massimiliano cencelli

"INVENTAI IL MANUALE PER RIDERE. CLASSIFICAI GLI INCARICHI DI GOVERNO ATTRIBUENDO A OGNUNO UN COEFFICIENTE E DIVIDENDO TUTTO PER IL PESO DELLE CORRENTI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA. FUNZIONÒ” - PARLA L'EX FUNZIONARIO DC, L'88ENNE MASSIMILIANO CENCELLI CHE IDEÒ IL SISTEMA PER SPARTIRE GLI INCARICHI POLITICI: "ANDREOTTI LO DEFINÌ 'UNO DEI LIBRI DA DIMENTICARE'. NON MI OFFESI" – DE GASPERI "CHE ANDAVA A PIEDI DAL CALZOLAIO", COSSIGA “COLTO E SPIRITOSO” E LA GAFFE DEL CAV - "LA PRIMA REPUBBLICA? LA RIMPIANGO, ADESSO..."

Filippo Maria Battaglia per “la Stampa” - Estratti

 

Massimiliano Cencelli

Quando, più di mezzo secolo fa, Massimiliano Cencelli ideò il meccanismo di spartizione degli incarichi di governo in base al peso elettorale, pensava quasi a «una cosa per ridere».

 

Venne invece fuori il manuale più noto della politica italiana, così tanto citato da diventare persino una voce del dizionario Treccani. «Era il 1967 - spiega oggi, a ottantotto anni, dal telefono della sua casa romana - Al congresso della Dc, il futuro ministro Adolfo Sarti, di cui ero collaboratore, aveva fondato con Paolo Emilio Taviani e Francesco Cossiga una nuova corrente: "i pontieri". In vista del nuovo governo, dissi: "Abbiamo ottenuto il 12%, dobbiamo avere un numero equivalente di incarichi, come nel cda di una società per azioni"».

 

Come reagirono?

«Mi dissero: "Lavoraci su".

Classificai così gli incarichi di governo a seconda dell'importanza, attribuendo a ognuno un coefficiente e dividendo tutto per il peso delle correnti della Democrazia cristiana. Funzionò. Taviani mantenne il ministero dell'Interno, mentre Cossiga e Sarti furono confermati come sottosegretari».

 

Era un calcolo confidenziale che presto, però, sarebbe diventato pubblico.

Massimiliano Cencelli

«Durante le crisi di governo, Sarti, che amava scherzare, per schermirsi dalle domande dei giornalisti che lo assediavano per conoscere i nomi degli incaricati, diceva sempre: "Chiedete a Cencelli"».

 

E lei rispose. Nacque così il manuale che, anni dopo, finì davvero per essere pubblicato. Andreotti lo definì «uno dei libri da dimenticare, purché lo dimentichino tutti». Si offese?

«Nient'affatto. Andreotti è stato un grand'uomo a cui sono rimasto affezionato: non m'ha fatto fare il servizio militare. Ogni anno, da quando è morto, gli porto una rosa al cimitero».

 

Ma quel metodo ha sempre funzionato, anche con Andreotti?

«Regolarmente. Era proprio preciso, puntuale».

 

Cossiga non sembrava d'accordo. Durante una consultazione in cui si decidevano i sottosegretari, disse che «le stanze grondavano sangue».

«Di battute se ne facevano, e Cossiga ne faceva più di altri perché era colto e spiritoso.

La lotta di potere era viva, ma sempre in un clima di civiltà e gentilezza».

andreotti cossiga

 

Il «Cencelli» arrivò anche nella Seconda Repubblica: pure Berlusconi si congratulò con lei.

«Lo incontrai quando era presidente del Consiglio. Si avvicinò dicendomi: "Suo padre è stato davvero eccezionale!". Fu Gianni Letta a fargli notare che mio padre non c'entrava nulla: quel manuale, in realtà, era roba mia».

 

(…)

De Gasperi era suo vicino di casa.

«Sì, una mattina lo incrociai a piedi: portava a risuolare le scarpe della figlia. Si immagini oggi un presidente del Consiglio che porta a riparare le scarpe dei propri familiari!».

 

Per anni, lei ha vissuto a Città del Vaticano.

«Il nonno materno era di Carpineto Romano. Da giovane raggiunse Roma a piedi, iniziò a interessarsi di illuminazione, studiò e ristudiò fino a quando non si occupò dell'elettrificazione della Basilica di San Pietro. Quando il papa, Leone XIII, vide il risultato, chiese: "Ma chi ha fatto 'sto miracolo?". E il nonno si trovò così a lavorare nella società elettrica vaticana».

alcide de gasperi

Suo padre Armando, invece, fu l'autista di un altro papa, Pio XII.

«Quando la mattina andava a prenderlo, il pontefice gli chiedeva sempre: "Hai dato il maritozzo a Massimiliano?". Mio padre, immancabilmente, rispondeva: "Sì".

E lui: "Bene, allora possiamo andare". Il Vaticano di allora era una famiglia, come la Dc».

 

Ha nostalgia della Prima Repubblica?

«Certo. Una volta, i partiti erano comunità. C'erano le poltrone, ma c'erano anche la gavetta, i dibattiti, il volontariato. E, soprattutto, c'era una classe dirigente».

 

E adesso?

Massimiliano Cencelli

«Adesso, niente. Adesso, caro amico, non è rimasto più niente».

CENCELLIIL MANUALE CENCELLImassimiliano cencelliAntonio Polito e Massimiliano Cencelli Massimiliano Cencelli

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