MILANO DÀ BARE - FORMINCHIONI E IL FACCENDIERE DACCÒ, MIMMO ZAMBETTI CHE COMPRA VOTI DALLA 'NDRANGHETA, PENATI, LA MINETTI, IL PREFETTO LOMBARDI E L'ISTITUTO PER CIECHI: GLI SCANDALI NELL'EX CAPITALE MORALE D'ITALIA NON SI CONTANO PIÙ - SEMBRA ESSERE RITORNATI NEL '92, VENT'ANNI FA, QUANDO, CON TANGENTOPOLI, LE PAROLE D'ORDINE ERANO “MAFIA” E “CORRUZIONE”...

Piero Colaprico per "la Repubblica"

Dove c'era la "capitale morale", c'è adesso Mimmo Zambetti, il primo assessore regionale beccato a comprare il portafoglio dei voti della ‘ndrangheta. Ci sono le intercettazioni, una microspia nell'auto, e i carabinieri che lo fotografano dopo l'incontro con le persone che vanno a ritirare in un'associazione politica l'ultima rata, 30 mila euro.

«Bisogna fare attenzione, quando si mangia», gli dicono, e lui, l'assessore pdl, è così stressato, spaventato, che a sessant'anni scoppia a piangere, e i boss si divertono. In Lombardia, a Milano, oggi. Non nel Sud di vent'anni fa. Roberto Formigoni, presidente della Regione, sotto inchiesta per corruzione, all'inizio sorvola la questione: «Riguarda lui, Zambetti, e non ha più le deleghe», dice. Come se bastasse. Come se non ascoltasse.

E ci vuole la Lega, in tarda serata, per fargli capire che ormai il banco della Regione può saltare: «Ho in mano le dimissioni di tutti i consiglieri e assessori della Lega e lasciamo a Formigoni la scelta se fare un passo indietro o di lato», dice Matteo Salvini. E il suo ultimatum a Formigoni sembra diverso da quelli di Umberto Bossi a Silvio Berlusconi: «O azzera la giunta, o dimissioni. Siamo consci che ad aprile si va a votare».

Si vedrà, ma intanto abbiamo visto già parecchio in questa post-Milano dove abbandonano gli affaristi senza più tanti soldi, e dove anche i clan si sbattono come precari per fare e ricevere favori e mazzette, ecco anche persone come Formigoni, o come il prefetto Valerio Lombardi, finire dentro storie e atteggiamenti che ti fanno dire: «Ma siamo ancora a Milano?».

Come non scorgere un misto di sorpresa e indignazione, di «dove siamo?», anche nelle parole pronunciate ieri mattina da un'altra immigrata, del procuratore aggiunto Ilda Boccassini: «È un fatto che la ‘ndrangheta - dice, scandendo le parole - può inquinare la vita politica in Lombardia. In questa inchiesta è acclarato che un rappresentante delle istituzioni si rivolge a un gruppo criminale, in questo caso a soggetti in ruoli apicali. Zambetti ha la consapevolezza di rivolgersi a dei mafiosi».

È la prima volta che viene «dimostrato» - questo il verbo usato: dimostrato - uno scambio di voti con criminalità: «La ‘ndrangheta può incidere sulla democrazia del Paese e sulla libertà di voto», dice Boccassini, come se fosse nella Reggio Calabria con il consiglio comunale sciolto dal ministero dell'Interno e non nella metropoli più mondiale d'Italia.

Oggi, come vent'anni fa, esattamente come vent'anni fa quando c'era Tangentopoli, quando avvennero le stragi a Palermo, due parole tornano a scuotere il Paese: mafia e corruzione. Zambetti, con il suo ufficio alla Regione, seduto nella ora traballante giunta Formigoni, dentro un palazzone dove non mancano inquisiti, sembra evocarle tutt'e due. Persino al di là dei suoi demeriti. «Lo scambio dei voti - ripete Ilda Boccassini, come se fosse già in requisitoria - è devastante per la democrazia e Zambetti era un patrimonio per l'organizzazione».

Viene perciò da chiedere: qual è il patrimonio dell'altra Milano, della Milano pulita? Di quella delle istituzioni, della Milano che dovrebbe funzionare? Formigoni dice che è innocente, è un suo diritto, ma da uomo delle istituzioni non ha mai sinora sentito il dovere di spendere una parola per spiegare come mai sono due suoi amici, Piero Daccò e Antonio Simone, a prendersi con le loro avide mani ricche fette della torta che la mano pubblica, e cioè la Regione, versa a due Fondazioni, San Raffaele e Maugeri.

Come non spiega Formigoni, così fa finta di niente Nicole Minetti, consigliere e modella, pluri-intercettata, e accusata di concorso in sfruttamento della prostituzione. Franco Nicoli Cristiani, Pdl, arrestato con una mazzetta in tasca, tace allo stesso modo. Ma si è dimesso dal consiglio regionale, da dove non si dimette Filippo Penati, Pd, che aspetta per decidere se arriva o no il rinvio a giudizio. Un altro ex assessore, Massimo Ponzoni, è stato arrestato, in tutto sono tredici gli inquisiti, compreso Davide Boni, della Lega.

Allo stesso modo di costoro, nella post-Milano nemmeno il prefetto Lombardi ha voglia di spiegarsi troppo. A Milano, quando governava il centrodestra di Letizia Moratti, il pericolo erano «i negher», gli stranieri, gli zingari, gli abusivi. Anche se gli attentati non mancavano, le infiltrazioni pure, la parola ‘ndrangheta veniva pronunciata rarissime volte. Quasi mai. Così come la politica al potere pretendeva, anche Lombardi, da occhio dello Stato sulla città, provò ad andare in soccorso di questa visione miope, e disse che la mafia non controlla il territorio. Si espresse male, venne fuori il classico «la mafia non esiste».

Al potere Lombardi è sempre stato sensibile, anche quando aveva le forme di Marysthelle Polanco, compagna di un narcos appena arrestato e nel medesimo periodo anche amica di bunga bunga di Silvio Berlusconi. È rimasta leggendaria anche su Internet la telefonata, con la ballerina che entrava con l'auto nel cortile, con lui che lanciava un sonante: «Mi saluti il presidente».

Tutto questo è passato, ma ora Lombardi, prefetto di Milano, si trova impelagato in un'altra questione: quella dei soldi mandati alle associazioni solidali dal Comune gestione Moratti e «spariti». La questione non riguarda la casa che il figlio ha avuto dall'Istituto Ciechi. È - bisogna essere precisi - questa: lui ha nominato come amministratore della Fondazione Pini un tizio e questo tizio è stato arrestato. E come mai?

Perché un funzionario comunale infedele gli ha girato un contributo di 100mila euro e questi 100mila sono scomparsi. E i due, il nominato dal prefetto e il funzionario amicissimo della giunta Moratti, insieme parlavano dell'aiuto che avrebbero potuto ricevere dal prefetto.

E lo vanno a trovare un giorno, e una sera lo invitano a cena con il figlio, ma Lombardi all'ultimo non va. Ora - la domanda - ma perché un funzionario pubblico, un rappresentante del governo, non spiega alla parte di città che ha letto Repubblica come stanno le cose su questi suoi rapporti d'amicizia con un arrestato? Non immagina che, appena finito il giro degli interrogatori ai detenuti, sarà interrogato anche lui dalla magistratura? Dov'è la trasparenza? E dove sono anche quelli che la chiedono davvero?

Forse, a spiegare lo stato delle cose, può essere ancora utile un ultimo pezzo dello sconcerto dell'immigrata e procuratore aggiunto antimafia Boccassini: «Una pletora di imprenditori lombardi - questa la sua analisi, impietosa - preferisce la scelta illegale di rivolgersi al crimine organizzato, piuttosto che intentare cause civili lunghe anni» per il recupero crediti. E «chi usa metodi violenti, esce vincente sullo Stato ».

Non si denuncia e non si parla, questa è diventata Milano. Chissà se tornerà più l'altra Milano: quella che si sapeva far valere, quella di chi qui aveva cercato e realizzato un sogno, un'idea. Di chi aveva fatto fortuna o l'aveva comunque cercata, e che fosse operaio, o fosse ricco, comunque non si faceva mettere sotto. Non aveva troppa paura né dei politici, né dei criminali. Di quelli che talvolta sono la stessa cosa, anche a Milano, ormai anche a Milano.

 

ROBERTO FORMIGONI AL PIRELLONE CON UNA DELLE SUE DIVISE NICOLE MINETTI AL PIRELLONE SCHERZA CON I COLLEGHI PDL NICOLE MINETTI AL PIRELLONE ASSEDIATA DAI FOTOGRAFI ILLUSTRAZIONE SARX PIRELLONE CARCERE PIERANGELO DACCO'ZAMBETTI E FORMIGONI DOMENICO ZAMBETTIFILIPPO PENATIPASQUALE LOMBARDIbossi umberto SILVIO BERLUSCONISALVINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA