berlusconi dudu bollore

MASSIMO GIANNINI: SE SIAMO TERRA DI CONQUISTA E’ SOLO COLPA NOSTRA: CON UN CAPITALISMO SENZA CAPITALI ED UNA CLASSE POLITICA DI IGNAVI - ORA TUTTI SI STRACCIANO LE VESTI PER LA SCALATA BOLLORE’: UNA INUTILE LINEA DEL PIAVE - MA PERCHE’ NESSUNO HA FIATATO QUANDO SI E’ PAPPATO TELECOM?

 

Massimo Giannini per “la Repubblica”

 

GENTILONIGENTILONI

Lo straniero è alle porte, e noi non abbiamo niente da metterci. Un invasore minaccia di portarsi via un altro campione nazionale, e il Paese trabocca di orgoglio ferito e stupito. Certo, stavolta la posta in gioco è alta. In tutti i sensi: economico, politico, simbolico. Vincent Bolloré osa l' assalto al cielo, portando un attacco ostile al cuore del potere berlusconiano.

 

Il blitzkrieg, forse non per caso, avviene in un momento di relativa fragilità del Paese. La resistibile armata renziana si è ritirata a Pontassieve, dopo la disfatta referendaria. La timida pattuglia di Gentiloni muove i primi passi in una terra incognita. E così, come sempre e più di sempre, rispuntano i patrioti del giorno dopo. Riemergono gli alfieri dell' italianità perduta. "Non passi lo straniero". Ma il grido di battaglia risuona stanco. Soprattutto inutile, nell' era dei mercati liberi, apolidi e irresponsabili. Ciononostante, come cantava De André, le regine del tua culpa affollano i parrucchieri.

 

ASSEMBLEA CONFINDUSTRIAASSEMBLEA CONFINDUSTRIA

È vero che Mediaset non è un' azienda qualsiasi. «Qui è in gioco l' Azienda Italia», dice il presidente del Consiglio, lasciando intendere che Palazzo Chigi potrebbe ingaggiare un' aspra resistenza contro i francesi. Il premier si sbaglia. Per due buone ragioni.

 

La prima ragione è storico-politica: se quella fosse davvero la posta in palio, il suo monito sarebbe tardivo. L' Azienda Italia ce la siamo già giocata da un pezzo. La nostra Caporetto si consuma da anni, nell' incoscienza del pubblico e nell' insipienza del privato. Governi senza idee, abituati alle partite di scambio e ai negoziati corporativi, incapaci di concepire politiche industriali e di far crescere settori strategici. Capitalisti senza capitali, affezionati alla rendita e ai comodi servizi in concessione, incapaci di investire nell' innovazione di prodotto e di processo. Se ne sono andati così, nei decenni, i pezzi migliori.

 

transatlanticotransatlantico

Se parliamo solo di Francia, è emigrata oltralpe la proprietà di Edison e Carrefour, Parmalat e Galbani, Bnl e Cariparma, per non parlare di Bulgari e Fendi, Pomellato e Loro Piana. Alla Borsa di Milano le partecipazioni degli investitori francesi pesano per 34,5 miliardi, il 7% del listino. Sono cadute una alla volta (compresa l' ultima, Pioneer, che Unicredit ha ceduto tre giorni fa ad Amundi, per 3,5 miliardi). Accompagnate da un rammarico parolaio che elude i veri problemi, mai risolti. La pessima gestione delle imprese e delle banche (che le rende fortunatamente contendibili) e l' atavica carenza di un solido Sistema-Paese (che le rende giustamente indifendibili).

 

maurizio gasparri (2)maurizio gasparri (2)

La seconda ragione è tecnico-giuridica. Di strumenti per difenderci non ce ne sono. E quelli che ci sono, nelle condizioni date, non è forse neanche giusto utilizzarli. La discesa in campo dell' Agcom non pare l' arma fine di mondo. Semmai un' arma di distrazione di massa. La scalata di Vivendi a Mediaset sarebbe preclusa dal fatto che le due partecipazioni di Bolloré (Telecom e Mediaset) già ora supererebbero i limiti di concentrazione previsti dal combinato disposto del "mercato prevalente delle telecomunicazioni" (40%) e del cosiddetto Sic, "Sistema integrato delle comunicazioni" (10%).

 

Parliamo di tutto e di niente. La legge Gasparri introdusse il "Sic" proprio per ampliare all' infinito (e all' indefinito) la natura del business tv-tlc, per consentire allo stesso Berlusconi, allora premier, di tenersi ben stretto il suo impero mediatico. Una legge colabrodo, dunque. Fu scientemente e serenamente aggirata allora, quando in ballo c' erano gli interessi del Cavaliere. E potrebbe esserlo allo stesso modo oggi, quando in gioco ci sono quelli di un suo avversario. Si vedrà nei prossimi giorni.

 

LA FAMIGLIA BERLUSCONI SU CHI MARINA PIERSILVIO ELEONORA LUIGI SENZA BARBARALA FAMIGLIA BERLUSCONI SU CHI MARINA PIERSILVIO ELEONORA LUIGI SENZA BARBARA

Ma quello che si vede già oggi è che il "cadornismo" non ci salverà. È troppo tardi. Quando avremmo dovuto resistere non lo abbiamo fatto. Nell' ultimo anno proprio le manovre occulte o palesi di Bolloré hanno rivelato in modo plastico le debolezze italiane. Due re sono nudi, di fronte all' offensiva transalpina. È nudo Berlusconi. Il vecchio sovrano, stanco e malato, ha lasciato che i figli sbagliassero tutto lo sbagliabile su Mediaset. Chiudendo con un bagno di sangue la vendita di Endemol. Evitando l' accordo con Murdoch, nel timore di finire divorati dallo Squalo. Cercando di condividere con il falso amico bretone il rosso di Mediaset Premium. Ora che Bolloré ha gettato la maschera, il paradosso è che proprio il Cavaliere, il thatcheriano alle vongole, chiede l' aiuto dello Stato. E si gioca la richiesta di protezione al tavolo della crisi di governo, perpetuando una volta di più l' immane e irrisolto conflitto di interessi che non lo ha mai abbandonato. Quanto può essere utile il "soccorso azzurro" a un Gentiloni che al Senato ha una maggioranza di un pugno di voti? Quanto può servire il sostegno forzista, a un Pd che in Parlamento deve trovare un alleato per riscrivere la legge elettorale?

 

 

RENZIRENZI

Ma è nudo anche Renzi. Il "Royal Baby", sconfitto ma non domo, che in estate ha fatto cacciare l' amministratore delegato di Mps ma in inverno non ha battuto ciglio di fronte a Bolloré nell' altra, decisiva scalata a Telecom (quella sì, "inappropriata", per usare la formula di Calenda). Avrebbe potuto, perché la "golden power", introdotta per legge nel 2012, permette allo Stato di intervenire (anche nei casi in cui non sia azionista) su acquisti in corso di aziende che possiedono asset di rilevanza strategica nei settori dell' energia, dei trasporti e delle comunicazioni. Su Vivendi (francese e dunque comunitaria) lo Stato non potrebbe vietare in assoluto l' acquisto di partecipazioni. Ma avrebbe potuto stabilire condizioni prescrittive sui medesimi acquisti, e in ogni caso impugnare delibere degli organi societari. Avrebbe potuto esercitare una "moral suasion", anche politica, perché nel caso Telecom la partita riguarda le infrastrutture di rete (e non solo i "contenuti tv", come nel caso di Mediaset). Renzi avrebbe potuto. Ma non l' ha fatto.

CARLO CALENDA VINCENZO BOCCIACARLO CALENDA VINCENZO BOCCIA

 

Magari è stato anche meglio così, visti i disastri infiniti compiuti dai sedicenti "poteri forti" intorno alla telefonia italiana, dalla privatizzazione della Stet in poi. Ma il risultato è che anche Telecom è andata, nel borbottio sterile e colpevole dell' establishment.

enrico cuccia x enrico cuccia x

 

Siamo terra di conquista, e la colpa è solo nostra. Cadranno altri bastioni. L' assedio francese, che parte da Telecom e incrocia Mediaset, potrebbe arrivare fino a Mediobanca, e per questa via (con lo sbarco di SocGen) alle Generali. La "magnifica preda", come la chiamava Enrico Cuccia. La guerra è globale, e noi la combattiamo a mani nude. Anche per questo, oggi, non avrebbe alcun senso "morire per Arcore". Sarebbe un' inutile linea del Piave.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....