IO NON (C)ENTRO - GIOVEDÌ I “MONTIANI” DEVONO DIRE SE FARE UNA O PIÙ LISTE - MONTI NE VUOLE UNA, MA MONTEZEMOLO NON VUOLE MISCHIARSI COI CATORCI DI CASINI, CHE PERÒ HANNO PACCHETTI DI VOTI E ORGANIZZAZIONE - PROBLEMA: NAPOLITANO, CHE LO NOMINÒ SENATORE A VITA CON LA PROMESSA CHE NON FACESSE IL POLITICO, HA VIETATO AL PROF DI METTERE IL NOME SULLA LISTA. SENZA IL BOLLINO “PER MARIO MONTI PREMIER”, L’APPEAL DEI CENTRISTI CALA MOLTO. E, COL PORCELLUM, UN PREMIER VA INDICATO PER FORZA…

1- A GENNAIO CONVENTION PRO-MONTI - PER UDC E MONTEZEMOLO LO SCOGLIO DEL SIMBOLO UNICO
Giovanna Casadio per "la Repubblica"

Una vittoria a metà. È vero che Monti ha detto di essere pronto a guidare un rassemblement riformatore, centrista e europeista che si coaguli attorno alla sua Agenda, ma alle sue condizioni. Quindi, la rete che lancia il Professore in qualche modo imbriglia anche il centro. Per i centristi non resta intanto che accelerare: il 27 dicembre dovrebbero tenere la loro conferenza stampa e annunciare cosa intendono fare, come si organizzano.
Innanzitutto, lista unica o più liste?

A quanto pare, Monti sponsorizzerebbe una lista unica, ma Casini e Montezemolo ne sono assai poco convinti, più affezionati all'idea di liste plurime. Comunque, si adegueranno alle scelte di Monti. Il premier non cederà la sua Agenda e il suo nome per «liberi utilizzi», le carte le dà lui e vuole valutare se le forze che appoggiano la sua Agenda sono sufficienti e diano altrettante garanzie. I centristi quindi scaldano i motori. Il terreno non è affatto in discesa, ma in salita. Non è solo una battuta sulla nobiltà della politica quel "la mia non è una discesa ma una salita" che Monti consegna ai cronisti nella conferenza stampa.

Forse sa le difficoltà che lo aspettano. Il Professore sente Montezemolo. Subito dopo il presidente della Ferrari in tv, dichiara: «Mi consulterò con Monti e farò tutto quello che serve. Tutti i punti dell'Agenda Monti fanno parte del nostro programma». Disponibile a candidarsi a sua volta. Anche se, appunto, le riserve sono da sciogliere calibrandosi sul premier.

"Italia futura", il movimento di Montezemolo, diffonde una nota in cui fa sapere di condividere «dalla prima all'ultima parola quanto detto dal presidente Monti nella conferenza stampa di fine anno». E che perciò, si accelera. A gennaio ci sarà la convention di chi sta con la lista per Monti premier. I nodi da sciogliere non sono tuttavia pochi. Il Professore parla alla società civile e alle forze nuove che vogliono appoggiare la sua Agenda, non alla vecchia politica.

Casini se ne risente? «Io plastiche facciali non me ne posso fare...», ironizza. Monti ha un doppio punto di forza: la sua autorevolezza e l'investitura avuta dal Ppe a Bruxelles. Il leader del Ppe in Italia ora è Mario Monti. I centristi senza Monti non avrebbero il volano necessario per tentare una operazione politica che abbia un minimo di possibilità di successo. Aderisce totalmente anche il presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini: «L'Agenda liberale e riformatrice di Monti va sostenuta in modo convinto, senza riserve mentali, personalismi o interessi di parte, perché rappresenta l'unica alternativa possibile alla riedizione dello scontro tra la sinistra di Bersani e Vendola e il populismo antieuropeo di Berlusconi».

Con Monti si schierano cinque transfughi del Pd: Pietro Ichino, l'economista che potrebbe essere anche capolista in Lombardia di una lista Monti; e i quattro ex Popolari, Lucio D'Ubaldo, Benedetto Adragna, Giampaolo Fogliardi, Flavio Pertoldi. La questione aperta sono però le adesioni dei moderati del Pdl. Nel Montiday, una cosa appare subito chiara: il Professore non vuole essere zattera per nessuno.

Però di certo ci sono persone che stima e che vengono dal partito di Berlusconi: Beppe Pisanu, l'ex ministro dell'Interno e presidente della Commissione Antimafia al Senato, da tempo lontano dalla destra urlata del Cavaliere. Vorrebbe essere della partita montiana, Franco Frattini, l'ex ministro degli Esteri, fino all'ultimo convinto supporter di Alfano e delle primarie nel Pdl. Così come Giuliano Cazzola.

Il fronte dei moderati è inoltre certo di riuscire ad arginare Berlusconi. «Sono congiurato con Fini, Casini, Merkel... contro Berlusconi vittima di una congiura globale, il Cavaliere accusa il colpo di una salita in campo di Monti», attacca Carmelo Briguglio, vice presidente dei deputati Fli.


2- VIA LIBERA ANCHE DAL QUIRINALE - NIENTE NOME SULLE LISTE, CADE LA RISERVA DI NAPOLITANO
Umberto Rosso per "la Repubblica"

Il momento chiave, che ha dissolto i dubbi del Colle che si erano addensati negli ultimi giorni, è arrivato quando Monti davanti al presidente Napolitano ha sciolto la riserva sulla lista. Niente candidatura in prima persona, ma questo era scontato o quasi per il Quirinale, essendo senatore a vita. Ma soprattutto - ed ecco l'impegno presentato dal Professore - nemmeno il suo nome scenderà nell'arena elettorale.

Niente "Per Mario Monti premier" che doveva finire come marchio di autenticità sulle liste di Casini, Montezemolo, Fini, pronti a riconoscersi nel programma- agenda del premier. Così con le "garanzie" offerte dal presidente del Consiglio, in quel colloquio di due giorni fa in cui aveva anticipato all'inquilino Colle quel che poi oggi ha detto in conferenza stampa, il clima si è rasserenato. Giorgio Napolitano ha risposto con un sostanziale lasciapassare. Senza il "sigillo Monti" alle liste centriste per il presidente della Repubblica non ci saranno né vincoli né imbarazzi al momento del conferimento dell'incarico a quel candidato che uscirà vincente dalla sfida del 24 febbraio.

Il capo dello Stato avrà le mani libere, e il presidente del Consiglio rischierà di bruciarsi meno in caso di insuccesso della sua operazione. E in questo modo mantenendo anche in campagna elettorale un profilo politico più defilato, questione sulla quale del resto Napolitano si era impegnato col Pdl a "vigilare".

Ecco allora che Monti, prima davanti ai giornalisti e poi in tv da Lucia Annunziata, «senza bisogno che dica in dettaglio qual è il pensiero del presidente Napolitano», ha lasciato intuire il disco verde ricevuto. «Ne ho parlato in profondità con lui, e quindi si può dedurre qualche cosa se ho fatto questa scelta... ». Certo, le scelte politiche sono poi personali, compiute dal presidente del Consiglio, e il capo dello Stato se ne tiene a distanza. E anche il programma, sul quale Monti chiede consensi e investitura per la premiership, sarà valutato con grande attenzione dal Quirinale.

Con la stessa considerazione, si precisa, con cui tutti gli altri programmi in lizza verranno esaminati. Ma di certo, al Colle non è sfuggito il cambio brusco di scena. Quel martellamento contro il governo scatenato da Berlusconi, e che sparerà a zero per tutta la campagna elettorale. Il Monti-tecnico e "fuori dalla mischia" rischiava di restare a far da bersaglio inerme e di finire impallinato dal fuoco del centrodestra, che già aveva staccato la spina. Il salto a quel punto è stato quasi obbligato.

Il Professore si è cambiato d'abito, lanciando la controffensiva anti-berlusconiana ma con la mano tesa al centrosinistra. Una garanzia anche questa per gli equilibri futuri nella prossima legislatura.

 

MONTEZEMOLO-CASINIcasini monti GIULIANO CAZZOLA lucio dubaldo e antonio campo dallorto Andrea Riccardi Bocchino Salatto Briguglio Menia e altri finiani MONTI NAPOLITANOMonti Napolitano Fini

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...