PIÙ CULI CHE POLTRONE - LETTA BALLA COI LUPI (MAURIZIO) E CARICA IN SQUADRA ANCHE AMATO ALL’ECONOMIA – TORNA LA CARFAGNA?

Antonella Baccaro per "Corriere.it"

Alla fine di una lunga giornata di consultazioni il presidente incaricato, Enrico Letta, non ha ancora pronta una lista dei ministri ma di certo ha un identikit del nuovo esecutivo che dovrebbe presentare tra sabato e domenica a Quirinale e al Parlamento la prossima settimana. Il Pdl, che attende il rientro di Silvio Berlusconi dagli Usa, lo vorrebbe fortemente politico. Il Pd, ancora lacerato al suo interno, avrebbe bisogno di vedere rappresentate tutte le sue anime. Scelta civica reclama coerenza con le scelte di fondo del governo Monti e dei «dieci saggi».

Il M5S potrebbe essere interessato da uno svecchiamento delle candidature. Infine lo stesso Letta si è imposto di scegliere persone «competenti» che «siano in grado di accendere la macchina del singolo ministero immediatamente».

Il premier in pectore avrebbe riservato a sé la scelta in tre dicasteri chiave, in sintonia con il presidente Giorgio Napolitano: Economia, Interni e Giustizia. Al primo resta forte la candidatura di Giuliano Amato, caldeggiata dal capo dello Stato, ma non si possono ancora escludere impuntature su tecnici come Fabrizio Saccomanni, malgrado il veto di Berlusconi, o Pier Carlo Padoan.

All'Interno sembra esserci il via libera Pdl per una permanenza di Anna Maria Cancellieri, con Fabrizio Cicchitto (Pdl) in predicato per un sottosegretariato, mentre è da sciogliere il nodo della Giustizia, dove restano l'attuale ministro Paola Severino o l'ipotesi Luciano Violante (Pd). Agli Esteri si veleggia verso l'ipotesi di Massimo D'Alema.

Per il resto il Pdl avrebbe posto a Letta il problema di bilanciare nel governo l'occupazione da parte del Pd dei maggiori scranni in Parlamento. Il partito di Berlusconi prenoterebbe la Difesa, dove pareva in corsa Renato Schifani che invece sembra destinato al governo come vicepremier, qualora quel posto non fosse occupato dal segretario pdl Angelino Alfano.

Alla Salute si parla di Maurizio Lupi, alle Riforme è stabile Gaetano Quagliariello e alle Pari opportunità sale Mara Carfagna. Renato Brunetta potrebbe collocarsi nel ruolo di viceministro all'Economia, mentre Anna Maria Bernini contenderebbe le Politiche comunitarie a Enzo Moavero. Il problema più grosso resta il ruolo di Mariastella Gelmini, che però difficilmente tornerà all'Istruzione.

In casa Pd la questione è ancora meno definita. Per tutta la giornata di ieri si è assistito agli scontri interni al partito cui non si è sottratto nemmeno Francesco Boccia, braccio destra di Letta, candidato a un ruolo chiave alla presidenza del Consiglio o ai ministeri dello Sviluppo e della Coesione. Boccia ha ingaggiato una dura polemica con una frangia trasversale contraria alla presenza nel governo di ex ministri pdl, che va dai «giovani turchi» ai prodiani, ma che potrebbe essere anche più estesa. Compito del presidente incaricato sarà quello di ricondurre il dissenso nell'ambito della dialettica interna al partito.

A fianco di Letta si sono schierati apertamente Matteo Renzi e Dario Franceschini. Come riuscire a traslare gli equilibri del Pd in un'organigramma di governo è partita ancora aperta e forse richiederebbe un numero di posti da ministro superiore a quello disponibile: 18 dicasteri, di cui sei senza portafoglio.

Il superministero dello Sviluppo economico sarebbe disponibile per il Pd e si presterebbe anche a uno spacchettamento tra Sviluppo vero e proprio, Comunicazioni e Infrastrutture e Trasporti. Nel ruolo di facilitatore della crescita potrebbe trovare posto un tecnico approdato da poco alla politica come Giampaolo Galli, già direttore generale di Confindustria.

Ma in lizza ci sono anche Sergio Chiamparino e Dario Franceschini. Tra i renziani sembra stabile la candidatura di Graziano Delrio probabilmente alla Coesione. Alla Pubblica amministrazione Letta vedrebbe bene un «saggio» come Enrico Giovannini, presidente dell'Istat ma dovrà vedersela con candidature più politiche, tra cui quella di un lettiano: Marco Meloni. Al Lavoro il presidente incaricato vedrebbe bene Tiziano Treu, già ministro del Lavoro, ma l'esigenza di rinnovare il gruppo di lavoro dovrebbe portare nomi nuovi: Carlo dell'Aringa, lo stesso Sergio Chiamparino o Stefano Fassina. All'Agricoltura si fa il nome del prodiano Paolo De Castro e della lettiana Paola De Micheli.

Scelta civica, oltre a Mario Mauro, probabile vicepremier o ministro dell'Istruzione, dove è pure quotata Maria Chiara Carrozza (Pd), potrebbe occupare la casella dei Beni culturali con Ilaria Borletti Buitoni. La Lega non dovrebbe entrare nel governo malgrado l'appoggio esplicito espresso da Flavio Tosi. Quanto ai Cinquestelle, non è detto che Letta non si giochi la carta del dialogo scegliendo un nome gradito come quello di Emma Bonino.

 

MAURIZIO LUPI CARFAGNA resize Giuliano Amato SACCOMANNIRENZIGIANNI LETTA EMMA BONINO

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” – VIDEO

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…