1. LA PAURA FA 44,9 (LA PERCENTUALE FIACCA DI IERI) E CULATELLO BERSANI PREPARA LE CONTROMISURE PER VINCERE IL BALLOTTAGGIO DI DOMENICA: PIÙ POLTRONE PER TUTTI! 2. PER VENDOLA, DECISIVO AL SUD (15%), È GIÀ PRONTA UNA NOMINA A COMMISSARIO EUROPEO 3. IL SEGRETARIO VORREBBE ASSICURARSI ANCHE RENZI BUTTANDO A MARE LA VECCHIA GUARDIA IMPRESENTABILE DI ROSY-CANTE BINDI & PARROCCHIA (DEVASTANTE IERI IN TV) 4. IL PARADOSSO PIDDINO: PER VINCERE, BERSANI DEVE CONCEDERE TUTTO IL POSSIBILE A UN PARTITO AVVERSARIO, SEL, CHE IPOTECHERÀ NOMINE E POLITICHE DEL PROSSIMO GOVERNO. A TUTTO DANNO DELLO STESSO PD, PARTITO IN CUI MILITA IL SUO AVVERSARIO

Goffredo De Marchis per "La Repubblica"

Nichi Vendola è ancora in campo per il ballottaggio. Intorno ai suoi voti (il 15 per cento) si gioca una partita in salita anche per il più scontato dei suoi alleati, Pier Luigi Bersani. Darà il suo sostegno esplicito al segretario del Pd per domenica? La risposta del governatore è tutt'altro che interlocutoria come ci si potrebbe aspettare da un professionista della politica. È il taglio secco di una rasoiata: «No».

Ci sono quindi, per il momento, alcune centinaia di migliaia di consensi in libera uscita. O meglio, voti che possono diventare oggetto di una trattativa. Perché se l'obiettivo del secondo turno, nella testa di Bersani, era tenere dentro al centrosinistra Renzi e Vendola, e ancora di più un fronte che va da Vendola a Tabacci per dare l'idea di un centrosinistra ampio, adesso c'è un duello da vincere. E Matteo Renzi giocherà la partita fino in fondo.

L'80 per cento delle preferenze vendoliane viene considerato un facile bacino per il segretario. Lo dice anche il sindaco di Firenze che conta di recuperare solo una parte di quell'elettorato. «Chi vuole davvero il cambiamento, i giovani che stanno con Vendola, possiamo riprenderli», ripeteva anche ieri notte. Ma se il grosso finisce a Bersani la partita è indirizzata in maniera chiara da subito.

Tanto più se il distacco del primo turno fosse nell'ordine dei dieci punti percentuali a favore del segretario come emerge dai dati reali delle schede scrutinate. Distacco molto diverso da quello sbandierato dal comitato Renzi che riduce la forbice a 5 punti. Ma il sostegno di Vendola resta determinante per oltrepassare l'ostacolo del 51 per cento. Una sfida che appartiene quasi per intero al campo del segretario.
Il «no» del leader di Sel appare come il primo passo di un confronto che si apre oggi. È una "vertenza" che preoccupa non poco gli uomini del leader democratico.

Vendola rivendica un ruolo chiave nel futuro governo: programma, asse spostato a sinistra.
Sempre più fitte però sono le voci di una trattativa, ovviamente riservata, sul suo possibile futuro. Nell'entourage pugliese da giorni si parla esplicitamente dell'aspirazione di Vendola per una poltrona di commissario europeo. Desideri e messaggi che filtrano attraverso i canali diplomatici che sono in piedi tra Pd e Sel.

Bersani può naturalmente sottrarsi a questo tipo di confronto, anche a un livello riservato. Chiedendo i voti direttamente agli elettori del governatore, in particolare al Sud dove Vendola è andato forte e dove tanti militanti e dirigenti del Partito democratico hanno convogliato le preferenze sul segretario di Sel. Anzi, il segretario seguirà sicuramente questa strada. Ma la pancia del Pd, il gruppo dirigente, gli consiglia di mettersi al sicuro.

Un'analisi attenta del voto sul territorio, affidata a Maurizio Migliavacca e Nico Stumpo, farà capire fino a che punto sono necessari i voti di Sinistra e libertà.
Il tempo dei rimpianti è finito. Ma già in queste ore il segretario sente il malumore di alcuni dei suoi. «Io sono sempre stato contro il secondo turno», dice Ugo Sposetti, il tesoriere dei Ds. «Bastava mettere la soglia al 40 per cento e oggi avremmo chiuso la pratica». La verità è che, persino a dispetto di Renzi, è Bersani a volerla tenere aperta.

Perché, se vince, le porte per Renzi saranno quasi spalancate. «Per modificare gli equilibri interni al Pd», annunciano i bersaniani sapendo di dare un dispiacere a Rosy Bindi. «Per sfruttare l'energia di Matteo eliminando solo le scorie». Il secondo turno, nella testa di Bersani, funziona sì come legittimazione del candidato premier, ma anche come una polizza per la "ditta". «Una competizione che si chiude con una vittoria piena, chiara, indiscutibile, tiene dentro tutti, da Vendola a Tabacci passando per Renzi».

Il sindaco di Firenze perciò va salvato, in caso di successo bersaniano, dalla tendenza vendicativa di una parte del gruppo dirigente. «L'ideologia della rottamazione ci fa orrore - dice un bersaniano stretto - . Ma altrettanto orrore ci provoca l'idea che non si fanno prigionieri ».

Quindi ai suoi compagni di partito Bersani chiederà lo stesso impegno di queste settimane. Lo farà con gli scettici e con i convinti. L'esame dettagliato dei voti e dei loro flussi ci sarà partire da stamattina. Ma l'attenzione andrà messa anche sui confronti tv. A partire da stasera a Che tempo che fa per finire a mercoledì con il faccia a faccia su Raiuno. Passaggi decisivi. Così come lo è quello della conquista dei consensi ottenuti dagli altri sfidanti.

 

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