- POLIT - O SON DESTO? – UN VOTO INUTILE: SE SI VOTASSE OGGI TESTA A TESTA PD-PDL CON GRILLO SEMPRE IN FORMA (E NIENTE MAGGIORANZA)

Luca Sappino per espresso.it

«Centrodestra e centrosinistra finirebbero pari». Il direttore dell'istituto di sondaggi Demopolis, Pietro Vento, fa il punto sulle ricerche demoscopiche in vista di possibili nuove elezioni. E aggiunge una specie di 'dislaimer: « Tutti i dati attuali sono al netto di due incognite: quello che faranno Berlusconi e Renzi». Quanto a Grillo. fa invece bene a tentare la via del voto. «ha capacità di convincere e il suo dato può variare molto». Inoltre, il M5S non 'restituirà' voti ai partiti tradizionali: «Solo uno su dieci di chi lo ha votato a febbraio sceglierà altre sigle».

State lavorando dando per scontato il voto?
«Il ritorno alle urne, considerate le convinzioni più volte ribadite da Napolitano, non appare - almeno per il momento - un'ipotesi scontata, ma certamente stiamo facendo le prime rilevazioni in questo senso».

E gli elettori come la vedono?
«La maggioranza assoluta degli italiani, pur amando poco le larghe intese, non ritiene utili oggi le elezioni anticipate, nella convinzione che potrebbe ripetersi un risultato similare a quello registrato a fine febbraio».

Qualcosa potrebbe fargli cambiare idea?
«La valutazione dei cittadini cambierebbe, probabilmente, in presenza di una nuova legge elettorale. L'85 per cento degli italiani, intervistati da Demopolis, chiede da tempo di cambiarla: una maggioranza netta e politicamente trasversale».

Come la vorrebbero?
«Secondo i nostri dati gli italiani vorrebbero soprattutto riappropriarsi della possibilità di scegliere i propri parlamentari, anche per poter tornare ad eleggere candidati che siano espressione del territorio. Accanto al superamento delle liste bloccate, il 60 per cento ritiene inoltre auspicabile che si possa determinare nelle due Camere una maggioranza omogenea in grado di garantire la governabilità del Paese. L'obiettivo però sembra molto complesso da conquistare in un sistema politico come quello odierno in Italia».

Dovranno accontentarsi?
«E infatti, dopo l'esperienza degli ultimi anni, l'opinione pubblica appare comunque molto scettica: appena il 36 per cento degli italiani crede che il Parlamento riuscirà davvero ad approvare nei prossimi mesi una nuova legge elettorale».

Senza riforma aumenterà l'astensione?
«L'affluenza, se si votasse oggi, crollerebbe di quasi 20 punti in sei anni: dall'84 per cento del 2006 al 67 per cento. Sono oltre 15 milioni di elettori quello che si asterrebbero. E' la diffidenza, la principale ragione: la convinzione che la politica, anche per assenza di risorse, non sia più in grado di incidere sulla vita reale dei cittadini».

Quelli che si recherebbero alle urne, però, saprebbero già chi scegliere?
«Centrosinistra e centrodestra finirebbero pari, entrambi al di sotto degli 11 milioni di voti: due grandi minoranze, con il centrosinistra al 34,6 per cento ed il centrodestra al 34,5 per cento. Secondo il Barometro Politico Demopolis, lo stacco non supererebbe i 100 mila voti».

La condanna di Berlusconi e la polemica sulla decadenza ha inciso? In favore di chi?
«Ancora non lo sappiamo. Per avere questo dato dobbiamo aspettare la rilevazione che inizieremo la prossima settimana, quando gli italiani saranno tornati a prestare attenzione e quando sarà ricominciata l'informazione politica televisiva, che sappiamo contare moltissimo. E' comunque ancora un dato che viene letto con perplessità».

La scelta definitiva del Pd conterà?
«Quello che accadrà il 9 settembre in Giunta conterà molto, sicuramente. Anche per quello gli italiani sono ancora perplessi».

E se Berlusconi fosse incandidabile, quanto cambierebbe il risultato del Pdl?
«L'avvio di una nuova campagna elettorale modifica sempre profondamente i dati. Nel caso centrodestra, il Pdl è certo ben consapevole del fatto che non potrebbe mantenere l'attuale consenso nel caso in cui Berlusconi non si candidasse».

E il centrosinistra, va meglio con o senza Renzi?
«Il ruolo di Matteo Renzi, che appare in grado modificare significativamente i tradizionali confini del consenso al Partito Democratico, potrebbe pesare molto. E' impossibile prevedere oggi quanto, ma colpisce la fiducia, oltre il 50 per cento, che riscuote trasversalmente».

Nei vostri sondaggi considerate l'alleanza Pd e Sel o un centrosinistra più largo? A sinistra o al centro? Quale raccoglierebbe più consensi?
«Noi, per avere un metro di confronto, utilizziamo le alleanze delle precedenti elezioni. Anche perché è difficile prevedere come si presenterà il resto della sinistra».

Grillo? Lo date al 18. Sembra basso: non si rischia, come fu per tutti alle scorse elezioni, una sottovalutazione?
«Il loro è un dato in continua evoluzione. L'esempio più evidente della variabilità del consenso del M5S è rappresentato dall'andamento: dal 3,5 per cento di due anni fa, al 21 per cento rilevato da Demopolis per l'Espresso nel dicembre scorso, al 25,6 per cento delle Politiche, sino al 18 per cento di oggi. Passando per il risultato delle amministrative, a macchie».

Paga qualcosa o no per non aver fatto nascere un governo col Pd?
«Quello che sappiamo è che il loro è un voto d'opinione in costante mutamento, molto altalenante. Se si tornasse oggi alle urne, sette elettori su dieci confermerebbero comunque il voto espresso alle ultime politiche al Movimento 5 Stelle, due sceglierebbero oggi di astenersi e solo uno su dieci opterebbe per altri partiti».

Fa bene a chiedere le urne, insomma.
«Il suo dato cambierà ancora, anche perché il vantaggio di Grillo, in campagna elettorale, sugli altri partiti, è la capacità di convincere».

 

SONDAGGI RENZI E BERLUSCONIBEPPE GRILLO epifani-caduta

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