PERCHÉ “LA GUERRA DEI VENT’ANNI” NON È UN FLOP – GRASSO: “L'INTERVISTATRICE DI RUBY ERA PIÙ RUBY DI RUBY”

1. RUBY, DOCU-DRAMA MAL RECITATO
Aldo Grasso per "Il Corriere della Sera"

Premesso che il docu-drama non è fra i miei generi preferiti, fin dai tempi in cui Leo Beghin lo confezionava ogni settimana per Donatella Raffai, passando poi per le mescolanze di Michele Santoro.

Detto questo, ho trovato insopportabile lo speciale «La guerra dei vent'anni. Ruby ultimo atto» che, domenica sera, ha occupato Canale 5 dalle 21.37 alle 23.40. Un docu-drama mal scritto, mal recitato, soprattutto incongruente.

Prendiamo il conduttore. È vero che Andrea Pamparana, «l'indignato speciale», è diventato famoso grazie al pool di Mani Pulite, ma il continuo panegirico a Ilda Bocassini è parso esagerato, la glorificazione in vita è sempre fuori tono. Prendiamo il direttore Giovanni Toti. Se hai l'occasione di intervistare Silvio Berlusconi non puoi interromperlo in continuità e pretestuosamente.

Ogni affermazione del Presidente veniva contestata dall'intervistatore, tale da sembrare più un interrogatorio che un'intervista. Certe cose lasciamole fare ai piemme, i giornalisti è meglio che si limitino a porgere il microfono e ad ascoltare in religioso silenzio.

Prendiamo Stefania Cavallaro, l'intervistatrice di Ruby. Capisco che gli sceneggiatori (gli stessi de «L'onore e il rispetto»?) hanno bisogno di colpi di scena, ma un giornalista non deve mai oscurare l'intervistata. E invece Stefania era più Ruby di Ruby, pareva lei la nipote di Mubarak. E poi come si può mettere in bocca a Ruby una battuta come «il mio percorso di vita», senza rischiare di cadere nel sociologismo di Rai3? Prendiamo la location.

Bisognerebbe licenziare in tronco lo scenografo: quel sofà in stile Sabrina Ferilli, la tavernetta del bunga-bunga dove svettavano cinque bandiere di Forza Italia e «dove si poteva sorseggiare un drink», erano veri attentati alla credibilità del Presidente. P.S. questa è una recensione in forma di docu-drama.


2. PERCHÉ "LA GUERRA DEI VENT'ANNI" NON È UN FLOP
Luigi Ricci per "Formiche. net"

1,4 milioni (share 5,9%) è la media degli Over 18 anni che hanno seguito per 124 minuti, quant'è durata la trasmissione di Canale 5 "La Guerra dei 20 anni" sulla ricostruzione del Processo Ruby fatta da Silvio Berlusconi intervistato dal vice direttore del Tg5 Andrea Pamparana, ma gli ascoltatori unici (contatti) sono stati 7,5 milioni.

Nessuna legge italiana vieta ad un tycoon televisivo, nonché leader politico, di mandare in onda sulle proprie reti ciò che vuole. Senza una commissione di vigilanza operativa e con il Pdl primo alleato del Pd al governo, è facile ipotizzare che le maggiori resistenze a trasmettere quello speciale sulla rete ammiraglia in prime time siano arrivate proprio dalla dirigenza Mediaset, che in questi mesi con il calo della pubblicità sta cercando di far recuperare redditività all'azienda, dopo aver presentato il primo bilancio negativo della sua storia.

I dirigenti di Mediaset per limitare il prevedibile flop d'ascolto di questa operazione mediatica, hanno scelto la domenica perché è il giorno della settimana dove Canale 5 va peggio. La scorsa settimana la replica del film "King Arthur" aveva raccolto poco meno di 1,7 milioni di spettatori e il 6,8% di share, ed anche nelle settimane precedenti nessun film in replica era riuscito ad arrivare al 10% di share e misurarsi degnamente contro la fiction di Rai1 "Un medico in famiglia" che veleggia a 6 milioni di spettatori e la concorrenza di "Report" e "Le Iene" che stanno sopra al 10%.

Un programma in onda in primetime su Canale 5 che fa il 5,9% è considerato un flop, ma analizzando gli obiettivi che si prefiggeva chi ha ideato questa operazione televisiva non si può ritenere un flop. Anzitutto un dato, il 63% dell'ascolto è femminile e tra gli Over 65 anni lo share del programma sale al 9% che rappresentano il 43% dell'ascolto totale del programma.

Con questa iniziativa difensiva Silvio Berlusconi, imputato nel Processo Ruby, ha voluto parlare al proprio elettorato e rassicurarlo sulla sua innocenza anche se venisse condannato, perché, è un dato acquisito: la pressione giudiziaria ha sempre rappresentato per Berlusconi un vantaggio elettorale e nelle prossime settimane ci saranno le elezioni amministrative a Roma e in altre 15 città capoluoghi di provincia.

L'utilità di questa operazione immagine non è sfuggita a Beppe Severgnini che con un tweet ha stigmatizzato Andrea Pamparana, autore dello speciale; Severgnini "@IndignatoTg5 Giuro che non capisco, Andrea. Ma perché un bravo giornalista si presta a queste cose?" E la risposta di Pamparana "@beppesevergnini perché questo processo è una farsa. E ad oggi sono state lette solo le carte della Procura". #laguerradeiventanni.

 

 

ANDREA PAMPARANA - Copyright PizziBERLUSCONI TRA RUBY MINETTI PASCALE Berlusconi RubyBERLUSCONI-RUBYberlusconi ruby aldo-grasso

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...