanziaria organizzato da Martino, Moles e Bergamini con una mezza dozzina di economisti europei e americani. «Ci stiamo lavorando da due mesi - ha detto il leader del Pdl - e non ci rinuncio certo per compiacere un pubblico ministero».

Ma il Cavaliere sa che, prima o poi, davanti a quella scrivania del palazzo di Giustizia palermitano dovrà sedersi. E ogni sua parola sarà passata al setaccio, ogni frase peserà e potrà metterlo nei guai. Si parlerà della trattativa fra lo Stato e la Mafia, dei suoi rapporti con Marcello Dell'Utri, del suo primo mandato come presidente del Consiglio. Anche se non formalmente indagato, Berlusconi non si fida affatto.

Anzi, è convinto e lo ha confidato ieri a un fedelissimo, che si sia «rimesso in moto il circo mediatico-giudiziario per sputtanarmi prima delle elezioni ». E stavolta non sono le sue notti ad Arcore a essere messe sotto la lente degli inquirenti. Ma i suoi atti di governo, le sue riunioni, le telefonate, i suoi ricordi di quel periodo.

L'allarme tra gli avvocati del Cavaliere è molto alto da settimane. Mentre a Milano andava avanti il processo Ruby, in realtà era l'inchiesta siciliana sulla mafia quella che destava più preoccupazione. A fine giugno poi la mossa del pm Ingroia, che decide di svelare i contorni dell'inchiesta, arrovella ancora di più i consiglieri di Berlusconi.

Perché proprio ora? C'è un messaggio occulto che la procura palermitana sta lanciando? L'intervista che genera sconcerto nel quartier generale berlusconiano è quella rilasciata a fine giugno dal pm antimafia Antonio Ingroia a Maurizio Belpietro, direttore di Libero. Nel lungo colloquio, durante il quale il magistrato parla della mafiosità di Dell'Utri e della condizione di «vittima consapevole» di Berlusconi (vittima dell'estorsione), a un certo punto Ingroia solleva per un attimo il velo sulle indagini ancora in corso: «Posso solo dire che, accanto all'estorsione di cui abbiamo parlato, ci sarebbe stato un altro tentativo di "estorsione" politica, quando Berlusconi era già presidente del Consiglio. Dell'Utri si fece
di questa minaccia e per questo è indagato».

Ecco, a quanto pare è su questo che i magistrati vogliono vederci chiaro. Chiedere il perché e il percome a Berlusconi, fargli raccontare quali richieste arrivarono dal «mafioso» Dell'Utri dopo la vittoria del 1994 e la presa di palazzo Chigi.

Un'indagine potenzialmente devastante, soprattutto perché la condizione di Berlusconi potrebbe cambiare repentinamente, in base alle sue risposte, da «persona informata sui fatti» a indagato. Per questo l'appuntamento di Palermo è considerato ad altissimo rischio dal Cavaliere.

«Non mi fido, vogliono solo incastrarmi», continua a ripetere cercando di rinviare la data del confronto. Berlusconi medita di appellarsi anche Napolitano. Spera che l'alzata di scudi che ha accompagnato la decisione della procura di Palermo di non fermarsi con le intercettazioni nemmeno davanti al portone del Quirinale possa «far capire finalmente a
tutti che c'è una parte della magistratura che ormai fa politica con le inchieste senza alcun limite ».

È un fiume in piena l'ex premier. Teme che questa iniziativa della magistratura possa inficiare anche l'operazione di ripulitura della sua immagine coltivata con cura da mesi. L'ex premier, in vista della ricandidatura a palazzo Chigi, ha infatti programmato una serie di interviste alla stampa internazionale per ripresentarsi sulla scena in veste nuova, provando a far dimenticare il bunga-bunga e gli scandali.

Un'operazione che franerebbe in caso di un coinvolgimento in un'inchiesta per mafia, rendendolo nuovamente impresentabile, un paria internazionale da tenere alla larga. «Ma io non me ne resterò zitto - preannuncia agli amici - perché l'idea di coinvolgermi nella mafia è semplicemente ridicola. Io ho presieduto i governi che l'hanno combattuta di più. Chiedete a Maroni e a Grasso».

Alla Zanzara il procuratore antimafia Piero Grasso arrivò in effetti a proporre, pochi giorni fa, «un premio speciale a Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia». Parole che verranno stampate su manifesti 6x3 se necessario. Come i numeri dei beni sequestrati ai mafiosi durante i tre anni di gestione Berlusconi-Maroni, «pari a oltre 40 miliardi ».umore sotto i tacchi. Ma ad angosciarlo non è la ventilata scissione degli ex An.

 

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