savona minenna

MINENNA IN CARRIOLA, SAVONA AI GIARDINETTI! - MELETTI SUL ''FATTO'' STRONCA IL NOME DEL MINISTRO PER LA CONSOB: ''È IN PENSIONE, LA LEGGE MADIA VIETA INCARICHI DIRIGENZIALI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PER PIÙ DI UN ANNO (VEDI FRECCERO), MENTRE LA COMMISSIONE VA GUIDATA PER 7 ANNI. È L'ENNESIMO DIVERSIVO DI CONTE E DEI GRILLINI CHE OSTEGGIANO MINENNA'' - IL QUIRINALE AVREBBE DETTO SÌ. MA BISOGNA CAMBIARE LA LEGGE…

 

1. CONTRO MINENNA ALLA CONSOB IL PREMIER BLUFFA CON SAVONA

il ministro paolo savona

Estratto dall'articolo di Giorgio Meletti per ''il Fatto Quotidiano''

 

(…)

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che da mesi ostacola la candidatura dell' economista Marcello Minenna, voluto dal M5S e avversato dagli avvocati d' affari colleghi del premier, ieri ha escogitato la candidatura dell' 82enne ministro degli Affari europei Paolo Savona. (…)

 

La notizia è stata diffusa da esponenti M5S ostili a Minenna, che pure in questo momento è l' unico punto di accordo tra Di Maio e Matteo Salvini. Gli stessi che hanno accreditato come nuova scelta del M5S l' inverosimile candidatura di un altro economista, Luigi Zingales.

 

GIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONA

Che Savona sia solo un nome di disturbo lo dimostra il fatto che non sia tecnicamente nominabile. Trattandosi di un pensionato, la legge Madia consentirebbe la sua nomina solo a titolo gratuito e per non più di un anno, mentre la presidenza della Consob è un mandato di sette anni (…). [I]l sabotaggio su Minenna si è addirittura intensificato dopo la solenne benedizione di Beppe Grillo (…) come se Conte scommettesse sull' incapacità di Di Maio di battere i pugni sul tavolo quando serve davvero.

 

 

2. CONSOB, M5S LANCIA SAVONA: C'È IL NULLA OSTA DEL QUIRINALE

MARCELLO MINENNA

Alberto Gentili per ''Il Messaggero''

 

La telenovela sulla presidenza della Consob si arricchisce di un nuovo protagonista. Dopo aver provato per oltre un mese con Marcello Minenna, andando a sbattere contro il veto del Quirinale e dopo aver tentato con Luigi Zingales, innescando la rivolta di mezzo Movimento, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte a sorpresa virano su Paolo Savona, il ministro agli Affari europei.

 

carla ruocco con laura bottici e marcello minenna

Un coupe de theatre, rivelato nel pomeriggio dal premier al capo dello Stato, che coglie impreparati un po' tutti. Ma non il diretto interessato che, nonostante i suoi 82 anni, ha ancora una «gran voglia di fare». Certo, a precisa domanda, Savona finge di cadere dalle nuvole («Io alla Consob? Non so cosa stia succedendo alle mie spalle»), ma è ormai da un paio di giorni che il suo nome è stato fatto arrivare a Sergio Mattarella e ieri formalizzato. Il ministro avrebbe accettato «di buon grado» la candidatura (fonte 5Stelle), anche se dal suo entourage fanno sapere che sta «ancora riflettendo».

davide casaleggio luigi di maio marcello minenna

 

Per Conte e Di Maio la nomina di Savona alla Consob è il modo per risolvere due problemi. Il primo, appunto, è superare lo stallo innescato dal Vietnam interno al Movimento e dallo stop del Quirinale a Minenna. L'ex assessore al Bilancio della Giunta di Virginia Raggi, sul Colle era considerato inadatto a garantire la necessaria terzietà indispensabile per un'authority indipendente. In più, visto che contro la sua nomina a direttore della Consob avvenuta nel 2017 sono stati presentati ben 12 ricorsi da altrettanti colleghi, se fosse diventato presidente Minenna si sarebbe trovato a dirigere i suoi avversari. Un palese conflitto d'interessi, a giudizio di Mattarella.

 

paolo savona

Il secondo problema risolto dalla nomina di Savona alla guida della Commissione per la Borsa, è per Conte proprio Savona. Da tempo il ministro non nasconde l'insofferenza nei confronti del governo giallo-verde. In più, stretto com'è tra il responsabile degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, Savona ritiene di essere sminuito nel ruolo e nelle competenze. Da qui l'idea del premier, appoggiata da Di Maio, di concedergli quella che viene definita «un'uscita estremamente onorevole». E nonostante sia già pensionato, il ministro non incorrerebbe nei divieti della legge Madia: la presidenza Consob è un incarico apicale.

 

LA SUCCESSIONE

Si apre ora la questione di chi prenderà il suo posto agli Affari europei. La soluzione più indolore sarebbe l'interim al premier. Matteo Salvini, considerando Conte in quota 5Stelle, sarebbe però contrario a questa ipotesi. Per tutta risposta i grillini, ritenendo che l'arrivo di Savona in Consob dia più peso alla Lega sul fronte delle nomine, non escludono che agli Affari europei possa andare Stefano Buffagni, attuale sottosegretario agli Affari regionali, mente economica del Movimento e (cosa che non guasta per ottenere l'indispensabile via libera del Quirinale), europeista. In ogni caso, niente rimpasto di governo. Interim o sostituzione in corsa.

 

CARLA RUOCCO ELIO LANNUTTI

Mattarella, che a maggio aveva posto il veto sullo sbarco di Savona al ministero dell'Economia a causa delle sue posizioni no-euro (Di Maio per reazione innescò una crisi istituzionale proponendo l'impeachment contro il capo dello Stato), da ciò che filtra dal Colle non avrebbe obiezioni sul nome. Perché una cosa è fare il ministro dell'Economia, un'altra è guidare un'authority indipendente. E perché, al contrario di Minenna, Savona ha uno standing adeguato, garantirebbe terzietà (nel governo è entrato come tecnico, anche se in quota Lega) e non incorrerebbe in alcun conflitto d'interesse.

 

LA NOMINA IN SETTIMANA

Di Maio già tira un respiro di sollievo e annuncia: «La settimana che sta per iniziare sarà quella decisiva». Traduzione: al prossimo Consiglio dei ministri sarà fatta la nomina per la Consob. Ma per arrivare a questo epilogo, dopo essere riuscito a settembre a far dimettere Mario Nava, il leader 5Stelle ha passato cinque mesi d'inferno. E d'impotenza.

 

SERGIO MATTARELLA PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE

A sostegno di Minenna infatti si era saldato un asse guidato da Beppe Grillo, Carla Ruocco, Elio Lannutti, Nicola Morra etc. che, incuranti dello stop del Quirinale, hanno continuato a insistere per l'ex assessore. Di Maio e Conte, dovendo però far i conti con il fatto che il decreto di nomina spetta al capo dello Stato, a inizio settimana hanno virato sull'economista con simpatie grilline Luigi Zingales. E qui è scattata la rivolta dei fan di Minenna.

 

Di fronte al nuovo stallo, per aggirare la rissa interna, Di Maio e Conte hanno deciso di giocare il nome terzo. Savona appunto.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…