1. LA PROPOSTA SCIOC-CA DEL CAINANO HA SPOSTATO TONI E TEMI DEL DIBATTITO. L’AGENDA LA DETTA IL POMPETTA, GLI ALTRI INSEGUONO. MA QUALCHE RUGA EMERGE DA SOTTO IL CERONE: LA TEMPISTICA DELL’USCITA SUL RIMBORSO IMU È INSOLITAMENTE ANTICIPATA, RISPETTO ALLE GRANDI BOUTADES DEL PASSATO. ERA NECESSARIO VISTO IL GRANDE GAP DA COLMARE, OPPURE HA ALTRI ASSI NELLA MANICA DA GIOCARSI A RIDOSSO DEL VOTO? 2. CULATELLO IN DIFFICOLTÀ: AL CONTRARIO DEL BANANA, HA SMESSO DI COMPORTARSI DA VINCENTE E STA ANDANDO IN DIFFICOLTÀ SUI TEMI. APPARE TROPPO RASSICURANTE, QUASI UN MARZIANO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE. LA SOLUZIONE CI SAREBBE: SE IL CAVALIER POMPETTA PUNTA SULLA CASA, LUI DOVREBBE PUNTARE SU LAVORO E WELFARE. ALL’IMU RISPONDERE COLL’IRPEF, A BALOTELLI CON SANITÀ, PENSIONI, AFFITTI 3. TE LO DO IO LO SPOT, IN FACCIA! LE PUBBLICITA’ ELETTORALI VISTE E MAZZUOLATE DA MARCO GIUSTI

Spin Doctor per Dagospia

Inutile ribadirlo: la proposta choc di Berlusconi ha certamente spostato toni e temi del dibattito. Ora è indubbio: l'agenda la detta il Pompetta, gli altri inseguono. Sembra paradossale, visto che il Pdl insegue nei sondaggi, ma in Italia siamo fatti così e diventa sempre più forte la sensazione già vissuta ai tempi della gioiosa macchina da guerra di tal Achille Occhetto.

Ma in un weekend apparentemente trionfale per il Banana, qualche ruga emerge da sotto il cerone: la tempistica dell'uscita sul rimborso IMU, ad esempio, è insolitamente anticipata, rispetto alle grandi boutades del passato. Probabilmente era necessario visto il grande gap da colmare con i rivali, oppure il Cavaliere ha altri assi nella manica da giocarsi a ridosso del voto.

Mancano, infatti, ancora venti giorni al D-Day, e in venti giorni, gli avversari avranno tutto il tempo di annullare l'effetto Imu. Ricordate di cosa si parlava venti giorni fa? Nemmeno noi. In campagna elettorale una settimana è lunga come un anno, e la memoria degli elettori è come quella dei pesci rossi.

Culatello resta comunque in difficoltà per due motivi: innanzitutto perché ha smesso di comportarsi da vincente (mentre il Banana con faccia di bronzo dichiara di avere la vittoria in pugno), e questo incide sulle intenzioni di voto. E in secondo luogo perché sta andando in difficoltà sui temi. Appare troppo rassicurante, quasi un marziano della campagna elettorale. La soluzione ci sarebbe: se Silvio punta sulla casa, lui dovrebbe puntare su lavoro e welfare. All'IMU rispondere coll'IRPEF, a Balotelli con sanità, pensioni, affitti.

Chi sta lavorando bene, dopo un inizio in sordina, sono Lega e Movimento Cinque Stelle. Accomunati da tre punti di forza: liste totalmente rinnovate e ripulite (a proposito: si prevede lavoro extra per i lobbysti nostrani, che dopo le elezioni dovranno aggiornare le agende telefoniche!), campagna elettorale vecchio stile (nelle piazze, non solo in tv), contatto diretto con gli elettori. Sembra aria fresca, in una campagna che pesca a piene mani nel repertorio del già visto.

2. LE PUBBLICITA' ELETTORALI VISTE E MAZZUOLATE DA MARCO GIUSTI
Marco Giusti per Il Manifesto

Aridaje! Tornano i faccioni per le strade e tornano le pubblicità elettorali coi loro "Basta!", "Adesso credici!", "Scrivi!". Tutto in tono dimesso, fortunatamente, perché i soldi sono finiti e anche Berlusconi ha deciso di fare solo tv, che è gratis, in gran parte sua o degli amici suoi, e arriva prima al cuore dei vecchi telemorenti che avevano deciso di mandarlo affanculo per sempre. Così non spreca neanche il trucco&parrucco per le foto sulle affissioni che avevano dominato le sue tante campagne elettorali.

Se le volete rivedere, passa proprio in questi giorni su Sky un film maledetto di Massimo Ceccherini, "La brutta copia", 2002, messo in cantina per dieci anni da Cecchi Gori, che si svolgeva proprio durante la sua più celebre campagna ("Meno tasse per tutti") e dimostrava che Silvio era un alieno venuto dallo spazio. Ma quest'anno basta coi cieli azzurri, anche se poi qualche supermossa elettorale costosa la fa, come l'acquisto di Balotelli al Milan per venti miliardi, diluiti in quattro comode rate (vediamo se poi le paga...), pronto per il derby Milan-Inter del 22 febbraio.

Il PD, dopo aver incassato il reality delle primarie (sembrano accadute secoli fa) e averci deliziati con una serie di tombali ritratti di Bersani al ritmo di "L'Italia giusta" (..."dove la politica dice la verità"), sforna ben due spot elettorali diretti da Luca Miniero, militante piddì e regista di commedie di grande successo come "Benvenuti al Sud" e "Benvenuti al Nord".

Nel primo spot, "Il bacio", un ragazzo e una ragazza, sotto l'ombrello in un pontile (Ostia Beach?), si guardano, si piacciono e pensano all'incerto futuro. "Mi piaci un sacco", "I figli costano", "Meglio che non lo faccio". Poi, d'improvviso, i due abbandonano il senso di sfiga da cinema italiano e si baciano in uno slancio di positività bersaniana. "Il nostro sarebbe un paese più bello se fosse più giusto".

Volgarucci i commenti sul web, visto che i militanti vorrebbero più sesso e carnalità. Nel secondo spot, "Il parto", una donna sta per partorire e il suo uomo guarda il lieto evento con apprensione. Anche questi due hanno foschi pensieri ("In Italia per una donna non è mica facile...") prima della nascita della bambina che ci mostrerà un roseo futuro bersaniano. In entrambi gli spot scivola via l'"Inno" di Gianna Nannini. Era meglio Vasco...

Gli spot, girati benissimo da Miniero, che ha dichiarato che non li avrebbe mai girati per la Lega (è davvero un grande) sono piuttosto eleganti, anche se non proprio incisivi. Era più romantica la corsa verso il futuro dei fidanzatini dello spot del Monte dei Paschi di Siena diretto da Marco Bellocchio un paio d'anni fa. Oggi capiamo magari perché scappavano...

Da qualche tempo il PD ha intrapreso questa linea di messaggi soft da cinema italiano sfigato che dovrebbe rafforzarne l'immagine di partito solido, responsabile e solidale. Zingaretti, nei suoi manifesti per la campagna a presidente della Regione Lazio sembra l'immaginetta di Don Bosco che pensa ai vecchi, agli autobus, magari anche alle buche per terra. "Immagina una regione trasparente perché non ha niente da nascondere" si legge, mentre viene lanciato lo slogan "Un nuovo inizio". Un reboot, insomma, come Batman.

Se il PD punta a rassicurare gli elettori, i vecchi democristiani romani passati col PDL sono giù tutti schierati col faccione per la Destra di Storace, che lancia per sé lo slogan "Ora credici". A cosa dobbiamo credere, però, non è chiaro. Il manifesto, incredibile, di Giorgia Meloni, "Sfida il futuro. Senza paura", per il nuovo partito Fratelli d'Italia, lo abbiamo già visto ovunque. Neanche fosse Jodie Foster... Ne esiste uno uguale, ma si vedrà solo al Nord, identico con Crosetto, molto meno fotoshoppato.

Molto più fascistoni, invece, gli spot di Fratelli d'Italia, tutti dedicati ai valori: Patria, Famiglia, Tradizione, Idee e Azioni. Compare anche D'Annunzio. Roberto Maroni, invece, si lancia in doppia versione, con camicia e cravatta alla Renzi e con la giacca, per le sue grandi affissioni in Lombardia dove corre come Presidente della Regione. "La Lombardia è più forte contro le mafie". Sarà... Nel suo spot arrivano due tizi che ci parlano di treni che arrivano in orario e di lotta al pizzo, poi arriva lo stesso Maroni in primo piano e ci racconta l'idea della Lombardia che si tiene il suo 75 per cento di tasse. "Questo sogno può diventare realtà", conclude, "Con la Lega si può".

Lo sfidante della sinistra lombarda Umberto Ambrosoli gli risponde con un faccione sorridente e un po' da fighetto milanese al ritmo di "Forte perché libero". Nichi Vendola, invece, mostra un faccione con orecchino in bella vista nei suoi manifesti per SEL al ritmo di "Benvenuta sinistra". In altri manifesti, identici, compaiono una ragazza e un bel ragazzo, che si presumono militanti del partito, al suo posto. Ma la perla di SEL è lo spot ispirato a Ruzzle, il giochino per i-pad. Nello schermo di Rizzle vengono composti i nomi B E R L U S C O N I... M O N T I. Che paura! E poi, un grande "tempo scaduto. Benvenuta sinistra!".

Notevole anche lo sforzo dei creativi che hanno lavorato sul manifesto di Fini. E' stata ripescata la foto di lui con il dito minaccioso e ormai anchilosato che ha osato sfidare Berlusconi ("Mi cacci?, mi vuoi cacciare?") e una scritta un po' prolissa: "Amare l'Italia ha un prezzo, ma ne vale la pena". Il grande manifesto di Casini per la UDC con le dichiarazioni d'amore per la famiglia è stato tolto in fretta, viste le battute che in tanti gli hanno rivolto sul fatto che ha schierato parenti e amici nel partito. Non era male neanche l'assurdo slogan "UDC il centro assoluto". Poi ce la spiegherà questa dell'assolutezza del centro.

Bruttino lo spot di Monti costruito col suo faccione immortalato nella copertina di "Time" e poi dalla foto del suo incontro con Obama, seguito dai tweets dello stesso Monti. L'idea centrale è quella della salita, "E' il momento di far salire il talento, il merito...", che ritroviamo anche nei suoi manifesti, "L'Italia che sale". A Roma, tra i montiani, c'è un certo Sbardella con giacca, cravatta e barbone che si lancia in un notevole "Io sono Noi".

Estremamente semplice lo spot del Movimento Cinque Stelle, tutto costruito su parole chiave del programma del partito di Beppe Grillo e sull'idea di partito costruito sulla rete. Un ragazza, in esterni, clicca uno schermo invisibile e vengono fuori scritte del tipo "acqua pubblica, sviluppo, connettività, No Tav, ecc.". Semplice, ma funzionale.

Decisamente più comico lo spot di Ingroia e della sua Rivoluzione Civile, dove sfilano dei signori e ci dicono "Io sto con Ingroia" o "Io sono Ingroia", poi compare lui col faccione o in pieno comizio che arringa la folla. Grandi, invece, i manifesti con Dylan Dog che incautamente avevano preparato i seguaci di Ingroia per Rivoluzione Civile e che gli eredi Bonelli hanno fatto subito togliere minacciando fior di cause. Sotto alla scritta "Basta con questi mostri che ammorbano le istituzioni", si vedeva il vecchio Dylan Dog, definito "lavoratore a progetto" che dichiarava: "Anche io voto Rivoluzione Civile - Insieme per vincere". Fantastico.

Tra i manifesti più comici quello di tal Cateno De Luca, siciliano del partito Rivoluzione Sicilia, che si era lanciato in un tarantiniano "Scateno De Luca". La faccia del candidato non era però così aggressiva. Non male neanche certo Jimmy Pasin del PD che si mostra con una foto da gobbi barbuto, mentre il goriziano Franco Zoldi della Lega Nord si mostra in mutande commentando con un "Ci hanno ridotto così".

Solo pochi fortunati hanno potuto vedere un mese fa il manifesto ideato da Emilio Fede per il suo partito "Vogliamo vivere", come il titolo del celebre film di Ernst Lubitsch, seguito dallo slogan "La dignità è un diritto". Nella foto si riconosce solo Fede che, col golf, stringe un po' di mani. Faceva un certo effetto quando te lo ritrovati a Roma sulla Palmiro Togliatti.

 

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