micheal huther angela merkel

IL PAREGGIO DI BILANCIO NON PIACE PIÙ NEPPURE AI TEDESCHI – ANCHE IN GERMANIA SI METTE IN DISCUSSIONE L’APPLICAZIONE FERREA DELLO “SCHWARZE NULL” – MICHEAL HUTHER, NON UN PERICOLOSO RIVOLUZIONARIO MA UN ECONOMISTA VICINO ALLA CONFINDUSTRIA: ''BASTA FRENO AL DEBITO'' – MA LA POLITICA NON VUOLE, E ALL’ELETTORATO TEDESCO PIACE IL RIGORE. TE CREDO: L'OCCUPAZIONE HA TOCCATO UN NUOVO MASSIMO E ANCHE SE LA CRESCITA RALLENTA NON SI RISCHIA LA RECESSIONE....

Isabella Bufacchi per www.ilsole24ore.com

 

micheal huther

Che senso ha tenere il freno tirato sul debito pubblico, il “Schuldenbremse” introdotto nella Costituzione nel 2009, quando lo Stato ora viene pagato per indebitarsi, i tassi reali resteranno ultrabassi per decenni, il debito/Pil è già calato drasticamente e intanto la crescita rallenta più del previsto e gli shock esterni sull’economia si moltiplicano?

 

A porsi la domanda è, per una volta, la Germania: per quanto cronicamente debito-fobici, i tedeschi si stanno aprendo ad un dibattito, di stampo per ora puramente accademico, sui pro e i contro dello Schwarze Null, lo “zero nero” e cioè la regola del pareggio di bilancio nei conti pubblici.

angela merkel 2

 

A mettere in discussione l’applicazione ferrea della modifica all’articolo 115 della Costituzione («Le entrate e le uscite, di norma, devono essere portate in pareggio senza ricorrere al prestito. Tale principio è salvaguardato se le entrate da prestiti non superano la soglia dello 0,35 per cento del prodotto interno lordo», ndr) è stato per primo nelle scorse settimane un provocatorio saggio scritto da Michael Hüther, direttore dell’Institut der deutschen Wirtschaft.

 

micheal huther 3

Secondo l’economista vicino alla Confindustria tedesca, è giunto il momento di finirla con il freno sul debito, perché i tassi sono bassi o negativi e così resteranno ancora a lungo. Ne è seguito un ampio confronto tra chi è a favore e chi è contro sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung , interviste varie e interventi tra i quali non poteva non mancare Marcel Fratzscher della Diw Berlin, l'Istituto tedesco per la ricerca economica. Ma il mondo dei politici per ora non ha abboccato all’amo: il debito pubblico resta un tabù, un terreno politico troppo scivoloso in Germania.

 

I partiti al Governo della Grande Coalizione, Cdu-Csu e Spd, sono ancora oggi a caccia di voti dopo la batosta delle elezioni generali del 2017. Tra le elezioni europee in arrivo e le spinose elezioni in autunno in tre Länder nella ex-Germania Est dove si teme la zampata dell’AfD, non ci sono margini per commettere passi falsi. E la parola debito, in una Germania tendenzialmente conservatrice nella gestione del denaro tanto pubblico quanto privato, resta sinonimo di guai.

 

L’elettorato è scontento e lamentoso, vorrebbe più investimenti pubblici in digitalizzazione, trasporti, scuole, ospedali ed istruzione, ma è anche preoccupato per il futuro, è ansioso ma su immigrazione e invecchiamento della popolazione, e non è in uno stato d’animo tale da tollerare un debito/Pil in risalita.

OLAF SCHOLZ

 

Almeno così la pensa la classe politica al governo, che non sente la pressione di doversi allontanare dalla politica virtuosa dello Schwarze Null: l’occupazione proprio il mese scorso ha toccato un nuovo massimo storico, a quota 45,076 milioni, e la disoccupazione è ai minimi dalla riunificazione, sotto il 5 per cento. La crescita rallenta ma non si rischia la recessione in Germania, e la pressione salariale è in aumento: difficile motivare il ritorno al deficit, anche se il bilancio è in surplus dal 2014, con un picco nel 2017 per 61,9 miliardi pari e 53,6 miliardi nel 2018 pari all’1,5% del Pil che in realtà lascerebbero spazio a maggiori investimenti pubblici senza ricorso all’indebitamento.

 

micheal huther 2

Questa GroKo è oltretutto debole: rischia di sfasciarsi se alla verifica dei primi due anni l’Spd dovesse decidere di uscirne dopo le elezioni in autunno, o se Angela Merkel dovesse lasciare la cancelleria prima del previsto per rafforzare la leadership di Annegrett Kramp-Karrenbauer, o se vi fosse un rimpasto estivo per lanciare il ministro dell’Economia Peter Altmaier verso un ruolo da commissario a Bruxelles per far entrare a capo di un ministero-chiave Freidrich Merz della corrente di destra della Cdu. Nel governo, il ministro socialdemocratico delle Finanze Olaf Scholz non ha alcuna intenzione di passare alla storia per aver invertito la tendenza del debito pubblico in calo: la tesi è che la politica fiscale sia già moderatamente espansiva e da diversi anni.

 

L’agenzia del debito pubblico tedesco ha tuttavia vita molto facile di questi tempi: il rendimento dei titoli di Stato Bund decennali è di recente tornato in terreno negativo, viaggiava ieri a -0,04% su livelli che non si vedevano dal 2016. Questo significa che quando la Germania prende in prestito 1 euro, sa già che tra dieci anni non rimborserà 100 ma qualche centesimo in meno.

 

angela merkel 3

La spesa per gli interessi sul rifinanziamento del debito, già molto contenuta in Germania pari allo 0,91% sullo stock nel 2018 (contro il 3,7% dell’Italia), è destinata a calare ulteriormente. Il think tank Iw ha previsto, con uno studio di recente pubblicazione a opera di Markus Demary e Michael Voigtländer, che i tassi reali orbiteranno in Germania attorno allo 0% nel 2050, anche se la Bce dovesse nel frattempo normalizzare la politica monetaria e uscire dalle deposit facilities negative. Il pronostico che ha poi portato Michael Hüther a lanciare il sasso nello stagno.

 

La Germania è scesa al terzo posto dopo Italia e Francia nella classifica dello stock dei debiti pubblici in circolazione nell’area dell’euro e Olaf Scholz conta di riportare il debito/Pil sotto il 60% quest’anno, come non accadeva da 17 anni, mentre all’orizzonte il Tesoro intravede addirittura quota 50% per il 2023: un crollo dal picco dell’81,8% toccato nel 2010.

 

micheal huther 1

Come se non fosse già chiaro, Scholz ha ribadito «non faremo nuovo debito» quando il 9 maggio scorso ha drammatizzato il calo delle entrate tributarie, provocato dal rallentamento economico. È stato il Governo stesso a modificare pesantemente le previsioni sul Pil 2019: dal +2,1% previsto nel 2018 al +1% pronosticato lo scorso gennaio, poi dimezzato a +0,50% il mese scorso. E ora tocca tagliare gli incassi dalle tasse: 75 miliardi in meno al 2023.

 

Senza dire però che prima delle vecche magre, la Germania e il suo ministero hanno avuto un lungo periodo di vacche grasse. E, al di là dei vincoli sul bilancio pubblico, gli investimenti pubblici avrebbero potuto coraggiosamente rafforzare la tenuta economica del Paese.

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)