LA PIA ILLUSIONE DI ENRICHETTO: SÌ, AL RICAMBIO GENERAZIONALE, NO AGLI EX MINISTRI

Fabio Martini per "La Stampa"

Ad un certo punto, inattesa, è arrivata la telefonata del premier inglese David Cameron: «Caro Enrico, complimenti. So che anche tu, come me, sei del 1966. È arrivato il momento anche per l'Italia di un forte rinnovamento generazionale. Auguri».

Già da qualche ora il vento stava girando verso la grande bonaccia e la telefonata del premier inglese non poteva essere più tempestiva, più "dentro" la trattativa in corso tra il presidente incaricato e i partiti, visto che la vera carta segreta di Enrico Letta è proprio quella del ricambio generazionale. Psicologicamente il punto di svolta si è determinato sul fare della sera, quando Letta ha parlato alla delegazione del Pdl.

Il (quasi) presidente del Consiglio si è rivolto ai suoi interlocutori con queste parole: «Non ho pregiudiziali ideologiche verso i vostri otto punti programmatici...». Abituati ad un Pd sempre ostile, sempre afflitto da un complesso di superiorità verso il "mostro" Berlusconi, gli esponenti del Pdl hanno interiormente sorriso davanti a quel pragmatismo. E, uscendo dall'incontro, si sono scambiati cenni di intesa: il "giovane" Letta ci sa fare.

Nel corso dell'incontro il capo delegazione del Pdl Angelino Alfano ha contraccambiato le aperture del presidente incaricato, di fatto aprendo la strada ad un accordo che è quasi fatto. Ma per chiuderlo, si aspetta Berlusconi di ritorno dagli Stati Uniti: insomma l'intesa preliminare è fatta, ma la firma la metterà lui.

L'intesa gira attorno ad una idea forte: quella di un significativo ricambio generazionale. Giovani e facce nuove, in questo caso non necessariamente di primo pelo. Ma c'è ancora divergenza tra Letta, che vuole anche un significativo ingresso di personaggi della società civile, personalità di alto livello nel campo delle professioni e il Pdl che resiste e vuole una netta prevalenza di ministri politici, di partito.

Tutto nasce, tre giorni fa e nella testa di Letta, anche dall'esigenza di evitare l'originale discriminazione espressa dal Pd verso alcuni ex ministri del Pdl, considerati eccessivamente «ingombranti» (Brunetta, Gelmini).

E così, ieri sera aveva preso quota un lodo che escludeva tutti gli ex ministri, non soltanto quelli di centrodestra. E dunque, no agli ingombranti pidiellini, ma no anche agli ex ministri Pd, come Massimo D'Alema, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro. Ma con una eccezione: Angelino Alfano, nella sua qualità di segretario del Pdl, dovrebbe entrare nel governo.

Ma non come vicepremier. Anzitutto perché dovrebbe essere affiancato dal montiano Mario Mauro e questa «pari dignità» non è riconosciuta dal Pdl. Ma soprattutto per evitare quella connotazione LettaAlfano poco gradita in casa Pd. E dunque Alfano - se entrerà come capodelegazione - potrebbe assumere la guida del ministero dell'Interno.

Certo Anna Maria Cancellieri è molto stimata da tutti, dal Capo dello Stato, da Enrico Letta e anche da Silvio Berlusconi, che ieri ci ha tenuto a farlo sapere con insolita enfasi. Ma se una «casella» così strategica come l'Interno dovesse rendersi necessaria per comporre il puzzle, la Cancellieri potrebbe essere «sacrificata» e se non fosse Alfano ad occupare la postazione, potrebbe essere Maurizio Lupi il prescelto, in prima fila tra le new entry da valorizzare. E gli Esteri? Escluso D'Alema, restano in pista Mario Monti ma ieri sera il favorito era Giuliano Amato.

Dopo aver scontato per i due incarichi «apicali» una pregiudiziale antisocialista mai espressa esplicitamente, Amato rientra in corsa per effetto delle sue capacità da «fuoriclasse» che neppure i suoi detrattori hanno mai negato. All'Economia resta favorito Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia. Dell'accordo che oggi verrà chiuso rientra anche una soluzione di peso per il nodo-Giustizia.

Dopo le candidature contrapposte e i veti incrociati dei giorni scorsi, un compromesso che metterebbe d'accordo tutti è quello che prevede il passaggio di Michele Vietti, dal Csm di cui è vicepresidente, al ministero di Grazia e Giustizia. Una personalità apprezzata da tutti, ma anche un modo per andare incontro ad un partito, l'Udc di Casini, ridimensionato dalle elezioni ma che nessuno vuole umiliare.

E se prevarrà la linea Letta del forte ricambio generazionale e comunque della esclusione di chi ha già ricoperto un incarico ministeriale, sono destinate a crescere nelle prossime ore le quotazioni, nel Pdl, di Beatrice Lorenzin, deputata romana che nella precedente legislatura si è fatta valere nel lavoro parlamentare, ma anche di Simone Baldelli. mentre nel Pd è quasi certo l'ingresso, oltreché di Dario Franceschini, anche (come ministro per Coesione territoriale) di Graziano Delrio.

 

ENRICO LETTA ARRIVA IN AUTO AL QUIRINALEZANDA ENRICO LETTA Giuliano Amato frzgncc24 gelmini carfagna brunettaMARIO MAUROFACCIA A FACCIA BERLUSCONI E ALFANOMICHELE VIETTI FOTO ANDREA ARRIGA

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