NATALE TRISTE PER OBAMA: SALTA L’ACCORDO SUL “FISCAL CLIFF” - E COSÌ, LO SPETTRO DI FINIRE NEL BARATRO FISCALE, OVVERO IN QUELLA MORSA LETALE DI UN AUMENTO DELLA TASSAZIONE E UNA CONTESTUALE RIDUZIONE DELLA SPESA PUBBLICA - 600 MILIARDI DI DOLLARI SOLO NEL 2013 - APPARE PIÙ VICINO CHE MAI ALLA SCADENZA PREVISTA PER IL 31 DICEMBRE….

Francesco Semprini per La Stampa

A quanto sembra sarà un Natale deludente quello che gli americani si apprestano a celebrare. Almeno dal punto di vista politico e finanziario. L'agognato regalo di un'intesa per evitare il «Fiscal cliff» non ci sarà sotto l'albero, dal momento che Congresso e Casa Bianca hanno terminato i lavori prima dell'inizio delle festività senza concludere nulla. E così, lo spettro di finire nel baratro fiscale, ovvero in quella morsa letale di un aumento della tassazione e una contestuale riduzione della spesa pubblica - 600 miliardi di dollari solo nel 2013 - appare più vicino che mai alla scadenza prevista per il 31 dicembre.

Un'impasse annunciata già nella serata di giovedì, quando la Camera ha deciso di non votare il «Piano B» proposto dello «speaker» repubblicano, John Boehner. Una scelta forzata visto che la maggioranza repubblicana non avrebbe raggiunto il quorum necessario al passaggio. Il progetto prevedeva un aumento delle tasse solo per chi guadagna oltre un milione di dollari, opzione invisa ad almeno 13 deputati del Gop contrari a ogni ritocco della pressione fiscale.

Una spina nel fianco di Boehner, che rischia di giocarsi la leadership in vista dell'insediamento del nuovo Congresso (anche se lui si dice «non preoccupato») visto che si tratta del secondo affondo dopo quello per l'aumento del tetto del debito dell'anno scorso. «Le divergenze politiche rendono complicato raggiungere un accordo», ha spiegato ieri lo «speaker» della Camera assicurando tuttavia che «continueremo a lavorare con i democratici in Congresso per raggiungere una soluzione».

Boehner passa quindi la palla ad Obama a cui chiede di intervenire subito, altrimenti «le tasse fra 10 giorni saliranno per tutti». Per questo spiega il repubblicano «la Camera è pronta a tornare a Washington se necessario», già il 27 dicembre. Dal Senato il leader della maggioranza democratica Harry Reid tende una mano agli avversari politici spiegando che il suo partito è pronto a tornare al tavolo delle trattative. Ma secondo il collega del Gop, Mitch McConnell, Obama, in partenza per le Hawaii dove trascorrerà il Natale con la famiglia, dimostra di non voler evitare il «fiscal cliff».

«La priorità è assicurare che le tasse non aumentino per il 98% degli americani e il 97% delle piccole e medie imprese», ha detto il presidente dopo il mancato voto della Camera, auspicando quanto prima una soluzione «bipartisan» per tutelare classe media ed economia. A rendere distante la separazione tra le due sponde del Potomac è il nodo delle tasse anche se prima del «piano B» il gap tra le proposte dei due schieramenti era non eccessiva, 200 miliardi di dollari.

Il presidente nell'ultima versione aveva proposto l'aumento della pressione per i redditi superiori ai 400 mila dollari l'anno, invece dei 250 mila promessi in campagna elettorale. In tutto il suo progetto prevede nuove entrate e tagli alla spesa per 1.200 miliardi. E' su queste cifre che occorre trovare un compromesso.

«Obama sa che mantengo le mie promesse» dice Boehner puntando a spazzare via i timori di alcuni sulla sua capacità di creare un consenso tra i suoi su un'intesa con la Casa Bianca. In ballo non c'è solo il rischio del baratro fiscale ma la credibilità politica di Washington come sottolineano le agenzie di rating, Moody's, Fitch e Standard & Poor's, preoccupate che neanche il Natale porti consiglio alla politica americana.

 

 

obama e boehner golfBOEHNER OBAMA

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