PER DELL’UTRI ESTRADIZIONE DIFFICILE E LA POSSIBILITÀ DI RESTARE A BEIRUT - ANCHE GLI AVVOCATI LATITANO, E LA CASSAZIONE RINVIA - E MARCELLONE CHIEDE UNA PERIZIA MEDICA DAL LIBANO


1. DELL'UTRI, LA SENTENZA SLITTA - PROSSIMA UDIENZA IL 9 MAGGIO
Da ANSA.it

La prima sezione penale della Cassazione, preso atto dell«impedimento dei difensori di Marcello Dell'Utri ha rinviato l'udienza al prossimo 9 maggio alle ore 14. La presidente Maria Cristina Siotto, comunicando il rinvio dell'udienza ha anche sottolineato che la prescrizione del reato è sospesa fino alla data in cui sarà celebrato il processo. Secondo i calcoli della Cassazione, infatti, la prescrizione per Dell'Utri dovrebbe scattare il prossimo 1 luglio.

In particolare la presidente della prima sezione penale, Maria Cristina Siotto, ha rinviato l'udienza che vede imputato Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa dopo aver preso atto dei due certificati medici presentati dai difensori dell'ex senatore di Forza Italia gli scorsi 10 e 12 aprile. Oggi, inoltre, come ha sottolineato laSiotto è stato presentato un ulteriore certificato medico che attestava l'impedimento di Massimo Krogh, che è stato operato d'urgenza lo scorso 5 aprile e necessita di una convalescenza di 30 giorni.

Stesso impedimento a sostenere la difesa di Dell'Utri per Giuseppe Di Peri che ha prodotto una certificazione per artropatia al ginocchio sinistro con una convalescenza di 5 giorni. L'udienza, dunque, davanti alla Cassazione è rinviata al prossimo 9 maggio quando i 5 magistrati della prima sezione penale dovranno decidere se convalidare o meno la sentenza bis della Corte d'Appello di Palermo del 25 marzo 2013 che ha condannato Dell'Utri a 7 anni di reclusione.


2. PERIZIA MEDICA, PRIMA MOSSA DI DELL'UTRI
Francesco Viviano per "la Repubblica"

Il destino di Marcello Dell'Utri è nelle mani del serafico procuratore generale di Beirut Samir Hammoud, che arriva nel palazzo-bunker del tribunale libanese poco dopo le 13. Il corridoio è "invaso" da funzionari dell'ambasciata italiana, dell'Interpol e della Dia e da una decina di giornalisti italiani e libanesi.

«Deve convalidare l'arresto» dice il funzionario d'ambasciata Riccardo Schicchio che sottobraccio tiene le 12 pagine dell'ordine di cattura internazionale emesso dalla Corte d'Appello di Palermo, la stessa che ha condannato Dell'Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma Dell'Utri non arriva. Non è stato "convocato" semplicemente perché secondo il procuratore generale non c'è nulla da convalidare: «In linea di principio - dice - il signor Dell'Utri può rimanere in stato di arresto a Beirut fino alla decisione sulla richiesta di estradizione dall'Italia.
Fino ad allora non ho nemmeno l'obbligo di vedere il detenuto». Insomma per ora Dell'Utri rimane agli arresti.

Ieri però è stata avanzata la richiesta di una perizia medica. L'ha depositata un enigmatico avvocato libanese, Nasser El Khalil, figlio di Kazim El Khalil, più volte ministro, cofondatore con l'ex presidente della Repubblica Camille Chamoun del partito Al-Ahara (National Liberal Party). L'esito della perizia medica potrebbe offrire il destro al procuratore generale di modificare lo status di Dell'Utri, mandandolo agli arresti domiciliari oppure in ospedale.

Lo stesso avvocato in poche ore ha ottenuto di fare incontrare l'ex senatore con la moglie Miranda Ratti ed il figlio Marco. «El Khalil - dice una fonte giudiziaria libanese - è un avvocato di "contatti" molto autorevole con politici e magistrati. Potrebbe ottenere molte cose».El Khalil ieri entrava ed usciva dalle stanze della procura come se fosse a casa sua. Ai giornalisti ha detto di chiamarsi con un altro nome, invitandoli a scrivere che «non si può arrestare una persona libera soltanto per la presunta intenzione di fuggire dall'Italia».
Hammoud da parte sua ricorda di aver approvato tre giorni fa l'esecuzione del mandato di arresto di Dell'Utri.

«Ora attendo la richiesta di estradizione. Quando arriverà, la studierò e poi prenderò le mie decisioni». La richiesta di estradizione è in preparazione al ministero della Giustizia. Vanno tradotte in arabo 500 pagine della sentenza di condanna. E il dossier dovrebbe partire dopo la decisione della Cassazione sui 7 anni inflitti in Appello a Dell'Utri. L'udienza è in programma proprio oggi. Ma quasi certamente ci sarà un rinvio.

I difensori dell'ex senatore di Forza Italia, Massimo Krogh e Giuseppe Di Peri, sono infatti entrambi ammalati e hanno presentato istanza per cambiare la data dell'udienza. Lo slittamento dovrebbe essere concesso. I tempi della prescrizione - che scatta il 1° luglio - vengono congelati.

A Beirut Dell'Utri resta dunque nella camera di sicurezza della polizia, una stanza di 4 metri per 4, in isolamento e quindi senza giornali e tv. «Attendo con serenità quanto accadrà Roma, non preoccupatevi» ha detto ai familiari, che gli hanno portato libri e medicinali.


3. IL METODO MARCELLO ESTRADIZIONE DIFFICILE E LA POSSIBILITÀ DI RESTARE A BEIRUT
Carlo Bonini per "la Repubblica"

Con un eccesso di confidenza e una sorprendente sottovalutazione dell'intelligenza e delle capacità manovriere dell'uomo, la latitanza di Marcello Dell'Utri è stata data per conclusa nel momento esatto in cui è in realtà cominciata: il giorno del suo arresto in una suite dell'hotel Phoenicia di Beirut.

La partita dell'estradizione - per quanto ne riferiscono fonti qualificate del nostro ministero di giustizia - rischia di essere infatti assai lunga. Soprattutto se la sentenza definitiva della Cassazione dovesse slittare, accogliendo la tempestiva richiesta di rinvio dell'udienza avanzata dalle difese per motivi di salute di uno degli avvocati. Insomma, nella scelta del Libano, Marcello Dell'Utri ha usato del metodo.

Nell'accordo bilaterale firmato tra Italia e Libano nel 10 luglio del 1970 e entrato in vigore il 17 maggio 1975, si nasconde infatti la gabola che può trasformare il giudizio di estradizione di Dell'Utri da una formalità (nel caso di una sua condanna definitiva da parte della Cassazione) in un nuovo giudizio di merito e per giunta in quel di Beirut.

Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale alla Sapienza, ascoltato accademico dei nostri ministeri nelle controversie che in questi ultimi anni hanno riguardato i più recenti e ingarbugliati procedimenti di estradizione, non ci gira intorno. «In quel trattato - spiega - tutti hanno rivolto lo sguardo all'articolo 16, ignorando l'articolo 21. Che nel caso Dell'Utri, rischia di essere la norma decisiva».

Ebbene, l'articolo 21 prevede che qualora, come nel caso dell'ex senatore, il cittadino da estradare non sia stato condannato in via definitiva, il Libano non abbia alcun obbligo di dare corso alla procedura. «In questo caso - recita la norma - l'estradizione verrà concessa soltanto se le autorità libanesi riterranno che esistono prove sufficienti che avrebbero consentito il rinvio a giudizio dell'imputato in Libano».

Immaginiamo dunque il quadro. Se non dovesse arrivare la condanna di Dell'Utri in Cassazione o comunque i tempi della pronuncia (quale che essa sia) non dovessero essere rapidi, la procedura di estradizione si incardinerà in modo tale che l'ex senatore affronterà un nuovo giudizio di merito di fronte ai giudici libanesi.

C'è di più. Per potersi pronunciare nel merito della sufficienza o meno delle prove, c'è un passaggio ulteriore e obbligato che porterà via, nelle migliore delle ipotesi, mesi. Ancora Cannizzaro: «Andrà tradotto in arabo il fascicolo processuale di Dell'Utri. Perché, all'articolo 21, il trattato fa appunto riferimento, nel caso di non condannati in via definitiva, al merito delle prove. Alla loro sufficienza». E dunque, testimonianze, intercettazioni e quant'altro è nel fascicolo del dibattimento. Uno sforzo titanico e complesso, che, potenzialmente, aprirà varchi per far valere, di fronte ai giudici libanesi, possibili vizi di forma, oltre che obiezioni di merito.

Per altro - come osservano ancora fonti ministeriali - non è affatto detto che, anche di fronte a una sentenza di Cassazione che renda definitiva la condanna, la procedura di estradizione non possa incagliarsi di fronte all'arma finale che le difese di Dell'Utri potrebbero decidere di giocare di fronte ai giudici libanesi. Contestare la «natura politica » del processo e della pronuncia a carico dell'ex senatore.

Anche in questo caso, infatti, si aprirebbe un giudizio di merito sulla qualità e natura delle prove a sostegno della condanna. Altro che ingenuità, insomma. La scelta di Beirut ha un senso. Esattamente come quello di farsi "sorprendere" in un hotel a cinque stelle, con carte di credito e contanti sufficienti a garantire un lungo soggiorno. Come spiega una fonte inquirente italiana, la legge libanese prevede infatti che, qualora i tempi dell'estradizione si allunghino, l'imputato possa ottenere un obbligo di dimora nell'ultimo domicilio conosciuto in Libano. Il Phoenicia, appunto.

 

Marcello DellUtri con gli avvocati Giuseppe Di Peri e Massimo Krogh marco e marcello dell'utri.MARCELLO DELL'UTRIMARCELLO DELL UTRI CON L AVVOCATO GIUSEPPE DI PERI DELL UTRI DELLUTRI CON L AVVOCATO MASSIMO KROGH trova dell utri alberto dell utri e la moglie mariapia la malfaMARCELLO DELL'UTRIDell Utri in Aula - Depone Spatuzza - Da Repubblica 7Dell Utri in Aula - Depone Spatuzza - Da Repubblica 4

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