MENO MONTI, PIÙ TREMONTI - GIULIETTO CONTINUA A LEVARSI SASSI DALLE SCARPE E A TIRARLI CONTRO RIGOR MONTI: "QUALCHE TEMPO FA C’ERA UN FAMOSO PROFESSORE DI UN IMPORTANTE GIORNALE DEL NORD CHE MI DEFINIVA UN ’COLBERTISTA DE NOANTRI’. ORA QUELLO STESSO PROFESSORE STA FACENDO IL DECRETO LEGGE CHE DEVE DEFINIRE QUALI SIANO LE SOCIETA’ STRATEGICHE... DEVO DIRE, BENVENUTO NEL CLUB" - L’EX MINISTRO PRESENTA IL SUO LIBRO ALL’UNIVERSITÀ LATERANENSE E LIN-GOTTI TEDESCHI SI SDILINQUISCE: “È LA SECONDA ENCICLICA DI TREMONTI!”…

1 - GOVERNO: TREMONTI, BENVENUTO MONTI NEL CLUB DEI COLBERTISTI
(Adnkronos) - L'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti presenta il suo libro 'Uscita di sicurezza' all'universita' lateranense ed e' l'occasione, a chi gli domanda se si definisca un "colbertista", per togliersi garbatamente un sassolino dalla scarpa in riferimento al presidente del Consiglio Mario Monti.

Senza citare il premier, Tremonti replica cosi', riferendosi al provvedimento con il quale il governo dovra' stabilire quali sono le societa' di interesse strategico da porre al riparo da possibili scalate straniere: "qualche tempo fa c'era un famoso professore di un importante giornale del Nord che mi definiva un 'colbertista de noantri'. Ora quello stesso professore sta facendo il decreto legge che deve definire quali siano le societa' strategiche... Devo dire, benvenuto nel club".

2 - CRISI: ALLA LATERANENSE ELOGI A 'ENCICLICA' TREMONTI, FRUSTATA A FINANZA
(Adnkronos) - All'inizio fu il commercio globale con l'ingresso dell'Asia nel sistema mondiale del commercio, poi ci si e' messa la tecnologia applicata agli scambi finanziari, ne' e' scaturito il mercatismo della ricchezza derivata che calpesta i destini degli Stati e dei popoli. Giulio Tremonti, ospite d'onore con il suo "Uscita di sicurezza" pubblicato da Rizzoli alla Pontificia universita' lateranense, traccia cosi' la sua analisi della crisi. E arriva ad ottenere il 'placet' di Ettore Gotti Tedeschi, presidente Ior, che definisce il volume "la seconda 'enciclica'" di Tremonti.

Introdotto dal Rettore Enrico dal Covolo, l'ex ministro dell'Economia discute degli scenari collettivi con monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell'Ufficio Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, lo stesso Gotti Tedeschi, Valerio De Luca, presidente dell'Aises, in un dibattito moderato dal direttore de 'Il Tempo' Mario Sechi e scandito sulle consonanze tra le riflessioni contenute nel libro e l'enciclica di Papa Benedetto XVI "Caritas in Veritate".

Dal Covolo parla esplicitamente "di accordato contrappunto" tra le argomentazioni di Tremonti e l'Enciclica del Pontefice, che il Rettore definisce come l'effettiva "uscita di sicurezza" per un mondo alle prese con difficolta' dovute "in primo luogo alla mancanza o alla carenza di di un'adeguata ispirazione solidaristica che sia orientata al bene comune". Tremonti, di rimando, riconosce a tale Enciclica lo statuto di "fondamentale punto di riferimento culturale e politico". "Si dice spesso -afferma Tremonti- che bisogna conquistarsi la fiducia dei mercati, io dico che sono loro a doversi conquistare la nostra fiducia". E su questa strada, dopo il tramonto di Adam Smith, la morte di Marx, a stare bene in salute risulta solo "l'Enciclica piu' grande, la 'Caritas in veritate'".

L'ex ministro ricorda, citando il testo sacro dell'economista, che almeno nella visione di Smith "non c'era solo la ricchezza, ma anche le nazioni" mentre oggi "la ricchezza finanziaria supera di dieci volte quella legata ai beni reali e rischia di distruggere interi Stati e quindi se stessa, come Crono che divora i suoi figli". Un meccanismo perverso in base al quale "qualcuno puo' guadagnare sulla tua polizza antincendio solo perche' dice di sentire puzza di fumo da qualche parte della casa...".

Quanto al marxismo, finche' c'era la "minaccia del comunismo in Europa si e' salvaguardato lo Stato sociale, magari per controllare le masse ma anche a loro beneficio. Ora, venuto meno quello, si e' imposta l'ideologia opposta. E va di moda dire che il welfare state e' morto: intanto -accusa- sappiamo chi sono i killer, ma non credo che l'Europa possa rinunciarvi se vuole conservare la sua cifra di civilta'".

Un tempo sui templi della politica, si rammarica Tremonti, c'era l'iscrizione "liberta', fraternita', uguaglianza" ora siamo passati a "globalite', marche', monnaie", che detto in francese dal professore suona anche meglio, e in rima, rispetto a "globalita', mercato, moneta".

La sede e' fatta per favorire le convergenze con l'ispirazione degli 'ospiti' ma di certo l'idem sentire' manifestato da Leuzzi e Gotti Tedeschi appare sintomatico di non occasionali condivisioni. Leuzzi, in particolare, propone innanzitutto un'autocritica. "I cristiani -afferma- avrebbero dovuto mostrare maggiore capacita' di capire dove si stava andando" e questo perche' il cristianesimo non e' un fenomeno sociale o religioso ma "e' Logos che si fa storia" e la crisi di oggi "non e' un fatto legato ad una legge ecomomica ma un problema che attiene ad una mancanza di visione antropologica" dei destini individuali e collettivi e da questo punto di vista "ho notato meno dogmatismo anche in diversi professori di economia".

Il direttore della Pastorale Univeritaria fa un richiamo preoccupato, inoltre, ai rischi di "guerre o di deriva antidemocratica" citati nel libro di Tremonti e su cui tutti sono chiamati a riflettere. A esplicitare a modo suo questo monito, il presidente dello Ior Gotti Tedeschi non esita a raccontare la storiella di Keynes e Hitler deceduti a circa un anno di distanza che si presentano pero' insieme al custode del paradiso: l'economista vanta come titolo di merito per l'ingresso l'aver salvato il capitalismo. Anche il fuhrer ci prova: "'Io ho salvato l'occupazione, perche' sei milioni li ho mandati al fronte e sei milioni li ho messi a fabbricar cannoni '". Gotti non riferisce della scelta di San Pietro, ma spiega: "E' una barzelletta terribile ma fa capire cosa vuol dire la guerra" nelle sue connessioni con l'economia.

Economia di cui, aggiunge sibillino, "dovrebbero occuparsi meno i sacerdoti e piu' la gente che se ne occupa davvero", fermo restando che "i politici devono fare i politici e i banchieri devono fare i banchieri". In ogni caso, la consonanza con Tremonti e' davvero notevole se il presidente dello Ior parla del libro come "della sua seconda 'enciclica'" dopo "La paura e la speranza". Un commento che, rileva ironicamente il capo della 'banca' vaticana', alla presenza del direttore della testata Giovanni Maria Vian, "non potrei scrivere sull'Osservatore Romano'". Mai dire mai, a giudicare dalla cordialita' che ha circondato il professor Tremonti.

 

 

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