meloni salvini putin

LE DICHIARAZIONI IN LINEA COL CREMLINO DI SALVINI SU NAVALNY APRONO UN ALTRO FRONTE NELLA GUERRA TRA IL CAPITONE E LA MELONI: LA DUCETTA, CHE VOLEVA EVITARE DI SALIRE OGGI SUL PALCO DI CAGLIARI ACCANTO AL LEADER LEGHISTA, PROVA A SMARCARSI E MANDA SEGNALI ALL'UCRAINA: AL SUMMIT DEI LEADER G7, PRESIEDUTO DALLA PREMIER, PARTECIPERA’ ANCHE ZELENSKY –IL CAPITONE NELLA BUFERA PER IL PATTO CON RUSSIA UNITA: L’ACCUSA E’ CHE L’ACCORDO TRA LA LEGA E IL PARTITO DI PUTIN NON E’ MAI STATO SCIOLTO. IL CARROCCIO NEGA MA IL LEADER DELLA LEGA RISCHIA LA MOZIONE DI SFIDUCIA - I SONDAGGI CHOC DELLE REGIONALI IN SARDEGNA E I RISCHI CHE CORRE LA MELONA - DAGOREPORT

DAGOREPORT

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-vento-sta-cambiando-ottobre-si-ritorna-urne-385436.htm

 

Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

 

MELONI SALVINI

Pochi giorni fa, come colpita da presagio o rivelazione, Giorgia Meloni aveva provato con tutte le sue forze ad annullare il comizio previsto a Cagliari con Matteo Salvini e Antonio Tajani. «Vado in Sardegna da sola», aveva proposto ai suoi. Non voleva farsi fotografare con l’alleato leghista che ogni giorno la sgambetta.

 

Alla fine, il pressing della destra sarda l’ha spinta a capitolare. Mai avrebbe immaginato però di ritrovarsi questo pomeriggio fianco a fianco del segretario del Carroccio poche ore dopo l’incredibile sortita del vicepremier su Navalny, copia quasi conforme della linea del Cremlino.

 

Servirebbe tempo per riportare quello che in queste ore a Palazzo Chigi si dice e si pensa di Salvini. Inutile descrivere la rabbia, l’imbarazzo, la difficoltà politica della presidente del Consiglio di fronte alla posizione dell’alleato. La sfiducia, ormai quasi un fatto personale. Anche per questo, Meloni decide nel pomeriggio di battere un colpo. E di farlo cavalcando una decisione a cui in realtà lavora da settimane: sarà presto a Kiev, portando nel viaggio un pool di tv e agenzie di stampa (senza i quotidiani).

 

Nessuna conferma ufficiale dal governo del viaggio, va sottolineato.

SALVINI MELONI

Ma la premier sembra intenzionata a recarsi in Ucraina nei prossimi giorni. Un viaggio annunciato anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

L’altra mossa di Meloni sarà quella di presiedere un G7 in videoconferenza. È il primo che le tocca.

 

Ha deciso di convocarlo proprio il 24 febbraio, data appunto in cui Putin scatenò la guerra. L’intenzione è quella di ospitare Zelensky (dopo l’intervento, l’ucraino si scollegherà e non potrà ascoltare i ragionamenti degli altri leader).

 

Ma non basta. La premier intende lanciare con i partner internazionali alcuni segnali contro Putin. Il primo: inasprire le sanzioni del G7, in particolare per imporre una stretta che impedisca alle forniture energetiche provenienti dalla Russia di bypassare le restrizioni attraverso un passaggio intermedio in Paesi terzi. 

 

(...)

 

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

Tutto lascia insomma intendere che Meloni cercherà nei fatti di far dimenticare quanto sostenuto dall’alleato leghista su Navalny. E di reagire al segnale interessato di Putin, che loda il rapporto con l’Italia e con gli amici di Mosca che non mancano anche in Occidente.

 

E quindi, certo, Meloni replicherà nelle prossime ore. Dirà che il Presidente russo cerca da tempo di incunearsi nelle democrazie dell’Ovest. Inviterà a non cedere a questa campagna. E sicuramente loderà il sacrificio di Navalny, segnale di repressione e sintomo di paura del dissenso che guida le mosse dello Zar.

 

Sono concetti che ribadirà dopo Kiev anche in Canada, ospite il prossimo due marzo di Justin Trudeau. E che vorrebbe consegnare anche a Joe Biden a Washington, prima del G7 di giugno: sottotraccia, a dire il vero, sperava di arricchire il viaggio a Toronto con un passaggio negli Usa. Ci lavora, con discrezione, la diplomazia. Al momento però non c’è nulla di davvero concreto in agenda.

 

giorgia meloni matteo salvini atreju

Resta la difficoltà politica di gestire Salvini. La presidente del Consiglio, infatti, è divisa tra la necessità di mandare un segnale a favore dell’Ucraina e la stanchezza delle opinioni pubbliche occidentali nei confronti del conflitto.

 

Con le Europee alla porte, un bel dilemma, visto che il leghista intende sfruttare questo varco per conquistare consenso. Meloni, che considera la strategia dell’alleato quantomeno poco leale, prepara il contrattacco. E, pensando al comizio a tre di Cagliari, si rammarica di non aver dato ascolto all’istinto.

 

 

MATTEO SALVINI E IL PATTO CON RUSSIA UNITA

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Da open.online - Estratti

 

«Capisco Yulia Navalny, ma sulla morte di Alexei la chiarezza la faranno i medici, i giudici. Non noi». Bastano queste poche parole a Matteo Salvini per finire nella bufera. E a far tornare a parlare dei rapporti tra la Lega e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Complice anche un libro: quello del suo ex portavoce Gianluca Savoini.

 

Che dopo l’archiviazione dell’inchiesta sul Metropol ha pubblicato le sue memorie con un titolo evocativo e un sottotitolo ancora più esplicito: “Da Pontida al Metropol. La lunga guerra dei poteri forti internazionali contro la Lega“. Ma nel dibattito politico oggi si parla più del patto stipulato con Russia Unita nel 2017. E che secondo alcuni nel Carroccio non sarebbe mai entrato in vigore. Mentre c’è chi dice che è stato persino rinnovato.

 

L’accordo

SALVINI PUTIN

«C’era stato un incontro in cui avevamo firmato un memorandum valoriale, ma gli accordi sono un’altra cosa», ha detto ieri il vicesegretario della Lega Andrea Crippa cercando di minimizzare.

 

Del patto tra la Lega e Russia Unita si è cominciato a parlare lunedì, durante la fiaccolata in Campidoglio per Navalny. Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato, nelle more della contestazione subita in piazza aveva detto che l’accordo era decaduto.

 

Il patto è stato firmato il 6 marzo del 2017 tra il segretario della Lega Salvini e i vice Segretario per le Relazioni Internazionali di Russia Unita Zhelezniak. E al punto 8 prevedeva invece un rinnovo tacito per altri cinque anni: «Il presente accordo entra in vigore all’atto della firma dei rappresentanti autorizzati delle Parti e ha una validità di 5 anni. L’accordo è automaticamente prorogato per successivi periodi di cinque anni, a meno che una delle Parti notifichi all’altra Parte entro e non oltre 6 mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso».

SALVINI CON LA MAGLIA DI PUTIN

 

 

Il Foglio ha scritto nei giorni scorsi che il patto non è mai stato sciolto. Anche perché per farlo serviva una notifica di una delle due parti all’altra.

 

Per questo ieri Carlo Calenda durante Porta a Porta è andato all’attacco: «Andate a vedere sui social la fanfara con cui Salvini ha siglato quell’accordo. Facciano vedere una lettera in cui lo hanno disdetto, se lo hanno fatto.

 

Che ci vuole? L’accordo non è che non c’è mai stato, c’è il testo e anche la data di rinnovo automatico. Su questo Crippa sta mentendo. La Lega ha detto che mi querelerà, lo facciano».

 

Il leader di Azione ha anche minacciato una mozione di sfiducia individuale nei confronti del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: «Salvini è al governo, è al corrente di tutte le informazioni di sicurezza e non può essere alleato formale di Putin, che mette l’Europa a ferro e fuoco».

 

SALVINI RUSSIA UNITA

(...) Intanto il Capitano è in silenzio. Dopo le dichiarazioni di ieri a Rtl 102.5 ha preferito farsi difendere dai suoi. E di glissare sul patto. Durerà?

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINIMATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHOI RAPPORTI DI SALVINI E BERLUSCONI CON PUTIN - VIGNETTA ELLEKAPPAMATTEO SALVINI E PUTIN

Matteo Salvini - Sergei Zhelezniak - firma dell accordo tra la lega e russia unita

 

MATTEO SALVINI CON MAGLIETTA DI PUTIN AL PARLAMENTO EUROPEO

MATTEO SALVINI CONTESTATO IN POLONIA CON LA MAGLIETTA DI PUTINLA PREVALENZA DEL CREMLINO - VIGNETTA DI ELLEKAPPA

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…