OBAMA DUE PALLE - L’OBAMANIA È FINITA ANCHE IN ITALIA: SARÀ CHE LA SUA EVENTUALE RIELEZIONE NON È UNA NOVITÀ ASSOLUTA, SARÀ CHE I FATTI INTERNI DELL’ITALIA PREOCCUPANO DI PIÙ DI QUELLI OLTREOCEANO, MA ANCHE I FAN DELLA PRIMA ORA LO SOSTENGONO PIÙ TIMIDAMENTE - QUAGLIARELLO E FERRARA SONO PER ROMNEY, MENTRE I CENTRISTI, DA CASINI A MONTEZEMOLO, SONO TUTTI PER BARACK...

M. Antonietta Calabrò e Giovanna Cavalli per il "Corriere della Sera"

Questione di clima, o meglio, visto il caso, di mood. Com'è vissuta dal mondo italiano della politica, degli affari, dell'arte e dello spettacolo l'elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti d'America?

La risposta è semplice: in modo molto differente da quanto avvenne quattro anni fa quando, addirittura, l'allora segretario del Pd, Walter Veltroni invitò tutti i suoi 6.691 sostenitori su Facebook a partecipare all'election night al Tempio di Adriano a piazza di Pietra, con tanto di diretta sul canale Twitter del partito. Oggi tutto è molto, molto più low profile. Anche se il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha una caratura più spiccatamente obamiana, diciamo così, del segretario Pierluigi Bersani.

Ciò avviene non tanto perché, nel caso di Obama, sarebbe un secondo «termine» e quindi non una novità assoluta. Quanto piuttosto perché la crisi economica del vecchio continente e l'imminenza delle prossime elezioni politiche interne rende tutti gli osservatori nostrani più concentrati sui nostri affari domestici.

In ogni caso anche nel mondo degli opinion maker si riflette l'esito di un sondaggio dell'Istituto Piepoli reso noto qualche giorno fa e cioè che il 70% degli italiani fa il tifo per la vittoria e dunque per la riconferma di Barack Obama e solo il 7% è a favore di una vittoria dello sfidante repubblicano Mitt Romney. Paradossalmente il cambiamento più vistoso si registra nel centrodestra.

Se anche il senatore Gaetano Quagliariello e la sua Fondazione Magna Carta, da sempre schierati con l'ala destra dei repubblicani, oggi dichiara: «Per noi vale più il giudizio negativo sulla politica di Obama che il giudizio positivo su Romney». Insomma sono lontani i tempi in cui l'elezione (e poi rielezione) di Bush «infiammavano i nostri», ricorda Lucio Malan, senatore pdl, presidente della Fondazione Italia-Stati Uniti.

Malan tifa Romney, e classifica il tifo per Obama un «tifo chic, politicamente corretto, lontano dai barbecue». Per la vittoria dell'Elefante, naturalmente l'Elefantino, cioè Giuliano Ferrara. E mentre Sandro Bondi è «addirittura» a favore di Obama e contro il conservatorismo dei repubblicani, il capo gruppo al Senato Maurizio Gasparri voterebbe Romney «per principio anche se adesso più che di elezioni americane, mi devo preoccupare delle primarie per Alfano».

Secondo Stefano Ceccanti, senatore del Pd, sostenitore di Obama «è naturale che quando è in gioco una rielezione del presidente uscente ci sia più una riflessione ed un bilancio retrospettivo, piuttosto che una passione da stadio».
Per Obama anche Andrea Romano, direttore della Fondazione Italia Futura, la creatura di Luca Cordero di Montezemolo, uno dei promotori del Manifesto dei Cento per la Terza Repubblica.

Ed è interessante a proposito dell'area centrista, il cambiamento del leader Udc, Pierferdinando Casini, che nel 2008 si schierò per il candidato repubblicano McCain. Oggi Casini tifa Obama. E per tre motivi: «Innanzitutto, perché dopo i primi quattro anni, solo nei prossimi quattro Obama potrà far vedere veramente quanto vale come presidente; secondo perché ha affrontato la crisi economica varando dei provvedimenti molto importanti per la solidarietà sociale; e terzo perché dà maggiore fiducia in politica estera e nei rapporti con l'Europa e con il nostro Paese».

«Ho più amici che votano Romney ma io sto con Obama», svela l'ex senatore e banchiere internazionale Mario D'Urso, sempre attento alle vicende politiche d'oltreoceano. I candidati li conosce entrambi. Si sbilancia per Obama l'imprenditore Giovanni Malagò. Però ammette: «Anche Romney ha il suo perché». Se fosse un elettore, il petroliere Ferdinando Brachetti Peretti (Api) voterebbe per Mitt Romney: «Quando vinse Reagan, un ex attore di Hollywood, nessuno si aspettava che diventasse uno dei presidenti più incisivi della storia. Romney potrebbe stupire allo stesso modo».

Mondo dello spettacolo e della cultura in gran parte per Obama: ad esempio Amanda Sandrelli, Blas Roca Rey e Giovanna Melandri, presidente del Maxxi. Michele Placido dice: «La cosa che temo di più è una guerra imbecille, e Obama in questo dà più garanzie. E poi è senz'altro più attento ai diritti civili».

 

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